Ospedale San Bassiano: reparto di Pneumologia intitolato a Francesco Canova 

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Francesco Canova

Il reparto di Pneumologia dell’Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa è stato intitolato alla memoria di Francesco Canova, medico, docente universitario, scrittore e intellettuale cattolico che per 26 anni l’ha diretto in qualità di primario (dal 1952 al 1978).

Francesco Canova nasce a Schio (VI) il 21 marzo 1908. Nonostante le difficoltà economiche della famiglia, riesce a iscriversi nel 1927 alla facoltà di Medicina dell’Università di Padova. Durante gli studi aderisce alla FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). «Allora – ricorderà Canova – portare il distintivo della FUCI significava esporci di continuo ad ingiurie, sarcasmi, non raramente anche alla violenza». Si laurea a pieni voti nel 1933, senza lode, quasi certamente per ragioni politiche. Forte della sua preparazione riceve diverse proposte professionali, vincolate all’adesione al fascismo. Matura tuttavia in lui una scelta clamorosa dettata non solo dal rifiuto del regime ma anche da una forte spinta interiore dove centrale è il richiamo evangelico a soccorrere il prossimo. Nel 1935 infatti parte per la Giordania: sarà medico nell’ospedale missionario di El-Kerak dove lo raggiungerà la moglie, Reginetta Dal Zio, sposata nel 1936. Nel giugno del 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, Canova viene internato dalle autorità britanniche in Palestina. Durante la prigionia è incaricato dell’assistenza medica ai prigionieri italiani e stranieri detenuti nella regione. La prigionia termina nel marzo del 1944. Non potendo rientrare in Italia né riprendere l’attività nell’ospedale di El-Kerak, sequestrato dagli inglesi, Canova esercita la libera professione a Gerusalemme. 

Nel 1947 rientra definitivamente in Italia con l’idea di realizzare un’università che si occupasse di formare studenti di Medicina, italiani e stranieri, da inviare poi come medici negli ospedali missionari. L’iniziativa sulle prime non decolla: le risorse, nell’Italia del dopoguerra, sono limitate e non tutti gli ambienti ecclesiastici sono concordi con la sua idea. Ma Canova non demorde e nel dicembre del 1950, con l’appoggio del vescovo di Padova Girolamo Bortignon, fonda il Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari, il Cuamm, che inizia ad ospitare e formare studenti italiani e stranieri e ad inviare negli ospedali missionari i primi medici. Medici con l’Africa Cuamm è stata la prima ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e ancora oggi è la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane.

Nel 1952 si traferisce professionalmente all’ospedale di Bassano del Grappa, dove assume l’incarico di Primario di Pneumologia, che manterrà per 26 anni, fino al 1978.

«Il prof. Canova è stato un medico che ha segnato la storia dell’ospedale di Bassano, distinguendosi per la sua competenza professionale e per la sua grande umanità – commenta il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza -. Ci è dunque sembrato doveroso onorare la sua memoria e mantenere vivo il ricordo dei suoi tanti anni al servizio del nostro ospedale e di tutta la comunità. Allo stesso tempo sappiamo che il suo lascito è stato ben più ampio: è stato un pioniere anche nell’impegno umanitario internazionale e per questo la sua figura è ancora oggi un modello di ispirazione per i giovani medici».

A questo riguardo, parallelamente all’impegno come primario di Pneumologia al San Bassiano, il prof. Canova negli anni ha continuato a seguire il Cuamm, in particolare curando la corrispondenza con i medici e il personale inviato in Africa, rimanendo presente nella vita dell’organismo da lui fondato sino alla scomparsa, avvenuta a Padova il 25 luglio 1998.

In occasione dell’intitolazione del reparto di Pneumologia in ricordo del prof. Canova, nell’atrio del San Bassiano è stata allestita anche una suggestiva mostra fotografica, dal titolo “Sguardi Capovolti. Il potere dell’incontro rovescia il punto di vista”. L’esposizione è composta da 54 pannelli che riproducono 39 fotografie dell’Archivio Storico di Medici con l’Africa Cuamm, 14 cartelli-citazione con frasi tratte dalla corrispondenza degli operatori del Cuamm e da altra documentazione d’archivio a partire dagli anni ’50 fino ai giorni nostri. In questo modo, attraverso brevi testi e immagini d’epoca la mostra testimonia l’impegno umanitario degli operatori sanitari del Cuamm nelle regioni a sud del Sahara, raccontando il loro impegno come medici ma anche la straordinaria storia di arricchimento umano rappresentata dal contatto con le popolazioni locali.