La Federazione Migep, Stati Generali della professione Oss, in qualità di rappresentanti della categoria, ha scritto una lettera scritto alla Regione Veneto per puntualizzare la propria posizione in merito a quanto deliberato dalla Giunta Regionale riguardo il reclutamento degli Oss, per sopperire alla grave carenza di personale in 351 strutture Rsa.
“Necessitano 3.500 operatori socio sanitari e di 2.000 infermieri su 32.510 posti letto, sarebbe opportuno andare a ricercare le problematiche a monte, che a nostro avviso non risiedono nel recupero degli Oss bocciati dai corsi, bensì nel modus operandi che riguarda il lavoro stesso”, scrive in un comunicato il Migep che prosegue:
“Per questo serve un percorso, che passi attraverso linee nazionali serie e valutabili in una vera evoluzione per l’oss. Chiediamo una riflessione rigorosa e rispettosa delle esigenze bisognose di assistenza verso il cittadino fragile. Chiediamo all’Opi della Regione Veneto di riflettere sull’impatto della delibera che avrà sulla professione infermieristica a livello negativo. Bisogna riorganizzare il settore partendo dalle condizioni di lavoro dei dipendenti e dallo stipendio.
La lettera inviata alla Regione
All’Assessore Manuela Lanzarin
All’Assessore Elena Donazzan
Alla V Commissione Politiche socio sanitarie
Egregi; in qualità di rappresentanti della categoria OSS, vorremmo puntualizzare che in merito a quanto deliberato dalla Giunta Regionale Veneto riguardo il reclutamento degli oss per sopperire alla grave carenza di personale in 351 strutture Rsa, dove necessitano di 3.500 operatori socio sanitari e di 2.000 infermieri su 32.510 posti letto, sarebbe opportuno andare a ricercare le problematiche a monte, che a nostro avviso non risiedono nel recupero degli Oss bocciati dai corsi, bensì nel modus operandi che riguarda il lavoro stesso.
Le stesse condizioni lavorative di molte RSA non sono sicuramente un incentivo per lavorare, attrarre nuova forza lavoro e neppure per permettere contratti di lunga durata. Di non minore importanza risultano essere le tipologie contrattuali che vengono somministrate agli stessi.
Molti assunti come assistenti di base per poi nel concreto operare come oss. Per non parlare del mondo oscuro che riguarda la formazione, diversa finanche da istituto a istituto, enti che risultano non accreditati, costi insostenibili, condizioni di lavoro non adeguate alle norme, pochi diritti, turni massacranti, banca ore sempre in negativo, ma soprattutto gli stipendi bassi. Queste ed altre le motivazioni che sono la causa di mancanza di personale o che sono la causa delle fughe di massa, non sicuramente una banale contingenza di oss bocciati.
E per queste ragioni che noi di Stati Generali OSS Migep abbiamo proposto la riorganizzazione nazionale della formazione dell’oss in Assistente Socio Sanitario e l’evoluzione della figura in Assistente per la Salute. Una figura che non va a sostituire l’infermiere è neanche essere il suo tappabuchi, bensì una valida figura professionale in grado di affiancare con adeguate capacità e competenze lo stesso.
Una figura che sia la vera evoluzione dell’operatore socio sanitario come professionista e non come manovalanza o schiavo del sistema che continua ad aumentare i costi di gestione legati alla pandemia e alla concorrenza di altre strutture rsa, dove il datore di lavoro abbate i costi attraverso l’applicazione dei contratti non conformi. Non può meravigliare se nessuno vuole più lavorare nelle RSA.
E con la stessa vemenza siamo in disaccordo con la scelta effettuata dalla Giunta Regionale Regione Veneto che richiama 3.500 OSS bocciati all’esame con un corso di recupero, come il progetto della figura oss fc (Super Oss) dove non viene valorizzata la professione, non viene data una giusta preparazione, l’esperimento è fallito. Non siamo al supermercato della Sanità.
Recuperare gli studenti oss non idonei con ammissione all’esame dopo 24 mesi dalla bocciatura, quale sarà il risultato di questa nuova iniziativa? Questo a nostro avviso è mettere a rischio la salute dei cittadini fragili e siamo a dir poco perplessi, andrebbe fatta una riflessione sulla responsabilità di chi vuole inserire nel mondo lavorativo personale bocciato dove manca preparazione e competenza, dove viene a mancare la volontà e la giusta motivazione a lavorare nei campi assistenziali (anziani, disabili ecc). Quale altra iniziativa fantasiosa dovremmo aspettarci in futuro dalla Regione Veneto? Grazie a queste “scellerate” proposte la figura dell’oss andrà incontro ad una involuzione piuttosto che una evoluzione.
Per questo serve un percorso, che passi attraverso linee nazionali serie e valutabili in una vera evoluzione per l’oss. Chiediamo una riflessione rigorosa e rispettosa delle esigenze bisognose di assistenza verso il cittadino fragile. Chiediamo all’Opi della Regione Veneto di riflettere sull’impatto della delibera che avrà sulla professione infermieristica a livello negativo. Bisogna riorganizzare il settore partendo dalle condizioni di lavoro dei dipendenti e dallo stipendio.