Il candidato di centro sinistra Otello Dalla Rosa si dichiara orgoglioso per la sua storia e le sue competenze (nella foto con Riccardo Ferretto dell’omonimo gruppo), infatti è un dirigente d’azienda, perché è convinto che queste sue indubbie qualità lo rendano capace di servire la città da sindaco. Dimentica alcune cose di non poca importanza. Che il comune non è una azienda ma una istituzione pubblica che ha il dovere di procedere esclusivamente per il bene della cittadinanza amministrata, cercando di conciliare la minor spesa, che grava sui cittadini, con il miglior risultato a favore dei cittadini.
L’esperienza di un dirigente d’azienda è tutta, giustamente, posta su un piano diverso. Il suo dovere è quello di far guadagnare più che può i suoi azionisti. Sono finalità del tutto diverse. Spesso in contrasto. I 310 milioni di cui parla Dalla Rosa su progetti finanziati dallo Stato non li gestisce per la maggior parte il comune di Vicenza, ma lo Stato, tramite i suoi delegati, aziende o enti, e il comune non ha gran voce in capitolo.
L’aveva all’inizio della progettazione della Tav Tac ma la precedente amministrazione di Achille Variati, alla quale fa riferimento politico Dalla Rosa ha condotto malissimo la trattativa e a danno della cittadinanza. Basta parlare con gli espropriandi, abbandonati a se stessi, per rendersene conto.
Dice ancora il candidato di centro sinistra che “Il voto del 10 giugno è anche una scelta tra due alternative: riportare Vicenza indietro di dieci anni, oppure fare un passo avanti per raggiungere nuovi obiettivi, verso una città che investe sulla sicurezza“. Dichiarazione condivisibile ma rovesciando il fronte. Votare per la continuità rispetto alla giunta Variati è proprio portare indietro di decenni la nostra città. Una città che ha visto ridursi la propria identità culturale, la propria forza economica (ricordiamoci, ad esempio, del tesoretto dell’autostrada svanito per buona parte nelle buche delle vie vicentine e della Fiera di Vicenza svanita in quella di Rimini) e la propria capacità alla solidarietà. Una città che ha sofferto dieci anni di insicurezza sia nelle persone che nelle cose. Insicurezza ovunque, costantemente e pesantemente penalizzata nella vita quotidiana.
La giunta Variati non è risuscita nemmeno a farci tornare a vivere tranquillamente il maggior parco cittadini, Campo Marzo, vietato a tutti noi e costantemente occupato da spacciatori, ma nemmeno i parchi minori sono luoghi frequentabili dalle famigliole e dagli anziani. Eppure il candidato del centro sinistra insiste a portare avanti anche la grande “polpetta avvelenata” rappresentata dal Parco della Pace“, che da straordinaria opportunità, se gestito con buon senso, diventerà, oltre che un peso economico non indifferente, anche un luogo difficilmente controllabile per essere messo in sicurezza per i normali visitatori.
Prosegue il candidato parlando della Bertoliana, una delle istituzioni più antiche e importanti della città, in questi ultimi anni abbandonata a se stessa, riempita solo di promesse non mantenute, addirittura ripescando il famoso Fondo Immobiliare, fortunatamente respinto anche dalla maggioranza, sul filo del rasoio, all’ultimo momento. Una soluzione dai costi altissimi e da un assai incerto futuro. Ora questa viene riproposta dal candidato di centro sinistra per collocare gli uffici nella ex Camera di Commercio, che non è di proprietà del comune di Vicenza e che quindi avrà dei costi non indifferenti per ottenerla, oltre quelli per adeguarla alla nuova funzione. Che senso ha spostare gli Uffici Comunali da dove sono, proprietà del comune, per portarli, con costi notevoli, in un luogo ancor più sacrificato?
E’ accaduto spesso che i candidati alla poltrona di sindaco, a Vicenza come altrove, si lascino prendere la mano dalle promesse e dalle personali fantasie. Ma questa città, che abbisogna di un autentico cambiamento di rotta rispetto ai dieci anni appena trascorsi, ha sopratutto necessità di recuperare il senso della sicurezza quotidiana e della tranquillità d’animo, di potersi riappropriare delle sue strade, delle sue piazze, dei suoi parchi e giardini. Di tornare ad aver fiducia, insomma, nella istituzione comunale.