Otto mesi a Coviello per indagini su Roi, Zonin e Zigliotto. Direttore VicenzaPiu: per opporci dovremo continuare a fare inchieste

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Carcere, Attacco alla libertà di stampa: a Giovanni Coviello 8 mesi di... bavaglio
Attacco alla libertà di stampa: a Giovanni Coviello 8 mesi di... bavaglio

Oggi si è svolta l’udienza con rito abbreviato chiesto da Giovanni Coviello, direttore di VicenzaPiu.com, nel processo intentatogli da Gianni Zonin e Giuseppe Zigliotto per due suoi articoli  del 2017 in cui si riportavano virgolettate le risultanze dei primi esami della Guardia di Finanza di Vicenza, che, nell’ambito dell’inchiesta sul crac della Banca Popolare di Vicenza, ipotizzavano che i due querelanti avessero fatti propri in maniera dubbia beni di valore della Fondazione Roi: quadri e avori l’ex presidente della BPVi e contemporaneamente della Fondazione, monete d’oro Ziggiotto.

Giudice Matteo Mantovani autore della sentenza su Coviello
Giudice Matteo Mantovani autore della sentenza su Coviello

A fronte della richiesta del Pm Giovanni Parolin della comminazione di una multa di 2.000 euro (in linea in sostanza con i due decreti penali per un totale di 1.500 euro opposti), delle richieste di condanna di Coviello con aggiunta di danni quantizzati in 100.000 euro per Zonin dall’avvocato Enrico Ambrosetti e in 15.000 euro per Zigliotto dall’avvocato Giulio Manfredini, della richiesta di assoluzione piena da parte del legale di Coviello, Marco Ellero, per aver esercitato il puro è doveroso diritto di cronaca in corso di indagini, il giudice Matteo Mantovani ha condannato il direttore di VicenzaPiu.com a 8 mesi di reclusione più danni liquidabili in 2.500 euro per ogni querelante oltre alle spese legali.

Roi. La Fondazione demolita
Roi. La Fondazione demolita

Giovanni Coviello, che in 11 anni di giornalismo fatto essenzialmente di inchieste spesso, se non sempre dimostratesi, nel tempo, utili quando non indispensabili alla società civile (tra cui il libro “Roi. La Fondazione demolita” che tratta di altre “ferite”da questa subite a causa delle gestione Zonin, ndr), per queste denunce mediatiche non ha mai subito sanzioni deontologiche dall’Ordine dei Giornalisti, commentando a caldo la sentenza si è limitato ad evidenziare, oltre a quello che reputa un “grave vulnus inflitto oggi al diritto di cronaca esercitato dalla stampa indipendente”, la doppia sproporzione tra le richieste del pm e le decisioni del giudice e tra l’entità elevata della pena e la quantizzazione ridotta del danno.

In attesa di leggere le motivazioni del giudice Mantovani Giovanni Coviello ha già dato mandato al suo legale per opporsi alla sentenza di primo grado e valuterà altre azioni a tutela sua e, più in generale, dei diritti della stampa indipendente in base ad alcune dichiarazioni testimoniali rilasciate in udienza, sotto giuramento, da Zonin.
Coviello sempre sotto attacco da parte di Zonin (nella foto con avv. Enrico Ambrosetti)
Coviello sempre sotto attacco da parte di Zonin (nella foto con avv. Enrico Ambrosetti)

ll direttore di VicenzaPiu.com ha, infine, aggiunto: “vorrei rivolgere un grazie ai nostri lettori, oltre 170.000 utenti unici continuamente in crescita, che continuano a considerarci una fonte seria e attendibile anche al di là delle frasi cinicamente insinuanti dell’avv. Ambrosetti e quelle offensive, soprattutto per chi ci legge da 13 anni, pronunciate oggi da Gianni Zonin che più volte, senza essere ripreso, ha classificato la nostra testata come facente parte di ‘certa stampa’ e ha definito i nostri articoli, diciamo, irrispettosi.  

Chi si sentisse non rispettato da noi come l’ex presidente della BPVi e della Fondazione Roi sa, infatti, da sempre che può liberamente leggere i mezzi di un’altra stampa che lo rispetta”
Coviello, amareggiato ma non per questo remissivo, rivolgendosi a quest’altra stampa, che  magari non darà neanche conto di questa condanna come non diede notizia della rinuncia alla causa milionaria precedente intentataci sempre dall’allora presidente della Roi, Zonin, conclude così: “Noi, per pagarci i costi dell’opposizione alla condanna dovremo continuare a fare inchieste e a pubblicarle senza alcun altro rispetto se non quello verso il diritto dei lettori di venire informati su base documentale da chi non si inchina ad alcuna pressione”.