P. Lombardi: «Sette anni all’insegna di sinodalità e prossimità»

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“Sinodalità”. Padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, sceglie questa parola per tracciare un bilancio dei primi sette anni di pontificato di Francesco. Il riferimento per l’anno appena trascorso è al Sinodo per l’Amazzonia, quello relativo all’agenda futura è il Sinodo convocato da Bergoglio su questo tema per il 2022. Ma la “sinodalità” è una delle caratteristiche più pregnanti della “Chiesa in uscita” di Francesco – spiega Lombardi al Sir – oltre che uno stile di vita: “Il suo pontificato è un esempio di nuova evangelizzazione all’insegna della prossimità e della misericordia, della vicinanza alla gente, alle cui attese risponde con il suo linguaggio e le sue azioni”.

Il settimo anniversario di pontificato di Francesco è segnato da un evento, come l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, eccezionale e imprevedibile per vastità di diffusione e durata. Ha già cambiato la scansione delle attività papali, con le dirette in streaming dell’Angelus, delle messe a Santa Marta e delle udienze del mercoledì. Qual è il significato di tutto questo?
«È il segno del fatto che la Chiesa, in modo maturo e responsabile, partecipa con la sua vicinanza alla società in cui è inserita e rispetta le indicazioni per il bene comune che sono state date anche dalle autorità competenti.
Da un lato, è un segno di solidarietà, di collaborazione e di rispetto, dall’altro è una forma di grande partecipazione alla situazione difficile che stiamo vivendo, all’insegna della preoccupazione e del sostegno a ciò che la gente vive e alle conseguenze che l’emergenza sanitaria in atto sta avendo sulla sua vita, sui comportamenti, sulle attività educative ed economiche.
Una testimonianza, in sintesi, della partecipazione e della solidarietà che la situazione, non solo nazionale ma mondiale, impone come doverose».

Il summit del febbraio scorso sulla pedofilia è un evento che ha caratterizzato l’anno appena trascorso, e che continua ad avere significativi sviluppi, come dimostra la  “task force” istituita di recente a sostegno delle attività di contrasto a questa piaga portate avanti dai vescovi di tutto il mondo. Che portata ha l’attenzione di Francesco a questo tema?
«Quella della pedofilia è una problematica di cui ci si sta occupando ormai da molto tempo nel cammino della Chiesa, in modo reale ma che ancora non si è così manifestato a livello universale. L’attenzione a questa piaga è cominciata negli ultimi decenni del secolo scorso ed è diventata molto evidente all’inizio di questo secolo, dunque non si può dire che sia stata una novità assoluta di questo pontificato. Ogni papa, come già Benedetto XVI e anche Francesco, affronta questa crisi e si trova davanti a situazioni che riguardano la Chiesa in modo specifico, ma anche la società più ampia. Da parte sua, la Chiesa affronta questa situazione con molta responsabilità, cercando vie adatte e trovando misure e soluzioni che la coinvolgano in modo sempre più ampio.
La caratteristica del pontificato di Francesco è l’aver coinvolto tutta la Chiesa a livello universale, come ha dimostrato l’incontro del febbraio scorso sulla pedofilia, che ha radunato in Vaticano i rappresentanti di tutte le Chiese.
Una tappa molto importante sono state anche le Norme approvate da Papa Francesco in materia, soprattutto la Vos estis lux mundi, che contiene indicazioni molto chiare per tutte le diocesi. Un segno di solidarietà e collegialità, a livello universale, della Chiesa nel promuovere non solo la consapevolezza, ma anche una responsabilità decisa nell’agire».

E proprio la “sinodalità” è stata la parola chiave di un altro appuntamento ecclesiale di questo ultimo anno di pontificato – il Sinodo sull’Amazzonia – e sarà il tema del prossimo Sinodo dei vescovi convocato dal Santo Padre nel 2022. ..
«Il tema della sinodalità, e il modo di viverla anche in forme più partecipate ed esplicite non solo all’interno dell’episcopato ma anche nella Chiesa nel suo insieme, è una delle caratteristiche di questo pontificato. Non mi stupisce che il Santo Padre abbia posto esplicitamente questo tema per una riflessione ulteriore all’interno del prossimo Sinodo dei vescovi. Si tratta di un aspetto su cui questo pontificato ha dato un contributo importante ed efficace, il linea coerente con il Vaticano II ma andando al di là di esso per coinvolgere tutta la comunità cristiana in un dinamismo missionario e corresponsabile, in nome del dovere universale di annunciare il Vangelo agli uomini del nostro tempo».

Il 2020 sarà l’anno della pubblicazione di “Praedicate evangelium”, il documento di riforma della Curia Romana?
«Non sono in grado di fare previsioni o dare valutazioni.
Certamente il tema della riforma è presente fin dagli inizi del pontificato e si è dimostrato un tema complesso,
all’interno del quale Francesco ha cominciato a far corrispondere la sua visione di “Chiesa in uscita” e il servizio svolto da Roma dal Papa e dai suoi collaboratori. Si tratta di un cammino lungo, che si è presentato così fin dall’inizio. Sono stati fatti passi in avanti, nell’ambito di realizzazioni parziali. Vediamo ora come procederà il cammino».