Nel giorno in cui si ricorda nello Stadio Menti il primo anniversario della scomparsa di Paolo Rossi, ci si aspetterebbe una partita indimenticabile dei biancorossi che ne sono, in qualche modo, eredi. Nemmeno un’occasione come questa, invece, fa da booster e i pochi spettatori presenti sulle gradinate a dispetto del freddo e i telespettatori, sicuramente più numerosi, della telecronaca trasmessa da Sky sono testimoni della quattordicesima sconfitta della squadra allenata da Cristian Brocchi. (primo lancio alle 14.40, aggiornamento alle 17.45, ndr)
A due giornate dal termine dell’Andata il Lane è ultimo solitario della B con statistiche impressionanti: sette punti, penultimo nelle graduatorie sia dei gol fatti che di quelli subiti, nessuna vittoria in casa, sette partite senza segnare, nove punti di distacco dal diciassettesimo posto (che dà accesso ai play out) e tredici dal quindicesimo (salvezza diretta).
I numeri dicono che, per assicurarsi il mantenimento della categoria evitando lo spareggio, i biancorossi dovrebbero ottenere più o meno trentotto punti in una ventina di partite e cioè tenere una media di quasi due punti a gara. La matematica tiene viva questa possibilità ma sembra irrealistico il realizzarsi di un tal cambio di rendimento e del suo mantenimento fino alla fine del campionato.
Realisticamente, invece, l’unica e ultima ancora di salvezza alla portata è un piazzamento nei due posti che danno accesso ai play out, sempre che fra quint’ultima e quart’ultima non ci siano più di quattro punti di distacco, nel qual caso retrocede direttamente anche la diciassettesima della classifica finale. Così è successo l’anno scorso: Ascoli salvo e Cosenza in Lega Pro per essere poi ripescato.
Nel campionato 2019-2020 Perugia e Pescara si sono qualificate allo spareggio-salvezza entrambe con 45 punti, in quello precedente a Venezia e Salernitana ne sono bastati 38 (ma le squadre erano diciannove), nel 2017-18 Ascoli e Entella ci sono arrivate con 46 e 44 (girone di ventidue squadre). La quota play out cambia (e non poco) da campionato a campionato e, comunque, è possibile che per la qualificazione serva un punteggio alto come quello al momento prevedibile per la salvezza diretta.
Ci si aspettava, dicevamo, che contro il Como l’esempio e il ricordo di Pablito fossero un additivo per i giocatori in maglia biancorossa o che, funzionando solo fino a un certo punto questo risvolto di calcio romantico, quanto meno pesasse sulla bilancia la consapevolezza che si trattava di una vera e propria finale, com’era stata definita dalla stessa società.
Il riscontro che ha dato il campo, invece, è stato la solita prestazione paradigmatica del Vicenza recente: dignitoso, impostato, compatto ma penalizzato dai noti limiti, evidenti in tutti i reparti. I deficit sono sia individuali che di modulo e, ultimamente, sono accentuati dal gran numero di biancorossi titolari infortunati. Nelle ultime due partite, poi, si è anche avvertito distintamente che alcuni giocatori sono l’ombra di quelli che erano nello scorso campionato: Dalmonte, ad esempio, o Meggiorini o lo stesso Giacomelli. Per non parlare di Proia che, nel Cittadella, era stato uno dei migliori centrocampisti offensivi della B, e di Diaw, bomber incontenibile sia con i vicini padovani che nel mezzo campionato a Pordenone.
Il Vicenza di Brocchi, rispetto a quello di Di Carlo, ha identità tattica e agonismo ma non è cresciuto in qualità. L’ex-allenatore del Monza ha cominciato a lavorare nel Lane il 22 settembre, quasi tre mesi fa, e ha avuto dodici partite a disposizione. Un periodo piuttosto lungo che non ha dato i risultati che la società si aspettava da lui: se è giusto riconoscergli di aver fornito un po’ di personalità alla squadra (ma non ci voleva molto perché quella allenata dal suo predecessore era talmente scombinata e impreparata), è inevitabile prendere atto che non è riuscito a risolvere i problemi di una difesa tutt’altro che impermeabile e di un attacco che non segna, che non ha tirato fuori la qualità dai giocatori che avrebbero dovuto fare la differenza, che non ha ancora trovato il modulo giusto almeno per porre uno stop le sconfitte. E quest’ultimo sarebbe l’obbiettivo minimo a cui puntare, ma che non basta comunque per centrare la salvezza, che può essere conquistata ormai solo a suon di vittorie.
La società, in questo momento difficile, si è un po’ eclissata. Padre e figlio Rosso, dopo dichiarazioni inopportune e sgradite ai tifosi, hanno preferito assumere un ruolo più defilato e anonimo, quando invece servirebbe – anche pubblicamente – una proprietà più presente e incisiva. Il nuovo ds Balzaretti ha tentato all’inizio di trasmettere entusiasmo ai giocatori ma, a fronte delle prove dei biancorossi, è stato costretto a cambiare tattica e a moderare gli atti di fiducia. Nei prossimi giorni vedremo se è dirigente di valore perché lo attende la mission impossible di acquistare, nella finestra di gennaio del calciomercato, parecchi giocatori di qualità, motivati, già in condizione e – meglio – poco costosi. Se ce la farà, meriterà un premio Nobel.