Nella mia esperienza come imprenditrice, ho sempre visto la pace nel mondo non solo come un sogno idealistico, ma come una necessità tangibile per il benessere sociale ed economico. La stabilità internazionale è senza ombra di dubbio una realtà quotidiana che influenza ogni decisione presa dall’imprenditore. Quando guardo ai conflitti che apparentemente sembrano “distanti”, come quelli in Ucraina ed in Medio Oriente, vedo chiaramente le ripercussioni che questi eventi hanno sulle nostre esistenze e sulle attività produttive. È sotto gli occhi di tutti come le tensioni geopolitiche e i conflitti armati incidano sui mercati globali, sulle catene di approvvigionamento e sull’accesso alle risorse.
Un esempio concreto riguarda le difficoltà che la mia azienda, la uso come “campione” di chi da Vicenza guarda al mondo e dal mondo dipende, ha dovuto affrontare a causa delle interruzioni nelle forniture di materie prime. Ma potrei citarne altri: come noi molti colleghi, di Vicenza, del Veneto e di tutta l’Italia.
Le aziende cercano sicurezza: in un contesto geopolitico di pace, i governi possono dedicare risorse significative alla formazione e all’istruzione, creando una forza lavoro qualificata che diventa il motore dell’innovazione e della competitività industriale, ricetta per dare carburante al motore di rilancio del Paese.
Senza le barriere imposte dai conflitti, le persone possono sviluppare le loro idee e contribuire attivamente all’economia locale; il benessere delle famiglie migliora, la coesione sociale è favorita e si riducono le disuguaglianze, permettendo a tutti di avere successo
Credo fermamente che le aziende abbiano (e debbano avere sempre di più) un ruolo cruciale nel promuovere e sostenere la pace mondiale. Come? Ad esempio implementando pratiche commerciali etiche, sostenibili e inclusive, contribuendo a creare condizioni di stabilità economica e sociale. Oppure attraverso la decisione di adottare politiche di responsabilità sociale d’impresa (CSR) – che promuovono il benessere dei dipendenti. Tutto questo rappresenta un volano per contribuire a sviluppare la sostenibilità ambientale e le comunità locali, con un conseguente impatto positivo sull’intera società/collettivitá.
Sono convinta che il mondo della produzione di beni e servizi – imprenditori, artigiani, professionisti – debba adottare con decisione politiche di inclusione delle diversità che valorizzino le differenze culturali e promuovano l’uguaglianza di opportunità, creando un ambiente di lavoro più equo e armonioso.
Serve più decisione e coraggio da parte della politica per piani seri che, ad esempio attraverso un percorso di parità di genere, creino una società attenta e sensibile alle tematiche della giustizia, della legalità e della pace sociale.
Secondo le parole del Papa quella dell’imprenditore è “una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti sviluppando capacità economiche e tecnologiche per “la creazione di opportunità di lavoro diversificate al servizio del bene comune e collaborando al superamento della miseria”.
Investire nella pace significa pertanto investire nel futuro del nostro territorio e delle giovani e giovanissime generazioni, significa investire sulle donne e sul potenziale inespresso che queste ultime hanno. Solo attraverso la pace possiamo costruire un mondo più prospero e giusto, dove le imprese possono crescere, le industrie possono innovare e le comunità possono vivere in armonia e sicurezza.
Auspico che l’imprenditoria, le professioni, le istituzioni e la politica lavorino congiuntamente per creare un ecosistema che favorisca la pace nel mondo, attraverso azioni concrete e concertate. È fondamentale che le imprese integrino nei loro modelli di business principi di equità e sostenibilità e che le politiche governative sostengano attivamente tali iniziative con incentivi e normative appropriate. Solo così potremo affrontare efficacemente le sfide globali e costruire una società in cui la pace non sia solo un’aspirazione, ma una realtà quotidiana e duratura.