Padoan: “parole vergognose”. Quelle di Repubblica sul fondo di ristoro che “rimpingua” soci di BPVi e Veneto Banca? No, quelle di Di Maio contro privilegi banche!

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Sembra di vivere in un paese di folli, nel migliore dei casi, o di cinici, in quello intermedio, o, nel caso peggiore, di… decidetelo voi. Pier Carlo Padoan definisce “Parole vergognose” quelle di Luigi Di Maio accusato di voler stoppare “i privilegi delle banche” perché vuol ridurre all’86% la deducibilità degli interessi passivi (370 milioni di gettito) e reintrodurre il vecchio regime di solo parziale deduzione delle rettifiche sui crediti (5 miliardi in tre anni). Ma nulla dice oggi di Repubblica che ha ospitato gli anatemi suoi, di Carlo Messina, ad di Intesa Sanpaolo, del presidente dell’Abi Antonio Patuelli e addirittura dei sindacati dei bancari e che stigmatizza l’annuncio di Di Maio e «la creazione del “Fondo di ristoro dei risparmiatori truffati” da 1,5 miliardi – finanziato con i conti correnti dormienti prescritti – per rimpinguare obbligazionisti e azionisti…». 

Per la Repubblica, quindi, dare (restituire) solo «fino al 30% dell’importo liquidato nelle sentenze del giudice o nelle pronunce dell’arbitro, e per massimi 100mila euro…» a decine di migliaia dei 300.000 e passa azionisti e obbligazionisti di Banca Popolare di Vicenza, di Veneto Banca e delle quattro banche risolte che, comma 1106 della legge 205 del 27 dicembre 2017, «hanno subito un danno ingiusto… in ragione della violazione degli obblighi di –informazione, – diligenza, – correttezza e trasparenza» significa «rimpinguarli» dopo che le loro azioni sono state azzerate.

Ma Padoan, Messina, Patuelli e i sindacalisti dei dipendenti delle banche, che, almeno nei casi veneti e delle 4 banche risolte, non sono di certo stati esenti da responsabilità nel convincere i risparmiatori ad affidare a loro i loro soldi, non definiscono di certo oggi come «vergognoso» che la Repubblica abbia scritto che il fondo nascerebbe per «rimpinguare» con un ristoro, per ora solo promesso, parziale e, comunque, tardivo, decine di migliaia di risparmiatori azzerati.

Per giunta grazie anche ai carenti, se non mancati controlli, delle gestioni di banche aderenti all’Abi ora guidata da Patuelli da parte di organi come Consob e Bankitalia che afferiscono al Mef, fino a pochi mesi fa indirizzato, dopo i suoi predecessori di centro destra e di centrosinistra, dal ministro Padoan che, poi, ha «consegnato» alle capienti mani di Messina e di Intesa Sanpaolo le parti buone delle due ex Popolari venete più una manciata di miliardi cash, il tutto al prezzo di un euro.

Vergognoso, questo sì! 

Come è vergognoso che nessuno scriva, o contesti, neanche gli espertissimi colleghi di Repubblica, che l’erogazione “rimpinguante” è fuori dal calcolo del deficit, perché parte di un fondo esistente, fisicamente disponibile oltre che in continua crescita presso il Mef e già “spesato” per le vittime di reati finanziari come da legge 266 del 23 dicembre 2005 a cui fa riferimento la 205 e l’impegno sottoscritto da Matteo Salvini e Luigi Di Maio nel contratto di governo

E se per ora è preoccupante, nonostante gli eccessivi entusiasmi post annunci, che il governo del cambiamento stia ignorando questo fatto non emanando ancora le disposizioni per “rimpinguare” i sodomizzati dalle sei banche senza attendere l’esito delle trattative con l’Europa per il rapporto deficit Pil della Nota di aggiornamento al Def, in un prossimo futuro non vorremmo scrivere che sarà vergognoso non aver rispettato gli impegni verso povera gente presa in giro, prima, dai signoroni di cui sopra e/o da chi rappresentano e, poi, beffati, Dio non voglia, anche dagli attuali governati. 

 

 

Ecco l’articolo 

Di Maio “Banche basta privilegi” Padoan: “Parole vergognose”

di Andrea Greco, da la Repubblica,

L’asse Lega-M5s torna a puntare le banche e a corteggiare i risparmiatori che hanno perso soldi nei crac degli anni 2015- 2017. La prossima legge di spesa prepara due misure di prelievo sul settore per aumentare di 5 miliardi il gettito pubblico, e d’altro canto la creazione del “Fondo di ristoro dei risparmiatori truffati” da 1,5 miliardi – finanziato con i conti correnti dormienti prescritti – per rimpinguare obbligazionisti e azionisti, dall’aprile 2019, con « fino al 30% dell’importo liquidato nelle sentenze del giudice o nelle pronunce dell’arbitro», e per massimi 100mila euro, come emerso ieri dopo un incontro dei sottosegretari all’economia di Lega e M5s con i consumatori.
Il contesto lo ha dato, su Facebook, il vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio: « Togliere qualche privilegio ai banchieri per restituire qualche diritto ai cittadini è sacrosanto e tutti ne beneficeranno. Se dai privilegi ai banchieri dipendesse il buon andamento dell’economia, con tutti i regali miliardari che gli hanno fatto i governi di prima oggi saremmo il Paese del Bengodi. Non è così quindi si cambia » . L’ex ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan ha bollato il post come « assolutamente vergognoso, menzogna più che demagogia » . L’ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina su La Stampa ha invitato Di Maio «a non generalizzare, ci sono stati episodi gravissimi e scandalosi, ma non si può mettere tutti sullo stesso piano, come dire che i politici son tutti uguali», e il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha detto: «Alzare la pressione fiscale non peserebbe solo sul settore ma indebolirebbe la ripresa, con effetti su tutta la catena produttiva, il risparmio e le Pmi » . Anche i sindacati bancari hanno criticato Di Maio, che poi ha in parte rettificato.
Restano le misure in cantiere: la prima ridurre all’86% la deducibilità degli interessi passivi (che per istituti sono un costo), con un gettito stimato sui 370 milioni; la seconda per reintrodurre il vecchio regime di solo parziale deduzione delle rettifiche sui crediti, con relativa limatura sui patrimoni bancari e un gettito statale stimato in 5 miliardi nel triennio.