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Non lontano dalla nostra Vicenza, si trova una delle più note basiliche d’Italia: si tratta della Basilica di Sant’Antonio a Padova. Al suo interno sono custodite preziose opere d’arte e reliquie, come ad esempio la cavità orale e la lingua di S. Antonio. Qui si trovano anche alcune reliquie di San Leopoldo Mandic. Conosciuta a livello mondiale come Basilica del Santo, o più semplicemente come il Santo, è una delle più grandi chiese del mondo ed è visitata annualmente da oltre 6,5 milioni di pellegrini, che ne fanno uno dei santuari più venerati del mondo cristiano. Non è comunque la cattedrale della città, titolo che spetta al duomo.
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L’esterno
La facciata è a capanna romanica, è alta 28 metri e colpisce subito per la sua bellezza. Sono presenti cinque arcate rientranti, quella centrale è sormontata da una nicchia contenente la statua del santo e sotto si apre la porta maggiore. Nella lunetta del portale maggiore è presente una copia di Nicola Lochoff dell’affresco di Andrea Mantegna con raffigurazione di Sant’Antonio e san Bernardino che adorano il monogramma di Cristo. Sul tetto della basilica si trovano otto cupole e due esili torri adibite a campanili, che toccano i 68 metri di altezza.
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L’interno e le reliquie
Il vero tesoro della Basilica sono le preziose reliquie presenti, in particolare la gola e la lingua incorrotta di S. Antonio. In apposite teche di vetro sono esposti i resti della ricognizione del corpo del santo effettuata nel gennaio 1981, come i frammenti della tonaca del santo, le casse in legno contenenti le ossa, poi ricomposte nella tomba in un’urna di vetro, i drappi avvolgenti le casse e un’iscrizione del 1263 attestante la prima traslazione del corpo.
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All’interno del reliquiario sono presenti anche alcune reliquie di San Leopoldo Mandic, tra cui spicca un occhio. Le reliquie sono arrivate nel 2016 da Roma, Loreto e Bologna.
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Di particolare suggestione rimane l’altare dell’Arca con le spoglie di S. Antonio, ovvero la sua tomba, che è possibile toccare dalla parte retrostante per chiedere particolari grazie al Santo.
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Le cappelle all’interno della chiesa sono numerosissime: oltre alla Cappella delle Reliquie o del Tesoro, si trovano la Cappella o altare dell’Arca appunto, la Cappella del Santissimo, quella del Sacro Cuore, di San Giacomo o San Felice, della Madonna Mora, del Beato Luca Belludi, di San Giuseppe, di San Francesco, di San Stanislao, di San Leopoldo, delle benedizioni, di Santo Stefano, di San Bonifacio e di Santa Rosa.
Il Convento
Lo stesso sant’Antonio vi soggiornò pochi mesi nel 1229 e successivamente dall’autunno del 1230 fino al maggio dell’anno successivo. Con l’inizio della edificazione della basilica, il convento fu riedificato più a sud ed è descritto come “nobile monastero” nel 1240 dal cronista Bartolomeo da Trento. Anche durante il Trecento vi furono numerosi mutamenti e ampliamenti, fino ad assumere l’aspetto attuale nel Quattrocento. Come strutture e disposizione segue la tradizione edilizia monastica. Si compone di un aggregato di vari fabbricati, articolati in quattro chiostri, ove sono visibili numerose lapidi e diversi monumenti funebri.
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I quattro chiostri sono: del Noviziato, del Paradiso, del generale, del capitolo o della magnolia. Quest’ultimo, in particolare, è il primo nucleo del convento successivo alla morte del Santo; in principio era a travature su colonne e fu rinnovato per assumere l’aspetto attuale verso il 1433. Ha questo nome perché sul lato della basilica si ha accesso alla sala del capitolo in cui si riunivano i frati, che è diventata una cappella. Viene chiamato anche chiostro della magnolia perché al centro del giardino si trova un raro e maestoso esemplare di magnolia grandiflora, uno degli 88 alberi monumentali ufficialmente censiti in Veneto a tutto il 2017.
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