The Guardian si è interessato spesso all’Italia e in particolare al Veneto, per il destino di Venezia, per il prosecco, per lo spritz. Così anche il fresco dibattito sulle statue di Padova, che esorbita dal tema della tutela dei beni culturali per entrare in quello della parità di genere, è stato attenzionato dal quotidiano britannico. Galeotte furono le statue tutte maschili della quinta piazza più grande d’Europa. Padova è da sempre conosciuta come la città dei senza: il caffè senza le porte (Pedrocchi), il Santo senza nome (la basilica di Sant’Antonio), il bue senza le corna (il bue, Bo in dialetto, è la sede principale dell’Università) e appunto il prato senza erba, in quanto pratum indica solo un ampio spazio, spesso lastricato, e l’erba che c’è oggi all’inizio non c’era. Ma oltre ad essere senza erba il pra’ è anche senza donne: le statue dei grandi personaggi che adornano l’isola Memmia infatti sono tutte maschili.
Il 27 dicembre 2021 i consiglieri comunali Colonnello e Pillitteri hanno proposto di collocare la statua di Elena Cornaro Piscopia (prima donna laureata al mondo, 1678), presente al palazzo del Bo, su uno dei due plinti vuoti della maggiore piazza cittadina, Prato della Valle, accanto alle 78 statue di uomini già esistenti. La Soprintendenza e la rettrice dell’Università hanno espresso parere favorevole a riempire il vuoto con statue femminili, proponendo però figure più recenti rispetto a Elena Cornaro Piscopia. Il soprintendente Magani in particolare ha proposto di lanciare un bando per artisti contemporanei per riempire i vuoti con figure femminili. Contrari sia a spostare la statua di Elena, sia a realizzarne due apposite da affiancare alle attuali in Prato della Valle lo storico dell’arte ed ex segretario cittadino del Pd Davide Tramarin, lo storico contemporaneo Carlo Fumian, l’ex assessore Bruno Mezzalira, il presidente del comitato Mura Fabio Bordignon e il presidente del Centro servizi volontariato Emanuele Alecci. Anche l’associazione-movimento Mi riconosci, nata nel 2015 per chiedere equità e dignità a chi lavora nel settore dei beni culturali e che ha elaborato un censimento dei monumenti femminili in Italia, in un comunicato ha preso posizione. “Non crediamo che spostare una copia, come proposto dai consiglieri proponenti, sia il modo migliore per onorare Elena Cornaro Piscopia – spiega Cristina Chiesura, tra le curatrici della mappa dei monumenti femminili – che si troverebbe tra l’altro, in quel modo, a essere l’unica statua seduta in mezzo a statue in piedi. E non crediamo neppure che ci si debba concentrare intorno a una sola statua e una sola figura femminile: vero è che, senza nulla togliere alle varie figure effigiate in Prato della Valle, stride moltissimo la sua assenza, ma siamo certe della necessità di avviare un ragionamento più ampio sul Prato”.