Il 27 dicembre 1798 la Società del Casino deliberava che la durata fosse di un decennio, cioè a tutto 11 novembre 1808. I Presidenti, misero a disposizione 400 Ducati per l’apprestamento dei mobili, andando tuttavia alla ricerca di un nuovo stabile.
28 marzo 1800. I Presidenti propongono all’Accademia l’utilizzo della Sala Bernarda e le adiacenti camere che sarebbero adattate per trattenimenti e spettacoli che erano lo scopo dell’istituzione. Con questa delibera rivolta ai Deputati della città implorano la concessione dei locali. Con decisione del 31 marzo 1800, si stabilirono le condizioni con le quali si regolava la concessione, era inteso “che se i deputati nel corso degli anni otto per qualunque motivo credessero disporre dei locali, l’Accademia dovrebbe lasciarli in libertà”
La Società del Casino si trasferì pertanto nell’antica sede dei Rettori Veneti. Ma purtroppo gli avvenimenti che seguirono la Battaglia di Marengo (Alessandria) 14 giugno 1800 tra Francesi e Austriaci, costrinsero l’Associazione a lasciare i locali all’occupazione Francese. Tornata la pace e ritornato il Governo Austriaco, l’Accademia il 26 giugno 1801 ritornò in Sala Bernarda ma per poco perchè l’Associazione il 13 ottobre 1801 riprendeva in affitto dai Conti Braschi la casa detta del Casino, il 2 gennaio 1802 i conti Paolo e Daniele Braschi stipularono con i Presidenti un contratto di sette anni con la “Compagnia considerata in cinque camere sopra la strada, compreso il granaro e diversi luoghi di detto appartamento, compreso una camera terrena come lo era in passato il tutto noto alla nobile compagnia, parte sopra la Corte grande e taluni verso la corticella di San Giacomo.
Il fitto stabilivasi in Ducati 1550. Entrati nella sede di proprietà Braschi la Società dovette restaurare gli ambienti e acquistare mobili, per far fronte alle spese il 12 luglio 1802 si deliberò che ogni socio iscritto dovesse sborsare per quattro anni 10 Ducati, costituendo una cassa separata. I Presidenti volevano avere una splendida sede di rappresentanza.
Giugno 1804, Il fratello dell’imperatore l’Arciduca Giovanni, bramava di venire a Vicenza per alcuni giorni. La principesca visita aveva esaltato gli animi della città che voleva dimostrare lo splendore delle sue feste. La Società del Casino aderì all’invito e con delibera del 22 maggio 1804, stabiliva di dare un grande trattenimento con la spesa prevista in Lire Venete 2594.
Mentre erano in corso i lavori di adattamento della sede Braschi, il principe comunicava di anticipare la propria venuta a Vicenza, non essendo possibile allestire in tempo i locali, offerse il proprio Palazzo il Conte Marc’Antonio Trissino.
10 giugno 1804, Domenica, per l’augusto ospite si preparò una festa grandiosa, tanto da doverne fare una seconda con spesa di Lire 3749.
La Società al Casino era giunta al suo massimo splendore, tale successo dava fastidio a molti facendo sorgere una copia del Casino al Duomo che prevedeva l’iscrizione anche ai cittadini non nobili, mercanti, orologiai, drappieri e altro. La nuova Società andava a collocarsi nel Palazzo dell’Ospedale S. Antonio Abate in Piazza Duomo, rimesso a nuovo dall’architetto Fontana.
10 luglio 1805, l’acquisto viene regolarizzato dal notaio Disconzi, con l’atto gli azionisti versano un canone annuo di 600 Ducati alla Banca dell’Ospitale. Il nuovo Casino viene inaugurato nel 1808 la sera del Corpus Domini con una memorabile festa da ballo.
Il nuovo Casino però non aveva chiesto il riconoscimento governativo che venne approvato solo il 26 marzo 1807, dal Prefetto del Bacchiglione.
3 gennaio 1814, il Prefetto del territorio del Bacchiglione, invitava la Presidenza del vecchio Casino di Palazzo Braschi ad organizzare una sontuosa festa da ballo per festeggiare l’Imperial Regio Quartier Generale Austriaco che aveva sede in Vicenza, con questo mezzo si poteva “avvicinare i signori ufficiali ai cittadini e rendere i primi persuasi della considerazione e dello spirito di cui sono animati gli abitanti”.Il ballo si tenne la sera dell’11 gennaio 1814.
20 aprile 1814, il Prefetto scrive “gli avvenimenti politici accaduti, fanno presagire un felice destino alle province italiche occupate dall’Armata di S.M. L’Imperatore e Re, colla cessazione dei mali della guerra, col ristabilimento del commercio e della tranquillità, esser deggiono celebrati con delle pubbliche dimostrazioni di gioia e di esultanza; considerando che la Società del Casino Vecchio sia la prima a festeggiare questi fausti avvenimenti” prega la presidenza di voler dare per il 24 aprile un ballo allargato agli ufficiali e con il permesso di portare le maschere.
Le eccellenti condizioni della Società si mantennero per tempo, ogni anno per la festa del Corpus Domini si mostrava la Rua e si svolgeva il grande ballo.
7 gennaio 1815, a causa di una carestia alimentare vennero elargite 1000 lire venete ai poveri montanari e si sospese la festa da ballo.
Le cose andavano bene tanto che, nel 1818 la Presidenza del Casino progettò l’acquisto di palazzo Capra al Corso di proprietà Clementi, si emisero 65 azioni da 400 lire italiane, le adesioni raccolte furono molte, ma il progetto non ebbe seguito e si continuò il lavoro a Palazzo Braschi. Ma dopo il 1820 a causa della morte di molti soci, sia per la defezione verso il nuovo Casino di Piazza Duomo, cominciò una lenta agonia del sodalizio.
11 maggio 1825, a Palazzo Braschi scoppiò un incendio che distrusse l’appartamento, arrecando gravi danni all’edificio, alle case vicine e al magazzino del signor Cesare Nado, negoziante di libri. Il rapporto del 14 maggio 1825 della commissione incendi riporta l’elenco dei danni alle case e mobili come l’Osteria di San Giacomo dove si esercitava osteria, albergo e stallo per i cavalli con abbandanza di scorte in legna e fieno. Grazie all’intervento dei pompieri fu salvato dalla distruzione l’Archivio Notarile della Provincia, i danni agli edifici furono stimati in Lire 53.850. Il Palazzo fu restaurato assieme ad abitazioni private.
8 agosto 1825, l’assemblea dei soci deliberava lo scioglimento dell’Associazione.
Nel 1886, i signori Brunello e Pastorio, succeduti a Gaetano Longo, introdussero nella vecchia stamperia tutti i miglioramenti possibili, dando a Vicenza uno stabilimento tipografico di prim’ordine.
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