Arresto per concorso in mafia e scambio elettorale, coinvolto un membro di Fratelli d’Italia, l’ex consigliere comunale Mimmo Russo fermato a Palermo. Sotto inchiesta anche il figlio del capomafia Marchese.
Chi offre 50 euro per indurre a votare un certo candidato merita unicamente che gli si sputi in faccia.
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L’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Mimmo Russo, è stato arrestato con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata, e corruzione. Russo, figura storica della politica palermitana, avrebbe sfruttato il proprio ruolo per favorire gli interessi della mafia, promettendo posti di lavoro a mafiosi e ai loro familiari in cambio di voti. L’inchiesta, condotta dalla Dda di Palermo, si basa su intercettazioni e le testimonianze di collaboratori di giustizia. Tra gli altri indagati figurano Gregorio Marchese, considerato la “costola” politica di Russo e figlio di un noto mafioso, e il consulente d’azienda Achille Andò, entrambi posti ai domiciliari.
Russo è accusato di aver promesso assunzioni presso centri commerciali e cooperative finanziati con fondi pubblici in cambio di voti, di aver facilitato l’affidamento in prova di condannati per mafia, e di aver distribuito denaro e buoni benzina ai mafiosi per l’acquisto di voti. È anche emerso che Russo avrebbe cercato di influenzare appalti e autorizzazioni comunali a vantaggio di persone legate alla mafia, e di avere promesso vantaggi elettorali in cambio di favori per la realizzazione di progetti edilizi, come un centro commerciale nel quartiere Roccella. L’inchiesta ha rivelato un consolidato scambio di favori tra il politico e l’ambiente mafioso, con implicazioni che toccano l’intero tessuto socio-politico ed economico della città.