Palmarola, la “terra emersa più bella del mondo” per Folco Quilici: isola semi-disabitata a ovest di Ponza nell’Arcipelago Pontino

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Profilo di Palmarola
Profilo dell'isola di Palmarola al tramonto

Concludiamo il viaggio attraverso l’Arcipelago Pontino con Palmarola, isola semi-disabitata a ovest di Ponza, di cui fa parte amministrativamente. Solitaria, ma che non disdegna una periodica e discreta “compagnia” umana, Palmarola è un’isola che ancora custodisce gelosamente la sua natura. La macchia mediterranea ricopre ancora buona parte della sua superficie, prosperando, in particolare a nord, sotto forma di chamaerops humilis. Questa specie, detta anche palma nana, ha l’onore di dare il nome all’isola.

Palma nana
La palma nana, che dà il nome all’isola di Palmarola (fonte: Wikimedia Commons)

L”oro nero” di Palmarola – Quando la lava effusa da un vulcano si raffredda, dà origine ad un vetro di colore nero brillante, l’ossidiana. Nella preistoria era uno dei materiali prediletti per la fabbricazione di utensili, in particolar modo di armi affilate come punte di frecce e coltelli. La composizione geologica delle isole pontine racconta l’origine vulcanica dell’arcipelago; gli studi effettuati su alcuni oggetti in ossidiana rinvenuti in varie parti d’Italia sembrano puntare tutti verso un’origine comune: l’isola di Palmarola. Gli uomini primitivi che abitavano le grotte del Circeo sfidavano le onde del Mar Tirreno a bordo di zattere rudimentali ed estraevano qui l’ossidiana che, con ogni probabilità, veniva lavorata sulla vicina isola di Zannone. Negli scogli detti “Le Galere” la presenza di questo lucidissimo vetro lavico, incastonato nella roccia, è ammirabile da vicino.

Una galleria d’arte a cielo aperto – Le coste di Palmarola brillano di una bellezza che si potrebbe definire quasi artistica. Alcune rocce sembrano sculture realizzate dalla natura con la forza erosiva del mare e del vento come strumento: il tufo e il basalto assumono qua e là forme curiose, creando imponenti pareti rocciose che ricordano opere scultoree o architettoniche di matrice umana. Presso l’estremo nord dell’isola si trova un complesso di grotte conosciuto come “La Cattedrale“, dove le rocce basaltiche assumono la forma delle guglie di una chiesa gotica; a sud lo “Scoglio dell’Elefante” ricorda l’omonimo animale; poco più al largo si stagliano le “Canne del Fucile“, che prima di assumere questo aspetto formavano un arco, distrutto da una mareggiata. Non è un caso che queste grotte e questi scogli siano tappa ambita per i turisti, come se si trattasse di una galleria d’arte a cielo aperto.

Palmarola cattedrale
Il complesso roccioso detto “La Cattedrale” (foto https://www.flickr.com/photos/gengish/501821528/)

Disabitata, ma non del tutto  – L’unicità di Palmarola si manifesta anche nel suo “compromesso” con l’essere umano. Formalmente disabitata, l’isola è ben poco avvezza ai mattoni e al cemento, sebbene l’uomo sia sempre stato presente. Sul versante ovest sorge una piccola cappella dedicata a San Silverio, patrono di Ponza a cui gli isolani sono molto devoti. Per secoli si è creduto, erroneamente, che fosse stato martirizzato proprio a Palmarola. Le abitazioni tipiche dell’isola sono dette “case-grotta”: strutture scavate nella roccia, oggi occupate in alta stagione principalmente da ponzesi in fuga dal trambusto estivo. L’origine di queste case risalirebbe al periodo delle incursioni dei pirati. A questi ultimi è legata anche un’altra zona dell’isola, Cala Brigantina, che fino al XVIII secolo forniva loro rifugio.

Case grotta palmarola
Le “case-grotta” sull’isola di Palmarola (foto FB: Circeo: l’incanto della Maga Circe, figlia del Sole)

Palmarola è, nella stagione estiva, meta di turismo balneare e naturalistico. Ogni anno numerosi visitatori realizzano il sogno di tuffarsi nelle acque cristalline che la circondano; anche gli appassionati di immersioni, tra grotte subacquee e percorsi quasi inaccessibili tra le rocce, hanno modo di apprezzare le bellezze dell’isola.

La “terra emersa più bella del mondo” – Il famoso documentarista Folco Quilici, che di terre meravigliose ne aveva viste a migliaia, così descriveva Palmarola:

“Qui ho goduto la prima emozione nel metter piede in un’isola deserta, che senti magnifica e tutta tua. Parlo della gemma dell’arcipelago: Palmarola, che considero una delle terre emerse dal mare più belle del nostro pianeta

Un’affermazione che può apparire azzardata ma che, nella sua semplicità espressiva, racchiude tutto lo stupore che la bellezza di queste isole suscita in chi abbia la fortuna di visitarle.