Richiesta di giudizio per Paolo Possamai, ex direttore del quotidiano di Trieste (del gruppo Gedi, prima Espresso – Repubblica, per il quale ora Possamai è direttore delle testate venete Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova Venezia e il Corriere delle Alpi, ndr): avrebbe concordato, scrive Giuseppe Pietrobelli su Il Fatto Quotidiano.it, di cui in seguito riportiamo l’articolo, «la non divulgazione di notizie sensibili riguardanti la società Portopiccolo, in cambio della sponsorizzazione di due volumi intitolati “A tavola con Italo Svevo. I legali: “Falso, le notizie erano di dominio pubblico e la sponsorizzazione era precedente”».
(N.B. Il 2 giugno 2019 lo stesso Pietrobelli sempre su Il Fatto Quotidiano dette notizia dell’assoluzione di Paolo Possamai: “Paolo Possamai assolto, Il Fatto: per il vicentino ex direttore del Piccolo rapporto con De Eccher non fu estorsione“).
Paolo Possamai, nato il 24 aprile 1960 a Vicenza, dove ancora risiede, è noto localmente anche per essere il padre di Giacomo Possamai, al vertice delle Relazioni esterne ed istituzionali presso il Gruppo Unicomm (Famila – Cestaro), già vice presidente nazionale dei Giovani Dem e candidato alle primarie beriche di centro sinistra nel 2018, e per aver sposato Valeria Stocchiero, figlia di Paolo.
Paolo Stocchiero, in città (fonte Il Giornale di Vicenza) «è sempre stato molto vicino al sindaco Giorgio Sala e per un certo periodo divenne presidente dell’Istituto autonomo case popolari. Attento ai temi sociali e alla solidarietà si è sempre speso per la sua città…» e proseguendo la già non facilmente eguagliabile carriera bancaria apicale del suocero Secondo Piovesan, fu «direttore del marketing, del personale, poi direttore centrale della Banca Cattolica del Veneto, amministratore di varie controllate e partecipate, segretario del Consiglio di amministrazione. Ha mantenuto quest’ultimo incarico nel Nuovo Banco Ambrosiano Veneto, quando quest’ultimo incorporò la Cattolica. Ha concluso il proprio cammino professionale a Milano come segretario del Consiglio presieduto da Giovanni Bazoli. Si è congedato dalla banca nel 1992».
Il legame col mondo bancario ci è balzato alla mente quando abbiamo letto che l’avvocato di Paolo Possamai è il padovano Fabio Pinelli, che difende, nei relativi procedimenti in corso per il flop delle banche venete, anche Samuele Sorato, l’ex dg di Banca Popolare di Vicenza, e Flavio Trinca, ex presidente di Veneto Banca, ma non lo rappresentò* nella vicenda di Vincenzo Consoli che querelò Possamai, in quanto direttore responsabile de Il Mattino di Padova, per aver ospitato su questo giornale a firma Renzo Mazzaro parti di un dossier sull’ex ad dell’Istituto di Montebelluna allegato a un esposto alla procura di Treviso firmato da don Enrico Torta a cui lo aveva sottoposto l’avv. Andrea Arman, presidente del Coordinamento Banche Venete di don Enrico Torta.
I due colleghi furono “archiviati” per aver esercitato il diritto di cronaca su un dossier che, pur rivelatosi a parere dello scrivente falso visto che non ci risulta che sia agli atti dell’inchiesta su Consoli, faceva parte di un esposto presentato alla Procura.
Tornando all’articolo odierno di Giuseppe Pietrobelli eccone il testo.
Trieste, ex direttore del Piccolo rischia processo per estorsione: “Notizie nascoste per ottenere sponsorizzazione”
di Giuseppe Pietrobelli, da Il Fatto Quotidiano
Un’intercettazione telefonica risalente al 2014, finita nel pentolone di un’inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Trieste, ha messo nei guai l’ex direttore del quotidiano Il Piccolo di Trieste, Paolo Possamai, dal 2016 direttore dei giornali veneti del gruppo Finegil, Il Mattino di Padova, la Nuova Venezia e La Tribuna di Treviso.
Il dialogo, che ha dato il via a un procedimento per estorsione a carico del giornalista, vedeva come interlocutore Claudio De Eccher, uno dei titolari dell’omonima impresa di costruzioni Rizzani de Eccher. Gli uomini della Direzione investigativa antimafia tenevano sotto controllo i telefoni dell’imprenditore e avevano ascoltato la conversazione in cui l’oggetto erano l’affare Portopiccolo e i problemi del gruppo che in quel periodo erano finiti sui giornali. Una quota importante della società era stata acquistata nel maggio di quell’anno dalla De Eccher, interessata a sviluppare l’attività diportistica. Ma si era parlato anche della sponsorizzazione concessa a una iniziativa editoriale del quotidiano triestino.
A distanza di quattro anni è arrivata all’udienza preliminare, con una richiesta di rinvio a giudizio, la contestazione a Possamai, in qualità di direttore de Il Piccolo, di avere concordato la non divulgazione di notizie sensibili riguardanti la società Portopiccolo, in cambio della sponsorizzazione, con 40mila euro, di due volumi intitolati “A tavola con Italo Svevo”. Si trattava di una pubblicazione che fu poi allegata alle copie vendute in edicola il 18 e 19 dicembre 2014.
Prima di chiedere il processo, la Procura ha interrogato De Eccher come persona informata dei fatti, il quale avrebbe confermato i contenuti del colloquio. Ma la tesi dell’accusa viene contestata dall’avvocato padovano Fabio Pinelli, difensore del giornalista. “L’ipotesi di reato è non solo infondata, ma del tutto fantasiosa. E’ stata fatta una lettura a nostro giudizio non veritiera di quella conversazione. Anche perché le notizie riguardanti un’inchiesta che aveva portato a un’interdittiva antimafia, erano già state pubblicate anche dal ‘Piccolo’ ed erano di dominio pubblico a Trieste”. Ma cosa c’è di vero nella richiesta di 40mila euro allo sponsor? “Intanto la sponsorizzazione era già in atto e decisa da tempo, come dimostrano i documenti che abbiamo esibito. Anzi, da Portopiccolo era venuta una richiesta precisa, riguardante la stampa di 35mila copie del libro di ricette. Basta ascoltare l’intercettazione per capire che il riferimento fu incidentale, alla fine della telefonata. Possamai chiese all’interlocutore se avrebbero portato avanti la sponsorizzazione e aggiunse che avrebbe dovuto sentirsi assolutamente liberi se farlo o meno. Il direttore non ritenne nemmeno di informare gli amministratori della società editrice”.
Il procuratore Carlo Mastelloni, che ha aperto il fascicolo quando fu informato della telefonata finita nei brogliacci delle intercettazioni, è di diverso avviso. In quel dialogo ha letto una pressione da parte del direttore per sostenere un interesse editoriale.
*Aggiornamento delle ore 17.09