Papa Francesco è stato spesso ‘accusato’ di fare discorsi troppo politici, financo di essere socialista o peggio, comunista. E del resto ciò che resta della sinistra italiana lo indica spesso come punto di riferimento. Nella sua udienza generale di oggi 26 agosto, la catechesi “Guarire il mondo”: 4. La destinazione universale dei beni e la virtù della speranza”, pubblicata sul sito del Vaticano dalla biblioteca di palazzo apostolico, usa parole inequivocabili ed esplicite, collegando la pandemia del Coronavirus al sistema economico attuale, che è quello capitalista, o se vogliamo citare Fusaro ‘turbocapitalista, capitalismo spinto, liberismo estremo”, e allo sfruttamento selvaggio delle risorse del pianeta.
“La pandemia ha messo in rilievo e aggravato i problemi sociali, soprattutto la disuguaglianza. Alcuni possono lavorare da casa, mentre per molti altri questo è impossibile – afferma Bergoglio -. Certi bambini, nonostante le difficoltà, possono continuare a ricevere un’educazione scolastica, mentre per tantissimi altri questa si è interrotta bruscamente. Alcune nazioni potenti possono emettere moneta per affrontare l’emergenza, mentre per altre questo significherebbe ipotecare il futuro”.
“Questi sintomi di disuguaglianza rivelano una malattia sociale; è un virus che viene da un’economia malata. Dobbiamo dirlo semplicemente: l’economia è malata. Si è ammalata. È il frutto di una crescita economica iniqua, questa è la malattia: il frutto di una crescita economica iniqua, che prescinde dai valori umani fondamentali. Nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Ripeto questo perché ci farà pensare: pochi ricchissimi, un gruppetto, possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Questa è statistica pura. È un’ingiustizia che grida al cielo! Nello stesso tempo, questo modello economico è indifferente ai danni inflitti alla casa comune – prosegue il pontefice -. Non si prende cura della casa comune. Siamo vicini a superare molti dei limiti del nostro meraviglioso pianeta, con conseguenze gravi e irreversibili: dalla perdita di biodiversità e dal cambiamento climatico fino all’aumento del livello dei mari e alla distruzione delle foreste tropicali. La disuguaglianza sociale e il degrado ambientale vanno di pari passo e hanno la stessa radice”. Una frase, quest’ultima, che assomiglia molto a quella di Chico Mendes «L’ambientalismo senza lotta di classe è semplicemente giardinaggio». Mendes è stato un sindacalista brasiliano, difensore dei lavoratori rurali e poi con Lula tra i fondatori del Partito dei Lavoratori, contribuì alla nascita del Consiglio Nazionale dei Seringueiros (CNS, Conselho Nacional do Seringueiros). Fu assassinato per ordine di un proprietario terriero.
“L’homo sapiens si deforma e diventa una specie di homo œconomicus, in senso deteriore – individualista, calcolatore e dominatore. Ci dimentichiamo che, essendo creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo esseri sociali, creativi e solidali, con un’immensa capacità di amare. Ci dimentichiamo spesso di questo. Di fatto, siamo gli esseri più cooperativi tra tutte le specie, e fioriamo in comunità, come si vede bene nell’esperienza dei santi – scrive ancora Papa Francesco -. C’è un detto spagnolo che mi ha ispirato questa frase, e dice così: florecemos en racimo como los santos. Fioriamo in comunità come si vede nell’esperienza dei santi”.
“Dopo la crisi, continueremo con questo sistema economico di ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura dell’ambiente, del creato, della casa comune? – conclude Papa Francesco -. Pensiamoci. Possano le comunità cristiane del ventunesimo secolo recuperare questa realtà – la cura del creato e la giustizia sociale: vanno insieme -, dando così testimonianza della Risurrezione del Signore. Se ci prendiamo cura dei beni che il Creatore ci dona, se mettiamo in comune ciò che possediamo in modo che a nessuno manchi, allora davvero potremo ispirare speranza per rigenerare un mondo più sano e più equo”.
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