Par condicio e comunicazione istituzionale, Ciambetti al convegno Corecom: “Non può esistere una democrazia reale senza un giornalismo critico e libero”. E cita Staino

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ciambetti convegno corecom
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Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti è intervenuto questa mattina nella sala congressi del Laguna Palace Hotel di Mestre, nell’ambito del seminario formativo, promosso dal Comitato Regionale per le Comunicazioni del Veneto – il Co.Re.Com., presieduto da Marco Mazzoni Nicoletti – in sinergia con l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, presieduto da Giuliano Gargano, intitolato ‘Par condicio e comunicazione istituzionale: indicazioni professionali e buone pratiche. Esigenze di modifica legislativa alla luce dei nuovi scenari tecnologici e comunicativi’ nel corso del quale è stato affrontato il tema della par condicio elettorale e refenderaria. L’approfondimento è stato accompagnato da un’analisi della Legge 28/2000, alla luce delle più recenti decisioni di Agcom – l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – da parte dei principali attori chiamati ad occuparsi di par condicio, ovvero i giornalisti, i Co.Re.Com. regionali e l’Agcom, le Prefetture, nonché i professionisti della comunicazione istituzionale e politica che hanno avuto l’opportunità di porre l’attenzione anche sulle criticità di una disciplina che ha oramai superato i vent’anni, anche in considerazione dei nuovi scenari tecnologici e comunicativi.

Sono stati invitati a fornire i propri contributi al seminario Elisa Billato, Caporedattrice del TGR Veneto, Emilia Lamonica, Funzionario Agcom, Alessandro Russello, Direttore Corriere del Veneto, Michele Di Bari, Prefetto di Venezia, Ingrid Bisa, Deputata, componente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, e Andrea Martella, Senatore, già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Informazione e all’Editoria.

I discorsi di Ciambetti, Nicoletti e Gargano

“Vi ringrazio per la cortesia che avete avuto nell’invitarmi a questo evento – ha sottolineato il Presidente Ciambetti nel suo discorso introduttivo – un ringraziamento speciale al Presidente del Comitato di Controllo Veneto Marco Mazzoni Nicoletti, al suo Vice, l’amico Fabrizio Comencini, nonché ai componenti Enrico Beda, Edoardo Figoli, Stefano Rasulo che, come spesso mi ripete il Presidente, hanno messo a disposizione di questa istituzione la loro professionalità e grande disponibilità. A voi tutti il mio grazie per il lavoro che svolgete. Un grazie sincero anche al Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto, Giuliano Gargano che guida l’Istituto di rappresentanza dei giornalisti che proprio quest’anno celebra i suoi 60 anni di vita”.

“La Par Condicio – ha affermato il Presidente del Consiglio regionale Ciambetti – è stata superata dai tempi, viene facilmente aggirata e i social oggi consentono un dialogo particolare con gli elettori per ogni fascia di età, permettono un’interazione dinamica, e per loro natura moltiplicano il messaggio politico anche con risvolti non esattamente positivi: pensiamo alle fake news, versione moderna di quella che un tempo era una caratteristica particolare della propaganda, non solo politica ovviamente, o alle eco “chambers” in cui le persone sono portate alla polarizzazione e all’isolamento in gruppi con idee diverse, restando esposte principalmente a contenuti che confermano le proprie opinioni preesistenti. Non che prima dell’avvento dei social ciò non esistesse: don Lorenzo Milani spiegava che i lettori cercavano nel giornale la conferma delle loro opinioni e il fenomeno è noto da tempo. La novità è la potenziale radicalizzazione dei gruppi di opinione che vengono influenzati sapientemente anche, ma non solo, da una politica spregiudicata.

Colpisce che nello scenario dell’era informatica, tra social e intelligenza artificiale, big data ed effluvio di informazioni, la propaganda politica sia regolamentata da una legge obsoleta, frutto del suo tempo, inadeguata alle esigenze attuali e fortemente penalizzante per alcuni settori, a iniziare dall’informazione istituzionale. Personalmente ho proposto delle modifiche alla norma nazionale, ma vi assicuro che lavorando con esperti legislativi e docenti universitari non è facile attaccare questa legge e non è detto che inviando al Parlamento una proposta di modifica esse venga, non dico accettata, ma anche solo discussa. La Par Condicio è un reperto archeologico museale? No: se non viene cambiata, nonostante le legittime proteste di larghi strati del mondo dell’informazione e della politica, essa è funzionale; innanzitutto, funziona bene nella gestione delle controversie nella propaganda politico-amministrativa locale: i membri del Corecom possono testimoniare quante siano le contestazioni sollevate durante le campagne elettorali nei piccoli, e non solo nei piccoli, Comuni.

Ma funziona benissimo per i vertici della politica, visto che i leader nazionali, i membri di governo, le figure più rappresentative di questo o quel partito, non vengono “parcondicionate”, cioè hanno libero accesso all’informazione televisiva locale e nazionale, per cui non sono toccate dalla norma. Paradossalmente, sono toccate dalla norma tutti i candidati delle elezioni in cui i cittadini esprimono le preferenze, principalmente elezioni amministrative comunali, le Regionali e quelle Europee: e questo è un vero e proprio “Vulnus”, perché, per assurdo, una norma nata per difendere l’accesso democratico al mezzo televisivo, per garantire condizioni eque e di parità tra i soggetti della politica, oggi colpisce la democrazia, non tutela i cittadini: la Par Condicio riflette, o è una espressione, della crisi della politica e dei partiti tradizionali. Non è una legge funzionale solo ai grandi big della politica, che in realtà non hanno bisogno di questi sotterfugi perché la loro credibilità nasce e si consolida attraverso la loro coerenza ed effettiva capacità d’azione; è una legge funzionale a quel sistema che ha voluto svuotare di significato la politica e la democrazia.

E oggetto di questo attacco è anche il mondo del giornalismo, perché non può esistere una democrazia reale senza un giornalismo critico e libero. Concludo citando una voce singolare, quella di Sergio Staino, papà di Bobo e Direttore dell’Unità, recentemente scomparso: in una sua vignetta ripubblicata dal Corriere della Sera domenica scorsa alla considerazione di Bobo, che ricordava gli 881 giornalisti uccisi negli ultimi anni, la figlia del celebre personaggio amaramente commentava “Che strano mestiere, più lo fai bene e più rischi”: parole come macigni nell’era in cui distinguere tra il vero e il verosimile, il fatto e il contraffatto, la manipolazione dalla genuinità, non è esattamente semplice. Non lo è mai stato, sia chiaro. Ma oggi è sempre più difficile e la Par Condicio, onestamente, non giunge di aiuto a chi vuole far bene il proprio mestiere”.

“Sentivamo l’esigenza di affrontare un tema diffuso e sentito – ha sottolineato il Presidente del Co.Re.Com. Nicoletti – perché le diverse ‘tornate elettorali’ si ripetono quanto meno ogni anno; il tema quindi è attuale, ma poco conosciuto e in previsione degli appuntamenti elettorali del prossimo anno, quando si svolgeranno le elezioni europee e molti comuni del Veneto saranno chiamati a rinnovare le rispettive amministrazioni, il Comitato ha sentito l’esigenza, con l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, uno dei protagonisti di questo settore, di organizzare un seminario che ha affrontato le diverse sfaccettature di questa tematica, e in particolare, la par condicio, il monitoraggio svolto dal Comitato sulle trasmissioni delle tv locali e di Rai3, nonché la comunicazione istituzionale che, è noto, durante la campagna elettorale è sottoposta a particolari limitazioni. Se dal punto di vista dell’informazione televisiva, nel corso degli anni di attività, non abbiamo mai rilevato importanti criticità – in ragione della particolare attenzione posta dalle emittenti televisive al tema della par condicio -, qualche problematica è emersa nel rapporto con le pubbliche amministrazioni sulla comunicazione istituzionale, forse dovuta a una scarsa conoscenza della normativa, oppure a una scarsa attenzione nell’applicazione della norma, e questo dovuto in parte anche al fatto che le sanzioni, in caso di violazione della disciplina, sono deboli”.

“Noi giornalisti – ha ricordato il Presidente dell’Odg Veneto Gargano – dobbiamo sottostare e siamo tenuti al rispetto di numerose leggi, in particolare quella ordinistica, che ha 60 anni e a proposito della quale stiamo lavorando per innovarla, ma ci sono anche tanti altri strumenti che vanno ripensati, in particolare modo proprio la disciplina della par condicio, che ha compiuto vent’anni: i tempi sono cambiati, le tecnologie sono cambiate e quindi credo sia necessario avviare una riflessione e pensare a degli strumenti più moderni”.

Par condicio

La par condicio è una legge superata dai tempi: facilmente aggirata, è resa obsoleta anche dai social media, che consentono un’interazione dinamica e un dialogo non filtrato con gli elettori e moltiplicano il messaggio politico anche con risvolti non esattamente positivi: fake news ed eco “chambers” sono solo degli esempi, che tuttavia contribuiscono a tratteggiare un quadro più generale fatto di polarizzazione, isolamento, radicalizzazione ed esposizione a contenuti che confermano le proprie opinioni preesistenti. Ciò che colpisce, è che nello scenario dell’era informatica, tra social e intelligenza artificiale, big data ed effluvio di informazioni, la propaganda politica sia regolamentata da una legge obsoleta, frutto del suo tempo, inadeguata alle esigenze attuali e fortemente penalizzante verso alcuni settori, ad iniziare proprio dall’informazione istituzionale”.

Così il Presidente del Consiglio Regionale del Veneto Roberto Ciambetti intervenendo, in mattinata a Mestre, in apertura del convegno “Par condicio e comunicazione istituzionale: indicazioni professionali e buone pratiche” promosso dal Co.Re.Com. del Veneto in sinergia con l’Ordine dei Giornalisti del Veneto. Il convegno è stato anche l’occasione per svolgere un’analisi della Legge n. 28/2000 alla luce delle più recenti decisioni dell’Agcom.

“La Par Condicio è un reperto archeologico museale? No: funziona bene nella gestione delle controversie nella propaganda politico-amministrativa locale. I membri del Corecom possono testimoniare quante siano le contestazioni sollevate durante le campagne elettorali nei Comuni. Tuttavia, paradossalmente, sono toccati dalla norma tutti i candidati delle elezioni in cui i cittadini esprimono le preferenze, principalmente le elezioni amministrative comunali, le Regionali e quelle Europee: e questo è un vero e proprio “vulnus”, perché, per assurdo, una norma nata per difendere l’accesso democratico al mezzo televisivo, per garantire condizioni eque e di parità tra i soggetti della politica, oggi colpisce la democrazia e non tutela i cittadini”, prosegue il Presidente Ciambetti.

“La Par Condicio riflette, o è una espressione, della crisi della politica e dei partiti tradizionali. Non è una legge funzionale solo ai grandi big della politica, che in realtà non hanno bisogno di questi sotterfugi perché la loro credibilità nasce e si consolida attraverso la loro coerenza ed effettiva capacità d’azione; è una legge funzionale a quel sistema che ha voluto svuotare di significato la politica e la democrazia. Ed oggetto di questo attacco è anche il mondo del giornalismo, perché non può esistere una democrazia reale senza un giornalismo critico e libero: l’auspicio e l’invito che faccio è quindi quello che venga rivista. Il suo spirito iniziale non è più attuale né al passo con i tempi”, conclude Ciambetti.

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