
ROMA (ITALPRESS) – La paralisi facciale è una condizione caratterizzata dalla perdita totale o parziale del movimento volontario dei muscoli del viso. Il suo impatto sulla qualità della vita del paziente è molto elevato, fortunatamente molto spesso le cure si rivelano efficaci e pertanto la manifestazione scompare.
“La più frequente è la paralisi di Bell che è improvvisa e colpisce una persona su 65 nel corso della vita: nel 70% dei casi si recupera perfettamente, c’è un 30% che lascia delle conseguenze e meno dell’1% non recupera per niente”, ha detto Federico Biglioli, professore ordinario di Chirurgia Maxillo-facciale dell’Università degli Studi di Milano, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa ITALPRESS.
“La muscolatura mimica” è composta da “muscoli esili che vanno incontro a una trofia, quindi a una scomparsa progressiva: dopo 18 mesi perdiamo il treno, quindi è utile reinnervarli precocemente se abbiamo una paralisi. Per esempio, se c’è una paralisi per un intervento chirurgico o per un trauma, sappiamo già che il nervo è tagliato, allora non dobbiamo aspettare. Se invece il paziente arriva troppo tardi, siamo in grado di ripararla però con procedimenti più gravosi”, ha spiegato.
Esistono differenti tipi di paralisi facciale, periferica e centrale: la prima “vuol dire che un lato della faccia perde la funzione del movimento (l’occhio si divarica, i tessuti cadono e i pazienti non riescono a produrre movimenti), mentre la centrale è più rara e deriva da un tumore o da un ictus”.
Le cause della paralisi facciale “sono tante: ci sono i congeniti che nascono così o gli interventi chirurgici. La più frequente la paralisi di Bell, nota anche come ‘paralisi a frigore’: il termine è un po’ improprio perché non è che il nervo si surgela con il freddo, però ci può essere un colpo d’aria che predispone all’infezione virale che quindi si verifica”.
La cura “può andare dal semplice cortisone alla fisioterapia, fino alla tossina botulinica e, in determinati casi, si arriva alla microchirurgia. Ci sono varie gradazioni di intervento”. La tecnica “più avanzata” che Biglioli propone “da un paio d’anni” prevede l’utilizzo di nervi da zone periferiche del corpo, “in parte dal lato sano gli stimoli di qualità, in parte anche sul lato patologico altri stimoli che non siano del nervo facciale, per far ripartire la faccia. Non si torna come prima, ma si va vicini: sono tante ore in sala operatoria, però il risultato si vede”.
La reinnervazione “di qualità, la risposta alle emozioni o l’ammiccamento spontaneo ci mettono fino a un anno a instaurarsi bene”. I rimedi statici “da soli sono provvedimenti superati. In combinata, danno risultati utili”. La tecnica di Epta-innervazione “è sicuramente la più sofisticata”, ha sottolineato Biglioli, ma “credo che l’intervento debba essere sempre individuale per cercare di ottenere” il risultato migliore. Biglioli ha anche ricordato che “chi ha avuto già una paralisi facciale ha una possibilità su 16 di averne una seconda: consiglio a chi ha avuto dolori all’orecchio – che sono tipici prima di avere una paralisi – di andare istantaneamente dall’otorino se dovesse sentirli di nuovo”.
-Foto tratta da video Medicina Top-
(ITALPRESS).