Il Parco Nazionale del Pollino in Calabria: natura, borghi incantati, paesaggi da sogno… e qualche record. Oggi ci addentriamo in una magnifica area protetta, il parco nazionale più grande d’Italia e tra i più estesi d’Europa. Qui la ricchezza della biodiversità offerta dalla sua natura a larghi tratti incontaminata è arricchita da un lungo elenco di antichi borghi all’interno dei quali vive la popolazione locale.
Qualche dato può inizialmente essere snocciolato per far comprendere la grandezza del luogo. Il Parco, infatti, interessa due regioni, la Calabria e la Basilicata, e tre province, quelle di Cosenza, Potenza e Matera.
Il tutto per una superficie di circa 193 mila ettari così suddivisi: 104 mila nel versante calabrese e 89 mila in quello lucano. Su di essa si trovano ben 56 comuni, sommando le 32 municipalità calabresi ai 24 centri della Basilicata.
Il suo nome deriva dall’essere adagiato territorialmente sul massiccio montuoso del Pollino (oltre che dell’Orsomarso) e ben 23 rilievi sono ricompresi nel perimetro del parco. Cinque di essi superano i 2000 metri d’altezza, in ordine: il Serra Dolcedorme, il Monte Pollino, il Serra del Prete, il Serra delle Ciavole e il Serra di Crispo.
Nell’area protetta scorrono inoltre la bellezza di una dozzina di corsi d’acqua, con il Sinni a spiccare grazie ai suoi 97 chilometri di lunghezza e il fiume Lao, 64 chilometri. Alcuni di essi, scavando per secoli nella roccia, hanno modificato il paesaggio dando vita a gole e canyon.
Anche se non direttamente il parco interessa anche due mari, lo Jonio e il Tirreno. Nel primo caso solo per prossimità. Ma per quel che riguarda il Mar Tirreno va evidenziato come alcuni comuni che ne fanno parte ospitano all’interno del proprio territorio amministrativo sia località montane, che ricadono nell’area protetta, che marine. Alcuni esempi lampanti di questa coesistenza sono Tortora e Belvedere Marittimo, mete turistiche della Riviera dei Cedri e comuni molto estesi della Provincia di Cosenza.
Al suo interno si contano inoltre 4 Riserve naturali orientate, oltre a numerosi Siti di importanza comunitaria, Zone speciali di conservazione e Zone di protezione speciale afferenti alla Rete Natura 2000.
Dal novembre 2015 il Parco del Pollino è stato inserito nella lista globale dei geoparchi da parte dell’Unesco ed è considerato sito di patrimonio mondiale dell’umanità. Al suo interno si trova a sua volta un altro luogo che ha ricevuto il medesimo riconoscimento: la faggeta vetusta di Cozzo Ferriero, a Rotonda in provincia di Potenza.
E a proposito di alberi non è possibile non nominare il Pino Loricato, simbolo del Parco che fa bella mostra di sé nel logo. Questa specie della famiglia delle Pinacee sopravvive in ambienti proibitivi per altri alberi grazie alla sua particolare corteccia, dalla quale deriva anche il nome non scientifico. Essendo costituita da grosse placche a forma di rombo, ricorda infatti la “lorica”, ovvero la corazza protettiva dei legionari romani.
Proprio questo albero porta con sé nel perimetro del parco un altro record, oltre a quello di area protetta più estesa d’Italia di cui abbiamo già detto. Nel 2018, infatti, è stata accertata l’esistenza di un esemplare di pino loricato, ribattezzato Italus, di ben 1230 anni che, a tutti gli effetti, risulta essere il pino loricato più antico d’Europa.
Ma la flora dell’area comprende altre specie vegetali di interesse come l’abete bianco o il faggio, aceri, querce e castagni, il rarissimo giglio rosso, orchidee, viole e numerose specie di piante officinali e aromatiche.
Per quanto riguarda la fauna, il parco ospita diverse specie anche protette: il lupo appenninico, il gatto selvatico, il capriolo autoctono di Orsomarso, la lontra, lo scoiattolo nero meridionale, l’aquila reale, l’avvoltoio capovaccaio, il falco pellegrino, e la rarissima coturnice, un pennuto classificato come prossimo alla minaccia.
Grazie ad alcuni piani del parco, negli scorsi anni, si è provveduto alla reintroduzione del cervo e dell’avvoltoio grifone.
Quanto alle tracce lasciate dall’uomo, il Parco nazionale del Pollino deve molto della sua conservazione all’ente che gestisce l’area sin dalla sua fondazione, nel 1988, ma soprattutto alla sua popolazione.
Questa, oltre a custodire la natura (con le dovute eccezioni, comuni a tutto il mondo, ndr), si incarica quotidianamente di conservare usi e tradizioni della propria civiltà ancora molto radicati. Un aspetto che si avverte soprattutto nei molti borghi montani che punteggiano il parco.
Tra questi meritano una rapida menzione quelli che risultano essere di interesse storico-archeologico: Castrovillari, Laino Borgo, Mormanno, Civita, Morano Calabro e Papasidero del versante calabrese e Castelluccio Inferiore, Viggianello e Rotonda (che ospita anche la sede dell’ente Parco) sul versante lucano.
Altri centri prettamente montani sono connotati storicamente e sociologicamente per essere costituiti e abitati da comunità albanesi, giunte qui tra il 1470 e il 1540. San Basile, Lungro, Plataci, Frascineto e Civita, in Calabria, mentre nel versante lucano del parco si annoverano San Paolo Albanese e San Costantino Albanese.
Infine, a quasi mille metri di altezza rispetto al livello del mare (999 per la precisione) sorge il paese più alto del parco: Alessandria del Carretto, con i suoi circa 400 abitanti.