Parlamentari veneti senza governo, ecco cosa fanno. Daniela Sbrollini raccoglie le firme

222

Fumata nera, ieri, anche al terzo giro di consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un governo di garanzia come ultima speranza per scongiurare lo scioglimento lampo delle Camere. E nel giorno in cui sia Salvini che Di Maio (e, in Veneto, Luca Zaia) anticipano il loro «no» proprio al governo tecnico, sui social furoreggia l’hashtag: #8luglio, data teorica per la nuova chiamata alle urne. Tweet e post grondanti sarcasmo con un bersaglio preciso: i neo parlamentari che giusto il 27 aprile hanno ricevuto il primo stipendio a cui, secondo i tweet più corrosivi, difficilmente rinunceranno per sottoporsi nuovamente al verdetto delle urne. Bonifici mensili di oltre dodicimila euro netti.
Che, moltiplicati per i 74 fra deputati e senatori veneti più le elette fuori regione Anna Cinzia Bonfrisco e Alessia Rotta, fanno arrivare il conto dei costi dei parlamentari in Veneto a 988 mila euro, poco meno di un milioncino.
Il punto è questo: che lo stipendio arriva puntuale ma l’attività parlamentare, inutile sottolinearlo, ora langue. Per cui, come se la vivono gli eletti veneti? Fortunati quelli che sono entrati nella «commissione speciale», l’unica costituita proprio in questa fase di stallo per occuparsi di «affari correnti». E gli altri? Studiano, dicono. «Ho chiesto di entrare alla Commissione finanze dice Alvise Maniero, deputato del M5S ed ex sindaco di Mira, nel Veneziano ed è entusiasmante avere accesso a una mole incredibile di dati. Per la commissione speciale sto studiando tanto. Il tema mi appassiona, e vero che sono numeri ma raccontano la vita delle persone. Dalle banche al gioco d’azzardo. Certo, un po’ mi manca l’aspetto operativo del fare il sindaco. Quanto allo stipendio, lo mettiamo da parte perché come nella scorsa legislatura, noi del Movimento, ne verseremo buona parte per un progetto specifico». Anche la veronese (rieletta) Francesca Businarolo dice: «Ogni settimana ci incontriamo con i “neofiti” per aggiornarci e per spiegare come funziona qui. Quanto a noi, al secondo mandato, certo, in Parlamento si può fare ben poco quindi, personalmente, ne approfitto per intensificare il lavoro sul territorio. I temi: dai Pfas alla Tav».
Rispetto ai chiari di luna della nuova legislatura, tuttavia, qualche parlamentare, a microfoni spenti, prova a scherzarci su: «Pensavo di organizzare una marcia dei deputati contro lo scioglimento delle camere». Il mood dilagante, però, è un comprensibile scoramento. «Certo, se ci fossero le commissioni… ma anche lì, saremmo in minoranza o in maggioranza?». Dario Bond, neo parlamentare bellunese di FI batte i pugni: «Dopo una vita di politica sono arrivato a Roma pieno di idee, di progetti da portare avanti e, invece, ci ritroviamo in questa situazione, una rabbia… continuo a lavorare sul territorio, dalle banche all’agricoltura». Dall’altra parte dell’arco costituzionale di Montecitorio siede Nicola Mero (M5S) Uso questo tempo per studiare, è entusiasmante avere accesso a tanti dati Manzato (Lega): Non ci si candida per poi andare in parlamento a bighellonare, meglio tornare alle urne. Pellicani, veneziano del Pd. Imbufalito, spiega: «Lega e M5S sono forze politiche prive di cultura istituzionale. Io intanto mi spendo sul territorio, incontri per la Legge Speciale di Venezia. Certo, è difficile portare avanti pure questa attività perché manca la prospettiva politica. Se penso all’emozione dell’insediamento da deputato a fine marzo…ora c’è solo frustrazione».
Sarà che in tasca ha una laurea in Filosofia, Franco Manzato della Lega, non si scompone per le montagne russe romane: «Faccio politica da tanto tempo e quindi non posso dire di essere deluso, i meccanismi sono questi. E non si va in Parlamento per bighellonare quindi o c’è un governo serio o si torni a chiedere agli italiani». E per non bighellonare, Manzato, ad esempio, è un altro che in questi due mesi ha studiato richiedendo dati e informazioni sui capitoli di bilancio dello Stato in vista di una proposta di legge per l’abbattimento della pressione fiscale alle imprese e alle famiglie».
In sintesi a nessuno piace l’idea di non guadagnarsi il pane. Alcuni ammettono che quei 13 mila euro fanno comodo anche per rientrare delle spese sostenute in campagna elettorale. E poi ci sono quelli che hanno un doppio lavoro. Sonia Fregolent della Lega, continua a fare il sindaco a Sernaglia della Battaglia, nel Trevigiano: «Da fare ne ho però dispiace avere tanta voglia di lavorare a Roma e finire con l’essere un deputato precario». Daniela Sbrollini, veterana dem alla Camera, ora approdata a Palazzo Madama, in questi mesi si è portata avanti: «Ho già depositato le mie proposte di legge così saranno calendarizzate per prime, ho raccolto le firme tra i colleghi, presentato interrogazioni parlamentari, ad esempio sulle maestre diplomate. E poi c’è il territorio, da non trascurare mai, io sono vicentina e siamo in piena campagna elettorale per le amministrative».