Il Parlamento vota l’invio di armi in Ucraina e Leonardo SpA fa affari

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Centauro II DJ di Leonardo SpA, credits Leonardo-Electronics
Centauro II DJ di Leonardo SpA, credits Leonardo-Electronics

La maggioranza parlamentare vota compatta per la quinta volta l’invio di armi in Ucraina, mentre Leonardo SpA fa affari con strumenti di morte.

Non è che vogliamo a tutti i costi attirarci gli strali di chi governa e prende le decisioni nel nostro Paese, che si presenta effettivamente come maggioranza legittima, ma riteniamo che ci voglia una bella dose di coraggio nel prendere parte a tutte le manifestazioni di dolore e contrizione per la celebrazione del Giorno della Memoria del 27 gennaio quando poi si è votato, solo tre giorni prima, il quinto decreto legislativo per l’invio di armi e strumenti di distruzione e morte all’Ucraina.

Indignarsi per le atrocità della barbarie nazista durante gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso, guardare immagini e documentari sulla inciviltà sostenuta e alimentata anche dal fascismo in Italia, dovrebbe comportare, a nostro avviso, almeno una decisa presa di posizione distanziante nei confronti di qualsiasi conflitto armato, altrimenti si rischia di far diventare queste iniziative simili ad una kermesse di routine senza alcun significato, che continuiamo a ripercorrere senza dare il giusto peso a ciò che accade intorno a noi.

E, invece, non solo l’Italia non prende posizione per una soluzione pacifica del conflitto in corso sul confine russo-ucraino, ma per decreto legislativo, cioè senza discussione parlamentare, come ormai ci siamo abituati da molti anni, il Parlamento vota in maniera pressoché compatta l’invio di nuove armi per tutto il 2023. Si continua così ad alimentare un conflitto che ci vede ormai pienamente coinvolti come cobelligeranti e che, afferma sibillino il Ministro della Difesa Guido Crosetto, «se i carri armati russi dovessero arrivare a Kiev, sarà Terza guerra mondiale», lasciando intendere che a quel punto possiamo finalmente entrare legittimamente anche con le nostre truppe.

Sono 215 i parlamentari italiani che hanno votato a favore dell’invio di armi in Ucraina, tra cui tutti quelli appartenenti alla maggioranza rappresentativa del governo, insieme ai deputati di Azione-Italia Viva e del Partito Democratico, la cui politica, evidentemente, non si differenzia dalla destra. Hanno votato contro solo 46 parlamentari, principalmente del M5S e di Verdi-Sinistra italiana, oltre a qualche deputato democratico in piena crisi di coscienza.

E, tuttavia, in questo passaggio il problema non è riposto solo nel ricorso sistematico alla modalità della decretazione d’urgenza, abusata ormai da anni dai nostri politici. Il problema non sta nemmeno nel fatto che la sinistra democratica voti in maniera compatta con la destra liberale, giacché siamo convinti da tempo che tutto il blocco liberaldemocratico non si differenzi in nulla di concreto, essendo dietro alle medesime consorterie, che i vari rappresentanti continuano ad alimentare.

Non è un caso, infatti, che a capo di agenzie e aziende direttamente coinvolte con la costruzione e la vendita di armi da guerra ci siano persone legate sia al centrodestra, tra cui lo stesso Guido Crosetto, oggi Ministro della Difesa, ma ieri  presidente di Orizzonte Sistemi Navali, una joint venture tra Fincantieri e Leonardo SpA specializzata in tecnologia per le navi militari e sistemi d’arma, sia al Pd, come denunciava già nel dicembre Gad Lerner sulla pagine di Nigrizia.

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

In particolare, oggi a rivestire incarichi di prestigio sono Marco Minniti, presidente di Med-Or, fondazione di Leonardo SpA, nata con lo scopo di promuovere le relazioni con il Mediterraneo, l’area subsahariana, il Medio e l’Estremo Oriente, e Luciano Violante, presidente di Fondazione Leonardo. Civiltà delle macchine (anch’essa evidentemente costola di Leonardo SpA), che si occupa, in maniera piuttosto preoccupante, anche del riaddestramento del personale delle scuole italiane, inviando fondi e cercando la collaborazione di enti di formazione del nostro Paese, come accade con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli.

Ad ogni modo, come dicevamo, non è tanto la decretazione d’urgenza o la comunanza d’intenti tra la destra e la sinistra al potere, figlie entrambe della liberaldemocrazia affaristica e lobbistica ammaliata da quella che possiamo definire la quadruplice radice del principio di ragione capitalistica, che aggredisce settori strategici come quello energetico, digitale, farmacologico e militare, a generare indignazione, ma il messaggio pericoloso che viene veicolato alla popolazione dalla nostra politica.

Di fatto, la votazione a maggioranza netta tra i parlamentari, i quali poi si spartiscono cariche e presidenze di fondazioni che ricevono soldi dall’esportazione di armi, come di fatto accade con Leonardo SpA, maggiore azienda al mondo produttrice di armi e aerei da guerra nel cui azionariato compare al 30% lo Stato italiano, ingenera nella popolazione la perniciosa idea che si tratti di una decisione saggia, giusta, perché legittimata dalla stessa maggioranza, espressione della democrazia. Ciò che passa è il rassicurante sillogismo secondo il quale (1) votare a maggioranza è democratico e giusto; (2) l’invio di armi è stato votato a maggioranza; (3) l’invio di armi è democratico e giusto.

Ovviamente, si tratta di una stortura etica di una pericolosità inaudita, che però è assolutamente in linea con la liberaldemocrazia attuale, cioè con quel sistema politico che consente, di fatto, solo ad una ristretta minoranza, quella con evidenti interessi personali di tipo economico, di occuparsi della politica. Siamo oggi di fronte ad un regime che dietro la maschera democratica nasconde una profonda visione oligarchica e aristocratica della politica[1], una sorta di Nouveau régime, non molto diverso nella sostanza dall’Ancien régime, dove palesemente i ricchi nobili governano, sperperano e fanno affari, imponendo sempre più tasse al popolo, inibito di fatto dalla possibilità di fare politica.

La deriva che questo regime postdemocratico neoliberale[2] sta pericolosamente prendendo, sempre più distante dalla popolazione, anche sul tema dell’invio delle armi all’Ucraina, come dimostrano gli ultimi sondaggi Euromedia Research, rischia non solo di trasformare i servizi pubblici in forniture commerciali per chi può permettersele o per chi se lo merita, ma anche di trascinare in un conflitto disastroso i nostri giovani, quelli che dovremmo educare alla pace e alla convivenza civile tra i popoli e non alla familiarità con la guerra, altrimenti del significato della Giornata della Memoria non resta che qualche bel film, passerelle e delle commoventi manifestazioni!

[1] Cfr. L. Canfora, G. Zagrebelsky, La maschera democratica dell’oligarchia, Laterza, Roma-Bari 2014.

[2] Cfr. C. Crouch, Postdemocrazia, Laterza, Roma-Bari 2003.


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a cura di Michele Lucivero

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