Da quando ieri, sia pure tardivamente, il tribunale di Vicenza ha messo fine alle tragiche pagliacciate intorno alle proprietà del Vicenza Calcio, ognuna peggiore delle precedenti, sancendone il fallimento con la possibilità, però, dell’esercizio provvisorio, se da un alto si ricomincia a parlare di calcio giocato, dall’altro il curatore Nerio De Bortoli dovrà cercare i tre milioni circa che da una prima sua analisi servibbero da qui a fine stagione. Ma De Bortoli avrà anche il compito di traghettare verso il futuro la storia del Vicenza Calcio, liberato dai suoi debiti e col “marchio” da valorizzare e cedere a un vero compratore (ogni allusione al titolare di caffè Vero fa solo piangere).
Chi parteciperà all’asta (avvenne col Napoli e con la Fiorentina poi riporatte in serie A con soldi veri di investitori veri) ad oggi non è dato sapere anceh se la futura provenienza dei i tre milioni potrà fornirne una traccia ma una domanda viene spontanea.
Se lo storico brand del Vicenza Calcio è sicuramente della curatela, chi contolla il contratto che da settembre 2006 ha rimesso sulle maglie del Lane l’altrettanto storica R della Lanerossi dei Marzotto?
C’è chi sussurra che un ruolo importante lo possa avere l’avvocato Gian Luigi Polato, che dopo l’esordio defilato come dirigente dei giovani con Pieraldo Dalla Carbonare è stato una costante nella storia non certo felice del club.
Se si succedevano alle innumerevoli presidenze e para presidenze biancorosse i vari Sergio Cassingena col figlio Dario, Danilo Preto, Tiziano Cunico, Massimo Masolo, Alfredo Pastorelli e, amaro in fondo, Marco Franchetto, a cui pure ha consigliato la “scissione” della sua Marc-One in più società col papà 95enne dell’avvocato a fare da amministratore tanto per far far sorgere dubbi anche alla Guardia di Finanza, lui, Gian Luigi, ne è stato sempre dirigente apicale, anche presidente, oltre che avvocato di fiducia di tutti.
Così di tutti che, a Napoli, direbbero che la costante negativa della storia del Lane degli ultimi decenni sarebbe proprio lui.
Speriamo allora solo che la R non sia cucita sulle maglie che furono di Paolo Rossi con vincoli, magari da monetizzare, che lo riguardino: sarebbe un altro passaggio triste di questo Vicenza e di questa Vicenza in cui pare proprio che ad emergere siano sempre suoi degni figli, alla Gianni Zonin tanto per intenderci, che si professano suoi servitori salvo servirsene cinicamemente fino in fondo…
De Bortoli, per favore, ci dica subito di chi è la R e, se è nelle mani sbagliate, la ridia ai Marzotto ma impedsica ogni altra speculazione.