Passarin, chi è costui? Nemesi del marchese Roi, don Abbondio, Rucco e conflitti di interessi

1997
Capotondi, Celebron, Bedin e innominato Passarin
Capotondi, Celebron, Bedin e innominato Passarin

Mauro Passarin, accademico Olimpico, direttore del Museo Civico di Vicenza, membro del cda della Fondazione Roi e chissà quante altre cose ancora, non parrebbe, da cotanti ruoli, uno qualunque. Ma il GdV oggi l’ha trattato come un Carneade qualunque inserendo nella didascalia della foto che lo ritraeva con l’attrice Cristiana Capotondi, famosa di suo e vice presidente della Lega Pro, il cognome e il ruolo dell’assessore Celebron, il cognome e il ruolo del direttore generale del L.R. Vicenza Bedin e… nulla sotto la foto capelluta, un po’ demodé, di Passarin.

Carneade e don Abbondio

Carneade, figura considerata minore fra i filosofi del suo tempo, fu reso famoso dalla frase “Carneade, chi è costui?” pronunciata da quel grande esempio di coraggio che Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi incarnò in don Abbondio.

Il prete che, intimorito dai bravi di don Rodrigo appoggiato dall’Innominato prima che costui si pentisse, non ebbe il coraggio di celebrare le nozze tra i popolani Renzo e Lucia, si fece quella domanda mentre leggeva nella sua stanza un panegirico in onore di San Carlo Borromeo, all’interno del quale era citato il filosofo, che, già “minore”, da allora in poi è diventato simbolo di personaggi considerati, appunto, dei “carneadi” per antonomasia.

La foto con l’innominato… Passarin

Se, allora, chi ha messo in pagina quella foto si è chiesto chi fosse quel signore con lunghi capelli che oscurava la vista di una parte del fondale del Teatro Olimpico, sempre più utilizzato come l’omonimo stadio romano, e se, non riuscendo a darsi una risposta, ne ha omesso l’identità, beh, ci viene il dubbio che si sia realizzata oggi una, sia pur piccola, prima nemesi del marchese Giuseppe Roi.

Don Rodrigo e Zonin

Se il membro del cda della Roi in nome dei cittadini di Vicenza ha dimenticato di rispondere alle loro, più che nostre, domande sull’azione di responsabilità, ancora ai box del… sistema, nei confronti di un certo cav. Gianni Zonin, il possibile don Rodrigo di un eventuale nuovo Manzoni, ebbene ben gli sta a Passarin, si sarà detto lì dove è o dove non è, il marchese che ha lasciato 100 milioni per il Museo Civico di palazzo Chiericati, in buona parte “bevuti”, è il caso di dirlo, dal re del vino de’ noantri.

Rucco, mons. Pizziol e l’azione di responsabilità

E allora il sindaco Francesco Rucco, che, insieme al vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, rappresentato in Roi dallo zoniniano mons. Francesco Gasparini, ha preso l’impegno ufficiale di far sbloccare quell’atto da Mauro “Carneade” Passarin, che lui ha scelto come direttore  e, quindi, membro del cda della Fondazione, non si meravigli.

Non si meravigli il primo cittadino, caso mai non avesse il coraggio di mantenere il suo impegno, e già sono passati quasi due mesi da quando il cda è al completo, se in qualche futura foto con lui a fare il duro con i, deboli, profughi, il GdV dopo il doppio sfavillante incarico (sindaco e presidente della provincia) e al posto di avv. Francesco scriverà “don Abbondio“, seguito da Rucco…

Sindaco, noi ancora vogliamo credere in ciò che, non solo per la Fondazione Roi, ha promesso, ma, ci perdoni la parafrasi, “verba volant, facta manent“.

Marini e Cisa col Palladio Museum e mons, Gasparini col Museo diocesano: i conflitti di interessi

Ma, se ha dimenticato il, magro, latino che ha studiato al liceo scientifico e non le bastasse quello, mnemonico, delle formule legali, sindaco si faccia aiutare dall’accademica Paola Marini , presidentessa della Roi, e dai suoi amici del Cisa, antico pascolo delle greggi di Lia Sartori e del cui Consiglio scientifico lei è membro,.

Loro, sindaco e presidente, sono così bravi in latino che il museo a loro “affidato” è il Palladio Museum, da cui, non essendo parte del Museo Civico di palazzo Chiericati a cui solo la Roi “deve” dedicarsi, sarebbe opportuno che Marini si allontanasse totalmente per evitare ogni possibile conflitto di interessi.

Così come sarebbe opportuno che mons. Gasparini, direttore del Museo Diocesano, anch’esso non civico, decidesse, per dissolvere i suoi conflitti di interessi, come passare il suo tempo oltre quello prevalente, speriamo, dedicato alle pratiche di Chiesa: se per il Chiericati, per la cui cura ha “lasciato” gran parte dei suoi averi il marchese Giuseppe Roi, o per il museo in cui è esposto il quadro del vescovo mons. Matteo Priuli acquistato con i denari della Fondazione grazie ad un assegno firmato da Zonin…

Dobbiamo proseguire? Stasera speriamo che qualcuno, di fronte alla violenza esercita contro la memoria del marchese, si penta, come l’Innominato, ci fermiamo qui. Anche perché cominciamo ad essere stanchi. Noi, come i vicentini…