Passato il 1° maggio… Nei primi 5 giorni sono morti 13 lavoratori

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primo maggio
primo maggio

Nei primi 5 giorni di maggio sono morti 13 lavoratori nei luoghi di lavoro. Da inizio anno sono 222 (oltre 400 considerando anche i decessi in itinere). Un massacro senza tregua che imporrebbe decisioni e azioni incisive. Che contrastino concretamente questa carneficina ormai diventata endemica.

E invece ci sono solo qualche dichiarazione di solidarietà e alcuni gesti simbolici. Qualcosa di inutile e inconsistente.

Di concreto rimane lo schiagurato taglio del 30% delle tariffe dell’INAL e l’entusiasmo del vicepresidente del consiglio e ministro del lavoro Luigi di Maio per “il minor costo del lavoro” del quale avrebbero beneficiato aziende e imprenditori. Meno soldi a chi deve controllare le condizioni di sicurezza di chi lavora.

E altre “cose concrete” arrivano da Vicenza con la proposta di CGIL-CISL e UIL di creare un sito Web assieme a Confindustria sulla questione della sicurezza bei luoghi di lavoro. Una proposta che si potrebbe definire, a voler essere buoni, inadeguata e tragicamente risibile.

Che dire? Non si potrebbe, invece, pretendere di aumentare gli investimenti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro? Assumere, magari, personale addetto alla prevenzione e ai controlli nei luoghi di lavoro? Promuovere e pianificare la ricerca e l’innovazione tecnologica indirizzandola a sviluppare apparecchiature e metodi di produzione sempre più sicuri per lavoratrici e lavoratori? E, anche, ripristinare e aumentare le sanzioni a chi non garantisce una normale sicurezza di chi lavora?

Forse non si fanno questi “passi” perché si ha paura di “aumentare” i costi delle aziende e degli imprenditori? E domandiamoci se sia possibile quantificare in denaro la vita e la salute di chi vive del proprio lavoro, di qualsiasi essere umano. E se questo “baratto” tra salute e profitto non sia da considerarsi qualcosa di profondamente ingiusto e spaventoso.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.