Il passato e il presente della FUCI, tra Chiesa e società: in Veneto uno dei circoli più attivi è quello padovano

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FUCI: un ponte tra la Chiesa e l'università
Dal 1896, la FUCI è un'associazione universitaria cattolica.

Nel 1896, a Fiesole, venne fondata la Federazione Universitaria Cattolica Italiana. La fondazione della FUCI costituì un esempio importante dell’interesse di partecipazione alla società civile e alla politica dei cattolici che culminò poi con la revoca del “Non expedit” del 1919.

L’espressione “non expedit” fu introdotta per la prima volta il 30 gennaio 1868 dalla Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari. In tale occasione, la Congregazione dichiarò l’inaccettabilità della partecipazione dei cattolici italiani alle elezioni politiche del Regno d’Italia e, di conseguenza, alla vita politica nazionale italiana. È da notare che questo divieto non si estendeva alle elezioni amministrative.

La FUCI venne fondata soprattutto in risposta alle esperienze anticlericali e positiviste che caratterizzavano la vita delle università e degli ambienti accademici.

Inizialmente questa necessità fu riconosciuta da un piccolo gruppo di universitari romani che nel 1889 si riunirono nel “Circolo di San Sebastiano”. Questo gruppo giovanile auspicava un possibile coordinamento delle associazioni cattoliche presenti in varie sedi universitarie attraverso un periodico. “La Vita Nova” era una rivista di cultura universitaria e studi sociali diretta dal cattolico Romolo Murri.

Proprio tra le pagine di tale rivista venne formulata  per la prima volta l’ipotesi di un congresso universitario cattolico. Il fine era quello di  “rifare la città umana, ma dietro le norme della fede ispiratrice e con i vincoli della operosa carità cristiana”. Nel 1896, in occasione del  XIV Congresso dei cattolici italiani, venne fondata ufficialmente la “Federazione universitaria cattolica italiana” (FUCI), con “La Vita Nova” come organo di stampa.

Dagli albori fino alla Seconda guerra mondiale

Ben presto all’interno della FUCI si andò a creare un contrasto tra chi desiderava una maggiore aderenza alla matrice religiosa e chi invece auspicava un intervento più incisivo nella realtà sociale e politica italiana. Di fatto la federazione, con l’aiuto di assistenti ecclesiastici come Gian Domenico Pini che ne certificassero l’assoluta fedeltà alla Chiesa, assunse, comunque, una posizione di netta autonomia rispetto al resto del movimento cattolico.

Il primo dopoguerra costituì un momento molto travagliato per la FUCI. Sul piano politico infatti, eccezion fatta per un timido avvicinamento al Partito Popolare di Luigi Sturzo, rimase per lo più silente. Tuttavia questa posizione defilata le permise sia di continuare a far sentire la sua presenza nella vita universitaria, sia di rappresentare  l’unica alternativa rimasta ai Gruppi Universitari Fascisti (GUF). Contemporaneamente la FUCI si sviluppò internazionalmente. Nel 1921 infatti fu tra i promotori del Movimento internazionale degli universitari cattolici.

Con l’approssimarsi e lo scoppio della Seconda guerra mondiale poi, molti fucini presero in mano le armi e questo partecipzione attiva agli eventi si accentuò nel periodo della Resistenza: questi giovani universitari cattolici erano mossi dalla consapevolezza che, dietro la tragedia di quegli anni, vi fossero i segni di un avvenire in nome del Vangelo.

La seconda metà del XX secolo

Una volta riattivata la democrazia del paese la classe dirigente democristiana fu formata ed animata da gran parte dei giovani provenienti dalla FUCI (come per esempio Aldo Moro e Giulio Andreotti) e, soprattutto, ben trentacinque Costituenti avevano un passato fucino. Se in quegli anni cruciali per il Paese, la federazione cattolica tenne fede al suo proposito di coniugare la vocazione intellettuale e spirituale con l’interesse per la politica, nei successivi anni cinquanta si consolidò la scelta del primato della fede su ogni pretesa di attivismo politico.

Tuttavia, nonostante la scelta di seguire finalità maggiormente religiose, la FUCI rimase ben lontana dalle posizioni dell’Azione Cattolica. Questa associazione era – ed è tutt’ora –  il più grande collettore di realtà cattoliche. Al tempo era presieduta da Luigi Gedda, a cui papa Pio XII aveva affidato il compito di costruire insieme alla DC il più largo fronte cattolico possibile. La FUCI e i suoi aderenti, invece, spesso preferivano un impegno sociale e spirituale più ridotto. La scelta fucina era concepita come l’unica possibile per dare ai giovani universitari che ne facevano parte la possibilità di capire la propria identità personale e politica. Questo condusse inesorabilmente al contrasto tra le due realtà.

E ora?

La FUCI tuttora rimane una realtà vivace all’interno della Chiesa cattolica e continua, seppur con numeri decisamente ridotti, la sua missione intellettuale. In Veneto, uno dei circoli più attivi è quello padovano. Ogni mercoledì si ritrova a pochi passi dall’università un gruppetto di giovani universitari cattolici. Le attività sono le più varie: dalla tradizionale lectio divina, alle discussioni su temi della contemporaneità. In questo periodo di piena sessione di esami, i giovani fucini padovani prediligono la discussione riguardo a un libro scelto per incentivare la lettura privata e la riflessione individuale.

Nonostante, più di duecento anni di storia e il sempre maggiore allontanamento dei giovani dalla Chiesa, ancora oggi la Federazione Universitaria Cattolici Italiani gode dell’attenzione del mondo accademico e ecclesiale per il ruolo fondamentale e plurisecolare che mantiene nella formazione dell’identità, personale e spirituale, dello studente universitario.