Patrick Zaki torna libero, l’Egitto concede la grazia. Pierantonio Zanettin: “Ringraziamo il ministro degli Esteri Antonio Tajani”

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Patrick Zaki
Patrick Zaki

Patrick Zaki ha ricevuto la grazia presidenziale da Al Sisi. Lo hanno reso noto le autorità egiziane e le agenzia stampa. Il 18 luglio 2023 il tribunale di Mansoura aveva condannato Patrick Zaki a tre anni di detenzione in Egitto con verdetto definitivo.

“Abbiamo ricevuto segnali positivi dallo Stato” aveva scritto su Facebook Tariq Al-Awadi, attivista per i diritti umani e membro del Comitato presidenziale per la grazia, che aveva presentato una richiesta formale di grazia immediata per l’attivista e ricercatore egiziano.

“La grazia concessa a Patrick Zaki dal presidente egiziano Al Sisi è una notizia in cui tutti
speravamo e che ci riempie di gioia”, ha dichiarato il senatore vicentino di Forza Italia Pierantonio Zanettin. “Ringraziamo il governo italiano, la Farnesina e il ministro degli Esteri Antonio Tajani che si sono spesi per raggiungere questo risultato. Adesso Zaki potrà finalmente ritornare alla sua vita e riabbracciare i suoi cari”, ha concluso Zanettin.

La campagna Free Patrick Zaki di Amnesty International

Patrick George Zaki, attivista e ricercatore egiziano, si trova dal 7 febbraio 2020 in detenzione preventiva fino a data da destinarsi. È un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media.

Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki, studente egiziano del Gemma (Master Erasmus Mundus che si occupa di “Women’s and Gender Studies”) dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, viene fermato all’Aeroporto del Cairo, appena atterrato con un volo proveniente dall’Italia.

Nel suo paese avrebbe dovuto trascorrere solo una vacanza in compagnia dei suoi cari in una breve pausa accademica. E invece è iniziato l’incubo.

Dopo diverse ore di sparizione forzata, ricompare il giorno dopo, 8 febbraio, di fronte alla procura della città di Mansura per la convalida dell’arresto. Il mandato di cattura contiene le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo.

Dopo estenuanti rinvii, le prime due udienze del processo si tengono però solo a luglio. Nella seconda, quella di domenica 26, il giovane studente – visibilmente dimagrito – incontra i suoi avvocati per la prima volta dal 7 marzo. Il 25 agosto 2020, sempre per la prima volta da marzo, vede sua madre, per un breve colloquio. Il 7 dicembre il giudice della terza sezione del tribunale antiterrorismo del tribunale del Cairo annuncia il rinnovo per 45 giorni della custodia cautelare. Il 19 dicembre Patrick incontra nuovamente la madre nel carcere di Tora. «Sono fisicamente e mentalmente esausto, non ne posso più di stare qui e mi deprimo a ogni tappa dell’anno accademico mentre sono qui invece che con i miei amici a Bologna», le racconta. In questi mesi la famiglia ha ricevuto solo due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che il ragazzo aveva scritto e inviato.

Patrick Zaki rischia fino a 25 anni di carcere per dieci post di un account Facebook, che la sua difesa considera falsi, sulla base dei quali la magistratura egiziana basa le sue accuse.

A causa della diffusione del Covid-19 anche in Egitto per Patrick, così come per altre decine di migliaia di detenuti egiziani, le preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria sono fortissime