"Dopo i primi due provvedimenti di revocatoria a favore della BPVi in Lca riguardo alle donazioni e cessioni di beni mobili e immobili effettuate dall’ex presidente Gianni Zonin, sono molte altre le richieste analoghe da noi presentate presso i Tribunali civili competenti di Vicenza, Padova, Venezia e Udine. Dopo la sospensione imposta dall’emergenza sanitaria, riprenderanno le udienze e dovrebbero andare in decisione le cause che hanno ad oggetto gli altri atti dispositivi del Cav. Zonin, ivi inclusi i noti patti di famiglia con oggetto le quote delle holding di famiglia".
Questo è quanto ci ha dichiarato dopo i primi successi dell’azione legale l'avvocato Verzoni da noi interpellato sull'evoluzione della vicenda giudiziaria dell'azione di responsabilità per circa due miliardi di euro intrapresa fin dagli inizi del 2017 su precedente mandato assembleare dagli avvocati Carlo Pavesi e Stefano Verzoni, legali della BPVi in Lca, contro Gianni Zonin, il presunto dominus della ex Banca Popolare di Vicenza, e altri vertici e organi di controllo societari (vedi il nostro doculibro “BPVi. Risparmiatori ingannati. L’azione di (ir)responsabilità” e su Bankileaks.com, sezione file Premium, le oltre 300 pagine della citazione, ndr)).
Tutto questo, per la storia del crac della BPVi e di quello strettamente connesso di Veneto Banca, va inquadrato anche in due delle tante diverse e contrastanti decisioni prese nei confronti dei vertici delle due banche: mentre a Roma il Gip, su richiesta della procura, procedeva a provvedimenti di restrizione della libertà per Vincenzo Consoli, ex ad e dg di Veneto Banca, e a sequestri anche a carico dei beni della moglie, Antonino Cappelleri, allora procuratore capo di Vicenza, recentemente promosso a Padova, valutava come prematuro ogni atto di quel tipo nei confronti dell'ex presidente della BPVi in un'intervista concessaci un anno prima il 9 maggio 2016, di cui riportiamo di seguito lo stralcio relativo.
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