Patto fiscale, Il Sole 24 Ore: “Ricavi prevedibili o una tantum: ecco quando conviene”

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Per alcuni contribuenti il Patto Fiscale potrebbe fruttare un notevole risparmio d’imposta. Lo sostiene Il Sole 24 ore che oggi dedica il Primo Piano al concordato preventivo con il Fisco per il biennio 2024-25.

E fornisce subito qualche esempio: “La società immobiliare che ha già pattuito canoni in crescita per il 2025. Il professionista che sta per incassare il compenso straordinario per una grossa operazione”.

Il quotidiano economico ricorda la survey svolta tra i professionisti e pubblicata lo scorso 1° luglio dalla quale emerge che alcuni contribuenti che hanno una anche solo una vaga idea di stima del reddito del 2025, di fronte al maggior reddito proposto dal software delle Entrate, potrebbero optare per il Patto fiscale.

Per questi soggetti “viene anche meno l’altro grande timore manifestato dal 39,4% dei partecipanti alla survey: la necessità di versare maggiori imposte. Perché l’incremento del carico fiscale potrebbe comunque lasciare una porzione significativa di reddito completamente detassata (a parte l’applicazione dell’Iva, sempre dovuta secondo le regole generali). Inoltre, ad ammorbidire lo scalino delle maggiori imposte dovute in caso di adesione è anche il decreto correttivo varato dal Consiglio dei ministri venerdì 26 luglio, che prevede l’applicazione di aliquote sostitutive (variabili dal 15% al 3% per soggetti Isa, forfettari e start-up) sul maggior reddito proposto dal Fisco”.

E ancora: “Le situazioni fortunate sono riconducibili essenzialmente a due categorie: i casi in cui il reddito futuro è in qualche modo prevedibile, come quando un’impresa ha appena ottenuto una commessa pluriennale con un minimo garantito; e i casi in cui si finalizza un incarico straordinario o un lavoro una tantum”.

Difficile dire quanti saranno i “fortunati” in queste condizioni, mentre ci sono maggiori certezze per gli 1,9 milioni di contribuenti del regime forfettario per i quali la proposta riguarderà solo il reddito 2024.

Ad ogni buon conto, precisano Dario Aquaro e Cristiano Dell’Oste per Il Sole “sia per gli Isa che per i forfettari, non va dimenticato che il reddito concordato (e anche il maggior reddito dichiarato) fisseranno in qualche modo una base per i bienni successivi. E chi beneficia di entrate una tantum dovrà essere in grado di motivarlo, soprattutto se poi non aderirà più al patto fiscale”.

Potrà sembrare assurdo, ma sulla convenienza o meno di aderire al concordato pesa anche la sorte. “A volte – si legge a chiusura dell’approfondimento – la convenienza del concordato sarà legata a puri colpi di fortuna, come quello del medico con partita Iva che era anche dipendente di una clinica e si è dimesso – casualmente al momento “giusto” – per fare solo la libera professione. In queste ipotesi, il patto fiscale regalerà un super risparmio ad alcuni contribuenti.

Ma a tutti gli aderenti, anche a quelli che avranno un vantaggio più modesto, offrirà comunque una nuova occasione di “fuga dall’Irpef”, sottoponendo altri redditi a un nuovo prelievo sostitutivo (anziché alle aliquote progressive). Accanto ai fortunati che si trovano già nelle condizioni ideali per risparmiare, ci saranno poi coloro che tenteranno di adattare il flusso dei propri introiti, così da massimizzare i vantaggi fiscali. Ma qui bisognerà muoversi con cautela per evitare contestazioni dell’amministrazione finanziaria”.

Quest’ultimo aspetto è a sua volta approfondito in un articolo a parte dell’edizione odierna, raggiungibile attraverso il link sottostante.

Fonte: Il Sole 24 Ore