Quando nel 1973 Erica Jong scrisse “Paura di volare” erroneamente i critici ne fecero una vicenda autobiografica quando invece appare ora chiaro che si trattava di una lucida visione prospettica, direi premonitrice, del dramma dell’Alitalia. Non una paura del volo in sé ma delle conseguenze economiche, per le nostre tasche, che comporta la sopravvivenza della compagnia di bandiera italiana.
E che dire di Ernest Hemingway che con il racconto “Il vecchio e il mare” ci ammonì con quaranta anni di anticipo sull’inizio dei lavori del Mose che molti, tantissimi, sarebbero diventati vecchi prima di riuscire a vedere in funzione la diga.
Sia chiaro qui non si sta certo sposando la folle teoria di chi vorrebbe azzerare il codice degli appalti per consegnare tutto alla malavita e ai tangentisti. Per cominciare si potrebbe applicare il divieto di gold plating, cioè di aggiunta eccessiva di norme nazionali rispetto alle direttive europee, realizzare corsie preferenziali e di procedure eccezionali ma senza allontanarsi troppo dal codice.
Poi, come sempre e in ogni campo, la differenza più che le regole, la fanno gli individui e se si scelgono dei ladri da mettere nelle gare di appalto che cavolo ci possono fare le leggi?
Una piccola proposta però l’avrei, alla luce di quello che si legge in questi giorni: a presiedere gli appalti si dovrebbero mettere solo persone nubili o celibi, senza figli, sorelle, fratelli, zii, meglio ancora se orfane, questo eliminerebbe anche cognate e cognati, e pure i nipoti. Perché non sono solo le famiglie mafiose il nostro problema, ma anche quelle anagrafiche.