Payback in sanità: il rischio è che questa misura mandi ko il Sistema sanitraio regionale del Veneto: lo dice Cristina Guarda.
La consigliera regionale di di Europa Verde ha affidato a una nota la sua opinione in merito: “Rendere di fatto compartecipi le imprese del settore sanitario nella programmazione economica dei bilanci regionali sanitari e dunque nella gestione della sanità stessa non è stata, a suo tempo, una grande idea.
Tanto è vero che oggi questo bizzarro meccanismo, una ibridazione impossibile in quei termini tra economia di Stato e libero mercato, ci rende il salatissimo conto, visto che le aziende oggi obbligate a riversare al bilancio regionale quanto speso in più e accertato in termini di scostamento dal tetto di spesa hanno già praticamente manifestato il tragico corno del dilemma, che possiamo riassumere così: o pagano il dovuto per legge e di conseguenza rischiano di fallire e non poter più produrre i dispositivi medici di cui il sistema ha bisogno, oppure non pagano generando un buco di bilancio di parecchi milioni di euro.
In ogni caso – prosegue la consigliera – le conseguenze del Payback in sanità per il Veneto sarebbero disastrose, visto che negli anni considerati dalla ricognizione ministeriale, la nostra Regione da benchmark è nella top five delle regioni che hanno ‘sforato’ di più.
Per questo, nella giornata odierna, ho chiesto agli assessori regionali alla Sanità e al Bilancio come intendono intervenire per preservare il sistema sanitario veneto dalle possibili ricadute, quali sono le ULSS maggiormente interessante dagli scostamenti e quali i dispositivi medici forniti.
La proroga al 30 aprile 2023 stabilita dal governo Meloni è solo atto di temporeggiamento motivato dalla evidente necessità di intervenire, che però non acquieta dubbi e paure sul futuro del sistema sanitario del Veneto”, conclude Guarda.