Payback sanitario, allarme Confart Veneto per Odontotecnici accerchiati da richieste di rimborso

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odontoiatra payback sanitario

Grande preoccupazione tra gli odontotecnici per la possibilità che arrivino le richieste di rimborso per il payback sanitario.

Si tratta del sistema con il quale le aziende fornitrici di dispositivi medici al Servizio sanitario devono contribuire al parziale ripianamento dello sforamento del tetto di spesa regionale.

Il Decreto Legge n. 115/2022, il cosiddetto “Aiuti- bis”, ha dato un’accelerazione al meccanismo del payback sanitario ponendo a carico delle aziende fornitrici l’obbligo di rimborsare quote della spesa per dispositivi medici eccedente il limite fissato nella misura del 40% per l’anno 2015, del 45% per il 2016 e del 50% a decorrere dal 2017. 

Per Gianpaolo Bullo, presidente regionale degli odontotecnici di Confartigianato “a fronte di forniture già consegnate ad Asl e ospedali tra il 2015 e il 2018, in questi giorni gli odontotecnici veneti potrebbero ricevere, come sta accadendo in altre parti d’Italia, la richiesta da parte delle Asl di restituire delle quote. Si tratta di un meccanismo di controversa definizione, basti pensare che, pur essendo stato introdotto nel 2015, non è stato fino ad oggi mai applicato”. 

Continua poi Bullo: “Non è possibile che i nostri laboratori, che stanno vivendo un periodo difficile, in Veneto siamo calati del 2.5% nel corso dei primi 6 mesi del 2022, a causa degli aumenti dei costi dei materiali e dell’energia e del calo dei fatturati a causa della crisi economica, debbano a gennaio restituire ingenti somme a causa del superamento del tetto di spesa per dispositivi medici; evento del quale essi non sono in alcun modo responsabili. 

Quello del payback sanitario – conclude Bullo è un meccanismo che si basa su norme poco chiare. Gli odontotecnici realizzano dispositivi medici specifici, ossia manufatti protesici unici perché fatti su misura del paziente.

La Regione Veneto dovrebbe tener conto di questo perché l’applicazione indiscriminata di disposizioni di questa natura rischiano di avere gravissime conseguenze sulle imprese, molte delle quali stanno pensando di presentare ricorsi innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale”.