C’è chi ha cominciato appena ha potuto. Chi invece ha aspettato questo fine settimana. Sensibilità e tempi diversi. In Diocesi ci si organizza in modo differente: alcune Unità pastorali hanno scelto le due p – pazienza e prudenza – altre, vista la possibilità concessa dall’accordo tra Cei e Governo, hanno riaperto le chiese ai fedeli la mattina di lunedì 18 maggio. Le regole sono rigide e il lavoro per le parrocchie rigoroso: organizzazione dei nuovi spazi, igienizzazione dei locali, formazione dei volontari-controllori, comunicazione dei nuovi orari delle celebrazioni ai fedeli. Per il popolo è invece più semplice, le attenzioni da avere non sono molto diverse da quelle che ognuno di noi adotta per andare in farmacia o dal fornaio (vademecum da staccare al centro del giornale). Ma soprattutto c’è la gioia del ritorno. «La reclusione forzata è stata un’occasione per riscoprire la fede e oggi torno a prendere l’eucaristia con una gioia immensa – dice Roberta, 35 anni, raggiante, martedì 19, alle 8.55, mentre sta entrando nella chiesa di San Lorenzo, in centro a Vicenza. È la prima volta dopo i mesi di lockdown -. Andare a messa non deve essere un’abitudine. Ricominciare le mie giornate di lavoro con la celebrazione è bellissimo».
Lunedì 18, per fare qualche esempio, le celebrazioni sono riprese nell’Up Centro storico e il vescovo Pizziol ha ricominciato a celebrare alle 8 in Duomo. Martedì 19 (giorno di chiusura del nostro settimanale) in Cattedrale i fedeli ben distanziati erano una quarantina.
Il Vescovo celebra senza guanti (non sono obbligatori neanche per i fedeli, basta l’igienizzazione all’ingresso della chiesa) né mascherina; don Pierangelo Ruaro, in piedi sulla destra, dirige i canti. Il corpo di Cristo è affidato a due presbiteri che lo distribuiscono, uno ad uno ad un popolo in due file ordinate. Piccoli assembramenti, però sono inevitabili.
«Per me la fede è un atto corale, la fede è un abbraccio – dice all’uscita Agata Keran, storica dell’arte -. Se non può essere fisico è giusto che sia virtuale, ma tutti insime, nello stesso luogo». Al Duomo il controllo dell’assemblea durante la settimana è affidato a due volontari del Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta. «Nel fine settimana saremo in 4, ci aspettiamo più persone. Possiamo farne entrare 200, non di più. In questi giorni feriali non ci sono stati problemi, solo quando ci si inginocchia forse si è troppo vicini alla persona seduta di fronte».
La prima celebrazione dopo il lockdown è invece in programma sabato 23 maggio nell’Up di Piazzola sul Brenta: «La fretta è una cattiva consigliera – dice il cappellano don Riccardo Pincerato -, ci siamo presi qualche giorno per organizzarci al meglio. Sabato e domenica celebriamo all’aperto nelle frazioni di Presina e Isola Mantegna, se piove le messe saltano. È necessario prendere le misure. Domenica, alle 11, la celebrazione è invece all’interno del Duomo di Piazzola per mantenere la diretta streaming utile a chi non può o non si sente di partecipare». «Molte famiglie con bambini ci hanno già detto che non parteciperanno, sono titubanti – continua don Pincerato -. Siamo curiosi, sicuramente non prevediamo il pienone». Le celebrazioni, all’aperto, saranno molto semplici: «Un tavolo, sedie distanziate, predica breve ed efficace – spiega il prete -. In esterna è necessario essere incisivi. Per la distribuzione dell’eucaristia saremo noi preti a girare tra i banchi indossando mascherina e guanti. L’idea del popolo in cammino in questo caso salta, non è facile digerire le nuove indicazioni, ma è giusto fare quello che è più sicuro».
Si attende il corrente fine settimana anche nell’Unità pastorale di Cassola dove dal 31 maggio sarà utilizzabile una tensostruttura di 700 metri quadrati montata all’esterno della chiesa di San Zeno. «Le sedie, rispetto ai banconi, permettono un distanziamento più sicuro e agile – spiega il parroco don Stefano Caicchiolo -. Tanta gente ha voglia di tornare in chiesa . Speriamo ci sia una rappresentanza eterogenea di fedeli». In attesa del tendone, le celebrazioni si tengono all’interno degli edifici.
La decisione di posticipare la prima messa al prefestivo è dettata soprattutto dalla necessità di riunire, formare i volontari e informare i fedeli.«Ci siamo presi alcuni giorni per fare le cose per bene – spiega il parroco don Claudio Bassotto -. Abbiamo dovuto rivedere il numero di messe e stiamo distribuendo ai parrocchiani dei volantini con le norme da seguire e i nuovi orari. La prima celebrazione è il corrente sabato alle 18 a Muzzolon, alle 19 a Spagnago e alle 19.30 a Cornedo. Domenica alle 8 e 10.30 a Cornedo. Quella delle 18.30 è sospesa. Celebreremo sempre all’interno».
Partenza rallentata solo per la parrocchia di Santo Stefano nell’Up Centro storico di Vicenza. Lunedì 18 le celebrazioni sono riprese a San Pietro, santa Caterina e ai Servi: «Non abbiamo visto l’invasione – dice il parroco don Ivano Maddalena -, ma volti noti, gente cara, persone intelligenti, composte. Il nostro gruppo di volontari-sacrestani è preparato, i fedeli sono invitati a informarsi e a leggere bene le disposizioni. Dobbiamo procedere con pazienza e prudenza». «In generale non è facile, stiamo vivendo disagi – sottolinea e conclude don Claudio Bassotto -. Sono emersi tanti tipi di spiritualità diversi: chi chiede a tutti i costi la comunione, chi ha paura e ha già detto che non verrà, chi dice che era meglio aspettare, chi dice “ma sì proviamo”. Io amo la chiesa, ma forse avrei preferito più pazienza e prudenza. In certe case è stata davvero scoperta la “piccola chiesa domestica”, come l’ha definita il vescovo Pizziol. Le famiglie hanno riscoperto lo stare insieme, guardare un film, pregare. Il tempo del virus ha fatto emergere grandi forze, ma anche nodi, che piano piano vanno sciolti».