Pd di Vicenza sospende Francesco Fabris. La resistenza dei renziani, nel partito che vira a sinistra

563
Pd, Renzi e Zingaretti
Pd, Renzi e Zingaretti

La commissione di garanzia del Partito Democratico di Vicenza ha applicato il punto “c” dell’articolo 13 decidendo la sospensione fino a dicembre 2019 di Francesco Fabris, ex assessore Pd di Torri Quartesolo.

La sua colpa? Alle ultime elezioni amministrative del Comune alle porte di Vicenza ha sostenuto una lista civica che si contrapponeva a quella appoggiata dal Pd e capitanata dal sindaco Diego Marchioro, tornato primo cittadino e che qualche giorno fa ha anche tuonato per la pagina Facebook comunale gestita da un altro ex assessore.

Nella lista sostenuta da Fabris c’erano due persone iscritte alla Lega e una di Fratelli d’Italia, due partiti che senza far apparire il loro logo appoggiavano la civica, che era la stessa di cinque anni fa sostenuta anche dal Pd, senza nessun simbolo di partito.

Il problema è che il leader renziano vicentino Marchioro ammette che non aveva mai convocato il circolo Dem di Torri per parlare delle elezioni comunali, sostenendo di non aver mai chiesto l’appoggio del partito. Ma soprattutto anche nella sua lista erano candidate persone di idee politiche distanti dal Pd.

A gettare un altro punto di domanda sulla vicenda, però, è il fatto che a presentare la segnalazione del caso di Fabris sia stato Cristiano Spiller, giovane esponente del partito e secondo consigliere comunale più votato nel Pd dietro a Isabella Sala, ma senza alcun ruolo provinciale.

E’ evidente che alla luce di una sospensione sulla quale si sarebbe potuto soprassedere, affiorano una serie d’interessi superiori, con sullo sfondo le consuete schermaglie interne al principale partito del centrosinistra italiano. A partire dai malumori per il riassetto, dopo la parentesi del “dominio” renziano, che sta repentinamente spostando la barra verso la sinistra del nuovo corso a sostegno di Nicola Zingaretti.

Con buona pace degli elettori, sempre più rassegnati ad arrancare dietro la Lega di Matteo Salvini che nemmeno il Russiagate scalza dal veleggiare, di gran lunga secondo i sondaggi, come primo partito italiano.