Quanto sta trapelando sui media in queste ore – è scritto in un comunicato di Matilde Cortese Massimo M. Follesa ed Elvio Gatto portavoce CoVePA – in materia di Superstrada Pedemontana veneta è agghiacciante. Le intercettazioni pubblicate sulla stampa parlano di un sistema truffaldino ammesso bellamente durante le conversazioni telefoniche di questi signori che avrebbero dovuto garantire la qualitá dell’opera, nonchè la sicurezza di cittadini e operai. Invece è successo ben altro.
Fermo restando che sarà la magistratura a pronunziare un verdetto definito al riguardo, speriamo che prenda in considerazione anche la fattispecie dell’attentato alla sicurezza dei pubblici trasporti oltre alla truffa. Essa però potrà agire solo per la sfera penale, in questa vicenda di aberrazioni schifose c’è un passaggio che non può essere sottaciuto. Chi è la figura che per prima avrebbe dovuto garantire la integrità della commessa? Si tratta del direttore dei lavori, l’ingegnere Adriano Turso, il quale ricordiamolo una volta ancora non è solo una figura riferibile alla parte privata, ma in ragione della natura della commessa in project financing, è anche un pubblico ufficiale facente funzione.
Il Covepa da tempo ha segnalato nelle sedi opportune, le incognite che si addensavano su questo personaggio. E adesso alla luce dei fatti possiamo constatare effettivamente quanto la Regione Veneto abbia, anzi non abbia, fatto in termini di controlli preventivi. Ricordiamo a tutti che la Regione, che è il concedente dell’opera, avrebbe dovuto agire con occhiuta terzietá, non tifando per l’opera, impegnandosi a contestare al concessionario, ove necessario anche la singola virgola anche il punto decimale ove necessario.
A questo punto visto il silenzio assordante della giunta capitanata dal leghista Luca Zaia c’è una domanda che sorge spontanea. Il governatore da che parte sta? Dalla parte di chi è accusato di reati gravissimi che possono anche essere l’epilogo di eventi mortali o dalla parte della legalità? Zaia sta dalla parte del mercimonio più becero o dalla parte della trasparenza? Con quale coraggio Zaia dava dei lazzaroni, queste le sue parole esatte, a coloro i quali parlavano di possibili illiceità nell’ambito della realizzazione del progetto?
Quante volte Zaia si è permesso di etichettare in malo modo coloro che dietro ad ogni carriola vedono del marcio? Come mai, ora che i fatti lo hanno messo ko, il presidente della giunta e il suo baldanzoso ufficio stampa hanno perso la abituale e pacchiana sicumera dei gironi della pseudo inaugurazione di Breganze? In quale studio legale trevigiano Zaia si sarà rifugiato in queste ore per meditare filosoficamente sulla sua nullità politica?
Ma non è finita qui. Come vanno interpretate le ambigue dichiarazioni alla stampa del presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti della Lega? Che c’entra la sua funzione con questa vicenda? A chi è rivolto il suo messaggio trasversale quando dopo lo scandalo di queste ore sui media veneti fa facendo bizzarri riferimenti parlando di abbondanza di ghiaia?
Chi sono i destinatari ultimi di questo messaggio cifrato? C’è fra loro qualche subfornitore del concesionario della Sis che si è fatto sfuggire quache parola di troppo? A questo punto Zaia in persona (e non la struttura commissariale della Spv il quale è un organo tecnico che in realtà è solo il parafulmine del governatore) deve produrre in tempi brevissimi l’elenco millimetrico dei controlli amministrativi e sul campo compiuti dalla Regione.
Se ciò non avverrà nel giro di un paio di giorni vuol dire che palazzo Balbi da tempo, politicamente parlando, si è trasformato in una escrescenza o in una sussidiaria del concessionario della Spv ovvero della Sis.
Se Zaia e soci non procedono con la rescissione in danno della convenzione in essere tireremo le logiche conseguenze, che possono trovare un orizzonte solo nel mondo degli interessi più inconfessabili.