Pedemontana, Guarda (CpV) e Zanoni (PD): “Crollo ponte, poteva scapparci il morto. La Regione scandalosa”

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“Se l’opera fosse stata aperta poteva scapparci il morto. È stato un miracolo se non si contano vittime. E quello che continua a far rabbrividire in prospettiva è la minimizzazione dell’accaduto da parte della struttura regionale che si occupa dell’opera. È inaccettabile che il cedimento venga giustificato dicendo che le lavorazioni di completamento del ponte non erano concluse. Quel ponte è stato realizzato più di un anno fa: serve davvero così tanto tempo per mettere in sicurezza, evitando quindi i vari smottamenti, un tratto di trincea?”.

A prendere posizione sulla vicenda legata al recente crollo del ponte-canale di Trevignano (TV), lungo il tracciato della Pedemontana, sono i Consiglieri regionali Cristina Guarda (Civica per il Veneto) e Andrea Zanoni (Partito Democratico) che, assieme ai colleghi Piero Ruzzante e Patrizia Bartelle del costituito Coordinamento Veneto2020 di cui fa parte la stessa Consigliera Guarda, hanno presentato un’interrogazione alla Giunta Zaia.

I Consiglieri puntano l’indice sul fatto che “già durante la discussione relativa al sequestro della galleria di Malo abbiamo chiesto alla Regione di verificare e controllare la qualità dei materiali utilizzati nelle opere in cemento armato della Pedemontana, sia in quelle già completate che in quelle in corso di realizzazione. Il ponte-canale dovrebbe essere un’opera antisismica, quindi dovrebbe essere resistente a terremoti e infiltrazioni e non soggetto a smottamenti dopo una pioggia di bassa intensità. Evidentemente, anche la decisione di interrare la superstrada in una trincea che si trova in una zona di ricarica di falda, aumentandone così i rischi idrogeologici e l’aumento dei costi, non si sta rivelando felice”.

Nell’interrogazione viene inoltre ricordato che “lungo il percorso della Superstrada Pedemontana Veneta si sono già verificati in precedenza altri cedimenti, ad esempio presso il torrente Chiavone a Breganze e presso il torrente Poscola a Castelgomberto” e che “la SPV è stata fin da subito costruita a “singhiozzo”, con una molteplicità di cantieri anche di poche decine di metri lungo il tracciato, senza rispettare il diffuso sistema di costruzione per lotti”.

I quattro firmatari chiedono in particolare alla Giunta Zaia “quali sono le misure che intende assumere per prevenire analoghi eventi, se ha in previsione di effettuare un monitoraggio complessivo delle infrastrutture analoghe a quella crollata, quali garanzie di sicurezza vi sono per l’utenza che nel prossimo futuro fruirà della superstrada e quali azioni intraprenderà nei confronti del concessionario”.

Zanoni e Guarda evidenziano infine che “la situazione è tale da esigere provvedimenti urgenti. Invece chi ha la responsabilità, ovvero la Regione, mette la testa sotto la sabbia. E, come se non bastasse, è inquietante anche il fatto che c’è un direttore dei lavori indagato per la galleria di Malo che continua ad operare come se nulla fosse successo. Nessuno dice niente anche se le ombre su quest’opera sono ormai gigantesche”.

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