Pensioni quota 100 nella P.A., Giulia Miglioranza (Cgil): “una farsa lunga 8 anni!”

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Quasi 950 pensionamenti – è scritto in una nota della Cgil Vicenza – nelle Funzioni Locali e Aziende Ulss della provincia di Vicenza previsti a partire da agosto 2019, data in cui dovrebbe entrare in vigore anche per il pubblico impiego la riforma delle pensioni che prevede l’uscita a “quota 100” e che rischia non solo di falcidiare i servizi ai cittadini, ma anche di posticipare fino ad 8 anni la liquidazione ai lavoratori che vorranno andarsene in pensione.

“Come CGIL – dichiara Giulia Miglioranza, Segretaria Generale FP CGIL Vicenza – abbiamo sempre chiesto una radicale riforma della Legge Fornero ma allo stesso modo abbiamo rivendicato un chiaro piano di assunzioni che sostituisse le eventuali uscite e andasse a rafforzare i servizi in sofferenza”.

Secondo i dati, ci troviamo invece di fronte ad un quadro di possibili uscite che non farà altro che mettere ulteriormente in ginocchio i servizi, in assenza di una tempestiva ed efficace
programmazione. Il rischio è che le procedure per lo svolgimento dei concorsi non consentano di assumere il personale in tempo utile per gestire le uscite e per fornire il necessario affiancamento dei neo-assunti al fine di garantire la continuità dei servizi.

Risulta evidente l’emergenza che da tempo denunciamo in sanità. Secondo l’elaborazione FP CGIL Veneto su dati del conto annuale, emerge che in provincia di Vicenza è prevista l’uscita di circa 320 lavoratori e lavoratrici del comparto (sanitari, tecnici e amministrativi) e di ben 260 medici. Una vera e propria emorragia, che aggrava le già difficili condizioni di lavoro nella sanità, dove gli operatori sono allo stremo e i carichi di lavoro sono sempre più pesanti.
Per quanto riguarda gli Enti Locali, emerge un quadro che non è in alcun modo sostenibile senza un intervento immediato, vista l’ipotesi di fuoriuscita nella nostra provincia di circa 370 persone, corrispondenti a quasi l’8% del personale del settore.

A fronte di queste stime, temiamo seriamente che l’uscita di una parte consistente del personale possa essere utilizzata per ridurre ulteriormente il perimetro dei servizi pubblici alla persona, attraverso il loro affidamento a soggetti privati, fenomeno che peraltro si sta ormai verificando da anni a causa dello storico blocco delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione.

Quota 100 impatterà negativamente non solo sui servizi, ma anche sulle liquidazioni dei lavoratori che vorranno utilizzare questa misura per lasciare il lavoro, visto che il trattamento di fine rapporto verrà corrisposto “al momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione”. In pratica per alcuni dei lavoratori interessati dal provvedimento c’è il rischio concreto che aspettino anche fino a 8 anni per avere ciò che gli spetta, la loro liquidazione.

C’è poi confusione sull’intervento delle banche per l’erogazione anticipata del TFS tramite finanziamento e per il pagamento dei relativi interessi. Dovevano cambiare la Fornero e dovevano valorizzare il lavoro pubblico e invece, senza ascoltare chi quei lavoratori rappresenta, hanno ancora una volta creato disparità di trattamento.