Per Variati un altro segno dei tempi: l’amico Toniolo “boccia” Mantovani, candidato “forzista” stimato dal sindaco uscente, e appoggia Rucco, “l’avversario” di Dalla Rosa

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Solo qualche anno fa l’allenza di Costantino Toniolo con Achille Variati, sotto la regia attenta dell’invisibile Maurizio Franzina, issò l’attuale sindaco uscente di Vicenza alla presidenza della provincia, che poi significò anche presidenza dell’Upi e l’ingresso nel cda della cassa Depositi e Prestiti in quota dell’Unione delle province italiane, e “valse” addirittura un quarto dei consiglieri al minuscolo NCD di Alfano in cui era confluito proprio Toniolo a danno di Forza Italia che si accontentò di Dino Secco come capo di gabinetto e zero poltrone in consiglio e di FdI An che, pure, era reduce da un buon successo elettorale.

Toniolo, Variati e FranzinaDopo quella più che santa (da ex dc) “profana” alleanza Toniolo divenne, su “scambievole” designazione di Variati, vice presidente di A4 Holding, prefigurando quel Partito della nazione di cui allora di favoleggiava e a cui si avvicinò anche Flavio Tosi, altro amico di Achille, ora in scivolata politica anche se è tra i fondatori di Noi con l’Italia.

Da quel 2014 tante cose sono successe e un’altra è avvenuta oggi a evidenziare plasticamente come intorno al Variati calante non ci siano più solo sudditi in ginocchio: il coordinatore provinciale di Noi con l’Italia, la nuova vecchia veste indossata da Toniolo, ha bocciato Fabio Mantovani, il candidato pseudo unitario con FI e Lega (ma stimato, molto, dal sindaco uscente, che lo nominò con tanto di adesione al suo programma di centro sinistra nel cda di Ipab Vicenza), ha contestualmente riabbracciato Fratelli d’Italia e, infine, con la Lega a fare da motore ha trasformato il sia pur promettente veliero di Francesco Rucco, candidato di Berlato & c., in un caccia torpediniere che, “Dio non voglia” prega ora Otello Dalla Rosa, diventerebbe una corazzata se anche Forza Italia dovesse prendere atto dei suoi errori e convergere su di lui…

Ma questo è difficile che avvenga perchè (noi siamo tra quei “malvagi” che lo pensano e temono) la candidatura Mantovani, indicata a Silvio Berlusconi da Piero Zanettin portavoce della rediviva Lia Sartori, nacque quando il vecchio sistema (vi ricordate Achillia?) vedeva nella discontinuità accennata da Dalla Rosa la catarsi da evitare a tutti i costi per cui l’ex presidente dell’Ordine degli Avvocati era l’avversario da contrapporgli, ovviamente lavorando, per e su di lui, in un modo ben diverso da quello che abbiamo visto.

Ma la “costruzione” del “buon” Mantovani come avversario vero, sia pure da piano B, non è mai partita perché è avvenuto rapidamente tutto il resto, che sapete e che, se lo leggete come noi e come tanti altri veramente di centro sinistra, vi preoccupa.

Intorno al vincitore delle primarie sulle ali della discontinuità, a sinistra però, il manager, un po’ privato, col gruppo Ferretto, un po’ pubblico, con l’Aim a trazione Variati, è stato rapidamente schierato un tris, di controllori, non da poco composto da Formisano, Possamai e Bulgarini, il pupillo di Achille, tutti di certo non “discontinui” col re che vorrebbe non abdicare ma governare per interposta persona dopo il primo tentativo fallito, come… la BPVi, di Jacopo.

Tutto questo lo sa di certo Otello Dalla Rosa anche se non condivide la nostra analisi, che pure gli abbiamo fatto di persona, senza riceverne commenti.

Ma se ora Rucco, sulla carta per carità, ha dalla sua chi percentualmente e storicamente a Vicenza conta di più (Lega e centro destra anche se rimanesse, come rimarrà secondo noi, orfano di una calante Forza Italia) e può esibire la sua discontinutà storica, a destra, col sistema che ha imperversato a Vicenza negli ultimi 10 anni, Dalla Rosa dovrà dimostrare di saper recuperare il gap numerico che ora separa la sua coalizione da quella “del” candidato di centro destra.

Per far questo a sinistra (per carità, centro sinistra) deve convincere tanti, che pure potrebbero non bastargli a vincere, vista anche la sicura erosione in quell’area dei pentastellati.

Deve convincerli di cosa? Di essere stato lui a “ingaggiare” il tris solo per vincere per poi sfilare le spade ai tre moschettieri.

Che, però, noi non capiamo, se questo fosse il disegno, perchè non ci mettereanno il nome, e la faccia, sulle schede elettorali.

Ma se Formisano, Possamai e Bulgarini non porteranno voti con l’impegno reale e diretto e non solo con quello indiretto e parolaio (del tipo che se si vince tutti monteranno sul carro del vincitore, se si perde la colpa sarà solo sua), a cosa servono costoro a Otello Dalla Rosa se non a far apparire già vecchia la sua proposta che, solo pochi mesi fa, alle primarie, (ci) affascinava perchè rinnovatrice rispetto a un passato in cui “se Variati meritava 8 in gestione amministrativa, il 6 meno era il voto che gli competeva per visione e modernità poltica”?

Chi disse questo del re che non sa smettere? Otello Dalla Rosa. E chi ora intorno a sé ha i suoi centurioni: Otello Dalla Rosa.

Se saranno guardie del corpo o carcerieri lui solo ce lo potrà dire, ma gli elettori dovranno deciderlo il 10 giugno sulla fiducia e non sui fatti.

Quelli arriverebbero solo dopo il voto.