La Tuscia romana con Civita di Bagnoregio, “Il paese che muore”, e Celleno, “Il borgo fantasma”

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Civita di Bagnoregio (VT), foto Simona Servillo
Civita di Bagnoregio (VT), foto Simona Servillo

Non tutti i mali vengono per nuocere” recita il proverbio e, infatti, per circa due anni la terribile pandemia ha ridotto notevolmente il volume d’affari legato ai viaggi all’estero per gli italiani, i quali hanno ripiegato verso mete regionali, fintanto che gli spostamenti interregionali erano vietati dalla palette cromatica, ma, appena hanno potuto, è partita la scoperta di tutti quei borghi storici che l’Italia può vantare in virtù della sua storia. E così anche noi, da due anni a questa parte, abbiamo deciso di intraprendere un viaggio alla scoperta di noi stessi, della nostra storia, della nostra cultura “sacra e secolare”, della nostra tradizione enogastronomica, scoprendo alcune delle bellissime Perle d’Italia che costellano il nostro Bel Paese, a partire dalla Tuscia con Civita di Bagnoregio e Celleno.

Abbiamo deciso, dunque, di cominciare dal centro dell’Italia, dalla Tuscia romana, corrispondente a quella zona situata nella provincia di Viterbo che, all’interno della macroarea dell’Etruria, si distingue dalla Tuscia ducale, grossomodo corrispondente all’Umbria e dalla Tuscia longobarda, vagamente sovrapposta all’attuale Toscana.

Civita di Bagnoregio (VT), “Il paese che muore”

Civita di Bagnoregio foto Simona Servillo
Civita di Bagnoregio foto Simona Servillo

La prima “perla” da scoprire in questa bellissima zona piena di vigneti e ulivi è sicuramente Civita di Bagnoregio, situata a circa 30 km a nord di Viterbo: una vera perla naturalistica, architettonica e storica, non a caso set cinematografico di diversi film di successo. Si tratta di un borgo quasi disabitato, infatti Civita conta solo undici abitanti attualmente e oltre ad essere classificato tra i borghi più belli d’Italia, è stato definito “Il paese che muore”, anche se, in realtà, pullula di turisti che arrivano da tutto il mondo per visitare questa incredibile cittadina arroccata sul monte.

A ben vedere, Civita è solo una frazione di Bagnoregio, il paese natale del filosofo platonico e teologo francescano del 1200 San Bonaventura, amico dell’altro noto filosofo e teologo del suo tempo, San Tommaso d’Aquino, sebbene quest’ultimo fosse di vedute diverse, dal momento che era domenicano e aristotelico, un vero concorrente nelle dispute tra colossi del pensiero di quel tempo!

A Civita si accede per mezzo di un ponte pedonale in cemento armato, costruito nel 1965

Vicolo a Civita di Bagnoregio, ph. Simona Servillo
Vicolo a Civita di Bagnoregio, ph. Simona Servillo

perché il passaggio precedente risulta franato. Spesso il ponte è sferzato dal vento, considerato che il borghetto si trova nel mezzo di una vallata di formazioni argillose e tufacee, peraltro davvero spettacolari, soggette ad erosione e frane, detta, appunto “Valle dei calanchi”.

Tutta la cittadina è di epoca etrusca, infatti si possono visitare le caratteristiche grotte che fungevano da abitazioni, insieme a rupi che oggi custodiscono preziose necropoli risalenti proprio all’età etrusca. Il resto del borghetto è disseminato da vicoli e abitazioni di periodo medievale e rinascimentale, mentre nella piazza centrale, Piazza San Donato, si affacciano, come in ogni paese italiano, palazzi del potere e strutture religiose. Accanto al Palazzo Alemanni, infatti, si trova la Chiesa di San Donato e la casa di San Bonaventura, che merita una visita, ma dopo ci si può anche fermare per un bicchiere di vino, magari anche un Colli Etruschi Viterbesi o Tuscia DOC nel caratteristico winebar in piazzetta e poi si riparte!

Celleno (VT), “Il borgo fantasma”

Celleno, Il borgo fantasma, foto Simona Servillo
Celleno, Il borgo fantasma, foto Simona Servillo

La seconda tappa da non perdere assolutamente nella Tuscia romana è il borgo di Celleno, detto anche “Il borgo fantasma”, che si trova una decina di km a sud di Bagnoregio. Ciò che desta particolare interesse artistico è il Castello di Celleno, un castello fortificato, delimitato da un lato dalla porta di accesso e dall’altro da un pendio naturale completamente disabitato.

In seguito ad un terremoto che ebbe proprio a Celleno il suo epicentro nel 1931, l’insediamento originario si è andato progressivamente sgretolando, anche a causa della formazione tufacea dei suoi terreni, per cui è stato definitivamente abbandonato sin dagli anni ‘50 del 1900, diventando meta turistica, anche se un po’ oscurata dalla bellezza di Civita.

Celleno, foto Simona Servillo
Celleno, foto Simona Servillo

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