Permessi di soggiorno umanitari, Zanettin (FI): terrorista aggredisce militare

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Pierantonio Zanettin in un suo intervento alla Camera
Pierantonio Zanettin in un suo intervento alla Camera
Pierantonio Zanettin in uno dei suoi interventi recenti alla Camera dei deputati

Di seguito la nota su un’interpellanza indirizzata al ministro dell’Interno e presentata questa mattina dal deputato FI Pierantonio Zanettin

Quali iniziative intenda assumere per garantire un controllo più accurato nel rilascio di permessi di soggiorno a scopo umanitario a soggetti oggetto di informative che ipotizzano simpatie per il radicalismo islamico o organizzazioni terroristiche. L’interpellanza fa riferimento, più nel dettaglio, alla vicenda relativa a Fathe Mohamed, il terrorista di origine yemenita protagonista di una aggressione ad un militare, alla stazione centrale di Milano, martedì mattina, dopo l’espulsione dalla Germania, il 12 luglio scorso, su un volo Monaco di Baviera-Malpensa.

Zanettin chiede a tal proposito al ministro Lamorgese conferma della veridicità di quanto riportato oggi dal Corriere della Sera a proposito del fatto che Fathe Mohamed non solo ha vissuto in Italia da incensurato, ma – si legge nell’interpellanza – addirittura ha ottenuto il 23 agosto dalla Questura di Mantova un permesso temporaneo di soggiorno per motivi umanitari, nonostante la stessa Questura avesse ricevuto l’8 agosto, due settimane prima, una nota riservata del ministero dell’Interno che iniziava così: ‘Le autorità tedesche hanno comunicato che il cittadino yemenita in oggetto sarebbe stato indicato come persona con simpatie per lo Stato Islamico ed ha partecipato di persona a scontri in Yemen’.

L’interpellanza ricorda ancora che lo stesso organo di informazione rende noto che Fathe Mohamed in precedenza sarebbe arrivato nel nostro Paese dalla Libia con un volo militare, dopo essere stato inserito da una Ong in un elenco di migranti beneficiari di un corridoio umanitario. Una volta arrivato a Roma, lo yemenita si è poi trasferito a Bergamo e quindi in Germania. La procedura prevedeva l’inserimento dell’alert da parte della Direzione centrale della Polizia di Prevenzione nella banca dati delle forze dell’ordine. Nello Sdi pare tuttavia non esserci traccia di quell’allerta.

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