Il Corriere del Veneto, giovedì 17 c.m., ci racconta (conferma?) che l’operazione svolta con dinamicità dal presidente Lorenzo Cagnoni, di IEG, non di RiminiFiera/Fiera di Vicenza, ha previsto l’allontanamento dell’ex Dg Corrado Facco, il ridimensionamento del vice presidente Matteo Marzotto, anzi la sottolineatura che il vice la delega per la Borsa non l’ha mai avuta, e che saranno fatti importanti investimenti a Vicenza per la IEG. Chiaro: i vicentini rimangono al palo.
Ovverossia sono ricondotti alla loro reale dimensione di soci di strettissima minoranza. Mi pare di ricordare, contro ogni autentica notizia proveniente da Rimini, che i nostri (si fa per dire) rappresentanti in seno al CdA della IEG temevano che Cagnoni puntasse a Bologna, cosa questa sempre smentita dall’interessato. Tanto è vero che il suo obbiettivo oggi è rivolto a Verona. Il presidente Cagnoni punta al nord e in questa logica esiste l’assorbimento di Vicenza e un domani l’accordo con Verona. Sempre Il Corriere del Veneto riporta una frase di Achille Variati, un capolavoro di rovesciamento delle situazioni. Il sindaco/presidente provinciale, titolare ancora per qualche giorno dei due terzi del 19% della quota vicentina, risponde a Federico Nicoletti (“E Facco che dice che i vicentini dovevano tener conto dei contraccolpi sulle fiere orafe dal riassetto?“) così: “Anche lui forse qualche autocritica la dovrebbe fare“.
Da questa battuta presumo che le fiere orafe post cessione della Fiera di Vicenza non hanno avuto tutto il successo decantato. E presumo ancora che, dopo l’applauso iniziale della amministrazione vicentina, e l’auto compiacimento del duo al comando (Marzotto/Facco), qualche stridore ci sia stato e abbia generato l’operazione Cagnoni con relativo defenestramento dei vicentini. Senza che, sparato qualche modesto petardo, il sindaco/presidente provinciale sentisse la necessità di esprimere forti e vibrate proteste. Non proprio.
Per “delicatezza” verso il palato dei vicentini, popolo, non riporto le frasi, indirizzate all’ex DG Facco (chiamato “quel signore lì“, ndr), pronunciate dal nuovo AD, nonché Dg, Ugo Ravanelli (nemmeno tanto nuovo visto che dirigeva la Fiera di Rimini ancor prima che giungessero i vicentini).
Leggo anche quanto riporta, in pari data, Il Giornale di Vicenza tralasciando tutto quello che riguarda il piano di investimenti di IEG. Si legge che in varie fasi l’investimento sarà di 60 milioni di euro circa. Solo per la prima fase di circa 35 milioni per l’abbattimento della “chiocciola” e il suo rifacimento con uno stile più moderno: “… Gli investimenti deliberati per sostituire la chiocciola con un nuovo padiglione non sono stati decisi per fare un piacere ai soci vicentini ma per migliorare i bilanci futuri della società. Ovvio ad avere l’ultima parola sarà sempre il socio di maggioranza e il potere decisionale dei vicentini è ridotto al 18%, per ora (leggasi 19%, ndr). Ma senza Rimini è difficile pensare che Vicenza avrebbe trovato i 35 milioni necessari per abbattere la chiocciola. Idee che sostenute fin dall’inizio da Marzotto. Che ora si sente di troppo.“.
L’articolo è firmato con la sigla MA. SM. che presumo sia quella di Marino Smiderle, un giornalista che il suo mestiere lo sa fare. Accanto ai 35 milioni che Vicenza non troverebbe, mi pare di ricordare che vi erano alcune altre decine di milioni di un qualche debito. Tra questi e i 35 milioni per la chiocciola era normale che qualcuno finisse per sentirsi male. Nell’ottobre del 2016 scrivevo che in luglio “… i Consigli di Amministrazione della Fiera di Vicenza e di Rimini hanno approvato l’operazione di fusione tra le due società. Lo posta, sul sito, l’Ente Fiera vicentina che poi annota: “Gli accordi raggiunti prevedono la conferma di Lorenzo Cagnoni come Presidente e AD (in concreto colui che veramente gestisce il tutto) e l’ingresso di due membri espressi da Fiera di Vicenza in consiglio. Uno di questi sarà Matteo Marzotto che assumerà il ruolo di Vice Presidente. ‘Il passaggio di oggi – dice il Presidente di Rimini Fiera, Lorenzo Cagnoni – è particolarmente importante perché sono stati definiti i punti salienti dell’accordo, aprendo così la strada al primo esempio di integrazione nel sistema fieristico italiano’.’Sono particolarmente soddisfatto’ – dichiara il Presidente di Fiera di Vicenza, Matteo Marzotto – del risultato raggiunto, frutto di un grande lavoro di squadra, che dà il via ad un processo di fusione tra due grandi player di settore, che con questa operazione, cambieranno i paradigmi del sistema fieristico italiano, valorizzando un progetto industriale di grande levatura.“.
Leggo anche l’articolo di Giovanni Coviello, direttore di VicenzaPiù e mi soffermo su due capoversi. Il primo dedicato agli interessi di Vicenza dove viene detta una semplice, e quasi ovvia, verità: “per quante acquisizioni si faranno in futuro il controllo sarà sempre di chi detiene il 51% e non di chi si è affidato a personaggi che, senza lo scudo benevolente e spesso cieco degli sponsor locali, si sono ora ridotti a fare le comparse umiliate e offese… Se, quindi, converrà ancora fare Fiera a Vicenza non lo decideranno le sempre più decrescenti quote societarie, se rimarranno qui ad ammuffire, ma solo il ritorno degli investimenti, quindi la vitalità delle aziende locali.“.
Il secondo che conclude con una “lezione” che i candidati sindaci dovrebbero far propria: “I nuovi nostri amministratori non ripetano con l’ultima grande azienda di interesse pubblico rimastaci, a parte la poco ‘prospettica’ SVT, gli errori commessi con la Fiera“. Ovvero non brucino anche le AIM.
Mi pare un consiglio importante e da tenere a mente. Niente vieta di fare alleanze e altro ancora, ma bisogna farlo senza rinunciare a un effettivo controllo. Traggo una mia valutazione da tutto questo e da quanto ho scritto per il passato e quanto hanno detto e scritto autorevoli personalità vicentine. Quello della Fiera è stato un amaro pessimo regalo fatto non solo ai cittadini di Vicenza ma a tutta la sua provincia. Un regalo avvolto in carta dorata, ma in realtà una sconfitta pesante impostata, forse per troppa fretta e con qualche ingenuità di troppo, da quanti avevano il potere di decidere in merito. Il sindaco Variati insiste nel dire che Vicenza è più ricca oggi di dieci anni fa. Personalmente non mi pare proprio che sia così. Abbiamo perso il tesoretti dell’autostrada e le nostre strade sono mal conciate e peggio ancora i marciapiedi. Abbiamo perso la nostra banca, e pur essendoci chi sostiene che è “stata salvata”, la Banca Popolare di Vicenza non c’è più e non ci sono più miliardi di depositi fatti da tantissimi vicentini. Ora sappiamo anche che la Fiera non è più nostra, che con il 19% di IEG non contiamo proprio nulla. Abbiamo davanti una stagione difficile piena di incognite. Progetti avviati, vedi il trasferimento di alcuni uffici, che creano solo disagi e altre pesanti incognite. Il degrado dell’ambiente è più che evidente. La sicurezza, anzi l’insicurezza non è una sensazione, è, purtroppo, una realtà. La prostituzione dilaga, lo spaccio si insinua anche nei luoghi dedicati ai giovani. Si potrebbe continuare su questo binario ma mi limito a sperare che vi sia una netta discontinuità con i dieci anni di Variati e che i futuri amministratori abbiano a cuore Vicenza e i vicentini.