Peter Handke, giusto il Nobel al “filo serbo”. Lo darei anche al filo fascista Esra Pound, conta il “valore” letterario: parola di comunista

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Peter Handke, il Nobel in passato ai funerali di Milosevic
Peter Handke, il Nobel in passato ai funerali di Milosevic

Non so a chi può interessare, ma io sono molto soddisfatto per il Nobel della letteratura assegnato a Peter Handke. Lo sono perché Handke ha scritto pagine memorabili. Lo sono anche perché non è uno scrittore di quelli “in mostra” e neppure un “personaggio di successo” alla Bob Dylan.

Adesso molti personaggi (così tanti da sembrare tutti o quasi) si mostrano indignati e si scatenano contro questa assegnazione (e contro lo scrittore austriaco) per la posizione che Handke prese a favore della Serbia durante la guerra dei balcani (e anche prima) e per il fatto che fu presente al funerale di Milosevic (vedi foto).

A prescindere dal fatto che i bombardamenti sulla Serbia li fece la Nato (con la nostra partecipazione), che quanto successo nei balcani non è (usando un eufemismo) “chiarissimo” né “lineare”, che la dissoluzione della Jugoslavia fu incentivata e finanziata dalle “civiltà occidentali”, che anche il popolo serbo ha subito discriminazioni e massacri e che, fosse solo per la sua presa di posizione di dissenso dall’opinione comune occidentale (o da quel pensiero unico attinente al “realismo capitalista” ormai pervasivo di tutto e di più) che mi rende Handke degno di attenzione, la questione relativa all’assegnazione del Nobel non è se Handke sia o meno “connivente con il regime di Milosevic” o “simpatizzante dei serbi”, ma se Handke abbia fatto qualcosa di notevole per la Letteratura.

Dico, a scanso di equivoci e per fare qualche esempio, che ritengo una cosa sbagliata che non sia stato assegnato il nobel a un poeta come Ezra Pound. Lo dico perché Pound fu un grande poeta nonostante la sua affinità al fascismo. Così come mi sembrano gravi mancanze non aver assegnato il Nobel a un gigante della letteratura quale fu Jorge Luis Borges (si leggano i suoi racconti) e a James Joyce che ha stravolto i canoni della forma romanzo in qualcosa di diverso e di più libero. E, aggiungo, che mi sembra sia  stravagante aver assegnato più di un nobel a scrittori e poeti, non certo all’altezza, per il solo fatto di essere dei dissidenti di questo o quel regime o persone celebri e osannate.

Bob Dylan a mio avviso è uno di questi … i suoi testi, specialmente quelli meno “antichi”, mi sembrano abbastanza insignificanti e la sua più grande vicinanza alla grande letteratura risiede soprattutto in quel cognome fittizio che si è scelto prendendolo dal nome di un grande poeta inglese, quel Dylan Thomas, lui si degno di un nobel pur se alcolista. E anche sul Nobel a Dario Fo ho molte perplessità, nonostante sia politicamente a me affine.

Il punto è di decidere se quello che ha scritto Peter Handke è qualcosa di notevole, profondo, degno del Nobel. Io penso di si. Si legga il suo breve romanzo “Infelicità senza desideri“. Basterebbero quelle poche pagine a confermare la grandezza di Handke come scrittore e la giustezza della scelta dell’Accademia svedese.

Giudicare la letteratura con i parametri di quello che si crede “il politicamente corretto” ritengo sia una cosa sbagliata, ingiusta e, come dire … puerile.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.