La petizione si chiama «No alla secessione dei ricchi» – è scritto in un comunicato diffuso da Indipendenza Veneta Vicenza Città – ed ha già raccolto oltre 8.500 firme. E? stata lanciata su Change.org da Gianfranco Viesti, docente di Economia all?Università di Bari e firmata da accademici ed intellettuali e, tra le altre cose, afferma testualmente: ??dal Veneto una richiesta che non è estremo definire ?eversiva, secessionista?.
Ancora una volta la realtà supera la fantasia: addirittura dei docenti universitari scambiamo l?autonomia, prevista dalla Costituzione italiana, con la secessione. Come se un dottore operasse una gamba scambiandola per un braccio.
Chiediamo allora ai sottoscrittori: qual è il vero problema? Non conoscete la differenza tra secessione ed autonomia?
Ricordiamo che 2.328.049 di veneti il 22 ottobre 2017 sono andati a votare per un referendum utilizzando schede, seggi, timbri e spoglio istituzionali, quindi regolari, come per qualsiasi altra consultazione elettorale. Con un esito plebiscitario il 98,1% dei votanti ha ribadito un chiarissimo ?SI? all?autonomia della propria Regione. Così, dopo il voto, è stato avviato il percorso legale previsto dalla Costituzione per il raggiungimento dell?autonomia.
Il percorso è molto chiaro: il Popolo Veneto ha votato ed ora lo Stato deve rispondere in tempi certi, come previsto dalla Costituzione.
Noi sostenitori di Indipendenza Veneta da tempo sosteniamo: ?magari si trattasse di secessione, di indipendenza, e non di sola autonomia!?. E ribadiamo da sempre che anche la ?temuta? secessione è assolutamente legale.
In base al diritto internazionale, infatti, l’autodeterminazione dei Popoli è un principio riconosciuto e rispettato dalla generalità degli Stati, come previsto dalla Carta dell?Onu artt. 1 e 55. Il principio è stato poi ribadito in diverse sedi internazionali: Le Risoluzioni dell?Assemblea Generale ONU n. 1514 (XV) del 14.12.1960 e n. 2625 (XXV) del 24.10.1970, la Conferenza di Helsinki del 1.8.1975, la Dichiarazione di Algeri del 1-4.7.1976, il Patto internazionale dei diritti civili e politici di New York del 16.12.1966, ratificato con Legge Italiana n. 881 del 25.10.1977, (che recita testualmente ?Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale?.In nessun caso un popolo può essere privato dei propri mezzi di sussistenza. Gli Stati parti del presente Patto (quindi anche l?Italia),?, debbono promuovere l?attuazione del diritto di autodeterminazione dei popoli e rispettare tale diritto, in conformità alle disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite?).
La stessa Costituzione italiana riconosce e recepisce il diritto internazionale all?art. 10: ?L?ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme di diritto internazionale??.
(Per maggiori informazioni: www.indipendenzaveneta.com/autodeterminazione).
Appare strano allora che gli accademici promotori e firmatari della petizione, nel definire ?eversiva, secessionista? la richiesta formulata dalla Regione Veneto, non conoscano questi trattati universali recepiti dalla legge italiana e non riescano a comprendere la differenza tecnica tra i concetti di secessione ed autonomia.
Ci si chiede allora: si tratta forse di altro? Hanno forse questi difensori di questo Stato altre proposte per superare gli attuali assetti amministrativi che hanno portato l?Italia nelle misere condizioni in cui si trova? O credono ancora nelle riforme, nell?uomo forte o nell?attuale classe dirigente? In tal caso meglio puntare sulla fortuna.
Ebbene chi, come in Veneto, cerca e vuole fortemente l?autonomia e, a maggior ragione, chi è indipendentista ritiene, in primis, che il principale ?male italiano? sia la presenza di uno Stato troppo forte, burocratizzato, asfittico, con una forma di governo sempre più centralista.
Come è noto gli Stati al mondo dove i cittadini (non i politici o i gruppi di potere) vivono meglio sono quelli di minori dimensioni, tra i 5 e i 10 milioni di abitanti, o comunque con forme di stato federali, perché hanno dimostrato di saper meglio gestire le risorse pubbliche.
Quando le risorse vengono amministrate da enti più vicini al territorio ed alla gente, inevitabilmente si riduce lo spreco, la corruzione e la burocratizzazione. Aumenta la responsabilità nella gestione spesa, la capacità di dare rapide risposte ai cittadini e la velocità di prendere atto dei problemi da affrontare e trovare soluzioni; in sostanza il controllo dei cittadini migliora l?efficienza della pubblica amministrazione.
La stessa Germania ad esempio, paese leader in Europa, è uno stato federale dove ogni Land è fortemente autonomo.
Perché allora non imparare da quelli che stanno meglio? Perché non dare ai cittadini l?opportunità di liberarsi dal mal governo centralista?
Crediamo fortemente che non si possa non condividere il pensiero autonomista o indipendentista. Ma allora, cos?ha motivato i firmatari della petizione? C?è forse dell?altro?
Forse per queste persone la riduzione del centralismo statale significa l?eliminazione di posizioni di rendita parassitarie? O gioca forse la paura di perdere privilegi consolidati?
Speriamo solo che tale richiesta non sia l?ennesima dimostrazione che i veneti hanno sempre e solo il dovere di produrre per contribuire al gettito e non quello di esprimersi.
Noi riteniamo che la ragione di questo manifesto sia molto chiara e semplice. Non è né giuridica né economica ma, più semplicemente, opportunistica.
Se, come avviene da decenni, non si propone una vera soluzione agli evidenti problemi italiani, significa che a prevalere è il timore che vengano a mancare le risorse che il Nord trasferisce, anno dopo anno, al Sud. Solo il Veneto (che non ha mai prodotto un centesimo dell?attuale debito pubblico italiano) negli ultimi 10 anni ha ceduto allo Stato centrale oltre 170 miliardi di residuo fiscale. Non esiste in nessun altro paese al mondo uno Stato con tale spostamento di risorse da un territorio produttore ad un territorio consumatore.
Stiamo combattendo una guerra globale fatta di problemi economici, demografici, di immigrazione, di crisi della UE, dello spostamento del baricentro geopolitico dall?occidente all?oriente, dei mutamenti climatici con le armi obsolete dell?elefantiaco stato nazionale che ancora oggi è in grado solo di drenare risorse senza produrre risposte e benessere.
Ma non ci fermeranno.
Il Veneto ha deciso di correre verso una nuova epoca: lasciatelo fare, potrebbe essere l?apripista di una nuova forma di governo favorevole al rinnovamento dell?Italia intera.