Sono preoccupanti i dati raccolti da Greenpeace Italia riguardo la contaminazione da Pfas delle acque potabili italiane: le sostanze poli e per-fluoroalchiliche sono presenti nel 79% dei campioni analizzati nell’ambito dell’indagine indipendente “Acque Senza Veleni”, effettuata tra settembre e ottobre 2024 in 235 città di tutte le Regioni e le province autonome dello Stivale.
260 i campioni analizzati, e in ogni regione almeno tre sono risultati positivi, a parte la Valle D’Aosta dove ne sono stati prelevati solo due, peraltro entrambi positivi. Oltre che in Veneto, la regione dove si trova una delle aree più contaminate d’Europa, livelli elevati si registrano in Lombardia e in numerosi comuni del Piemonte, dell’Emilia-Romagna, della Liguria, della Toscana, della Sardegna e Perugia in Umbria.
Nonostante la situazione seria, ad oggi in Italia i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche. Nel 2026 entrerà in vigore la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi, che però in base alle più recenti evidenze scientifiche sarebbero ancora inadeguati a proteggere la salute umana. Per questo numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre) e gli Stati Uniti hanno già adottato limiti più bassi.
Secondo i dati della campagna “Acqua senza veleni” di Greenpeace Italia, milioni di persone nel nostro Paese hanno ricevuto nelle loro case acqua contaminata da alcuni PFAS classificati come cancerogeni, la cui presenza è considerata inaccettabile in molte nazioni. Per esempio, confrontando i risultati con i limiti vigenti in altri Paesi, è emerso che il 41% dei campioni analizzati supera i parametri danesi e il 22% supera i valori di riferimento negli Stati Uniti.
Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, dichiara inaccettabile il fatto che il problema della contaminazione non sia considerato un’emergenza dal governo centrale del Paese, nonostante le prove sui danni alla salute causati dai Pfas: «Ancora oggi non esiste in Italia una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti».
Greenpeace Italia ha lanciato da tempo una petizione che chiede al governo italiano di mettere al bando l’uso e la produzione di tutti i PFAS, sostituendoli con alternative più sicure e già disponibili nella quasi totalità dei settori industriali. La petizione, sottoscritta da oltre 136 mila persone, non ha però ancora trovato alcun riscontro nell’azione legislativa.
Alcuni numeri del monitoraggio di Greenpeace Italia (qui il pdf con tutti i dati)
Considerando tutte e 58 le sostanze PFAS monitorate nei 260 campioni oggetto d’indagine, almeno una di queste è stata ritrovata in 206 campioni, pari al 79% rispetto al totale. Solo in 54 campioni (21%), non è stata registrata la presenza di alcun PFAS.
Al netto del numero differente di campioni analizzati per ogni Regione, è possibile avere un’indicazione della diffusione della contaminazione su scala regionale considerando il numero di campioni contaminati rispetto al totale analizzati. Le situazioni più critiche si registrano in Liguria (8 campioni contaminati su 8 analizzati), Trentino Alto Adige (4/4), Valle d’Aosta (2/2), Veneto (19/20), Emilia Romagna (18/19), Calabria (12/13), Piemonte (26/29), Sardegna (11/13), Marche (10/12) e Toscana (25/31).
Le Regioni in cui si riscontrano meno campioni contaminati sono, nell’ordine: Abruzzo (3/8), l’unica regione con meno della metà dei campioni positivi alla presenza di PFAS, seguita da Sicilia (9/17) e Puglia (7/13).
Pfas, Zanella (AVS): “In Bilancio 10 milioni per i monitoraggi, dove sono?”
Luana Zanella, Capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, ha commentato con preoccupazione i dati di Greenpeace Italia a proposito dei Pfas: “La mappa delle contaminazioni fornita dai rilievi dell’organizzazione ambientalista impone una unica via d’uscita: la messa al bando di queste sostanze che hanno già prodotto i loro micidiali effetti nei nostri territori. Una nostra proposta di legge prevede il percorso per l’abbandono totale dei Pfas: noi insistiamo per questa soluzione che è l’unica che possa salvaguardare la nostra salute e le nostre acque. Ricordo che nella ultima legge di Bilancio riuscimmo ad ottenere un fondo per il finanziamento dell’attività di monitoraggio di queste sostanze: 10 milioni per ciascun anno del triennio 2025, 2016 e 2027, un contributo piccolo ma importante perché impegna il Governo a iniziare a farsi carico di questa devastante piaga. Presenteremo una interrogazione per sapere in che modo sia programmato l’uso di questi soldi”.