Si è svolta ieri in videoconferenza, alla Commissione ecomafie della Camera dei Deputati, l’audizione sui Pfas dell’Agenzia per l’ambiente. In particolare, Arpav ha aggiornato la Commissione sull’attività di messa in sicurezza e bonifica dell’ex Miteni. L’azienda è stata acquisita da una società indiana ICII 3 (International Chemical Investors Italia 3 Holding S.r.l.) che ha acquistato brevetti e macchinari e che dovrebbe iniziare un’attività di smantellamento che purtroppo è bloccata dall’emergenza sanitaria che in questo periodo ha gravemente colpito l’India, Paese presso il quale dovranno essere reinstallati gli impianti. In questa fase delicata, definita di decommissioning (cioè disattivazione), l’Agenzia veneta è impegnata in un’intensa attività di monitoraggio e controllo ambientale che ha illustrato nel dettaglio alla Commissione.
L’intervento di bonifica, in attesa che vengano rimossi gli impianti e le attrezzature liberando l’area, in questa fase prevede la “messa in sicurezza operativa” approvata a marzo del 2020 nella Conferenza dei servizi indetta dalla Provincia di Vicenza. La proprietà ha provveduto alla presentazione delle garanzie finanziarie. Si sono susseguiti gli incontri tecnici e le prove di validazione del modello per garantire la massima sicurezza. In particolare sono state fatte prove tecniche tra cui: la valutazione del parametro dispersività del torrente Poscola, la valutazione, entro sei mesi dall’attivazione, dell’emungimento dei pozzi profondi, la valutazione dello stato di contaminazione dell’acquifero profondo e la valutazione della contaminazione rilevata da Arpav in Val di Molino (valle laterale a quella del Poscola). A febbraio di quest’anno l’azienda ha presentato il cronoprogramma definitivo dichiarando come inizio attività il mese seguente. Le attività di controllo interne ed esterne in cui è coinvolta Arpav sul sito ex Miteni di Trissino sono numerose e complesse fra cui: monitoraggio mensile di alcuni piezometri interni ed esterni al sito a monte e a valle;
verifiche periodiche sul funzionamento delle tre barriere idrauliche; predisposizione di una rete di monitoraggio delle acque di falda e superficiali a monte del sito; verifiche analitiche relative alla situazione di un pozzo oggetto in passato di rinvenimento di prodotto libero;
acquisizione di standard finalizzati alla ricerca semi quantitativa nelle acque delle sostanze rinvenute nel soil gas; acquisizione di standard finalizzati alla ricerca e alla verifica della fattibilità di messa a punto di un metodo per la determinazione, nel soil gas, di alcuni PFAS e BTF per cui attualmente non esistono metodi analitici ufficiali di riferimento; rilevazione dello stato della contaminazione nella porzione più profonda dell’acquifero; partecipazione al tavolo tecnico con Genio civile e ICI3 per valutare la componente relativa all’influenza del Torrente Poscola sul modello idrogeologico.
Oltre all’attività di monitoraggio della bonifica dell’ex Miteni ieri sono state date comunicazioni relative alle attività che Arpav sta svolgendo sul sito ex Rrimar, nonché su altri nuovi inquinanti non normati, trovati nelle acque di scarico di un’azienda farmaceutica del vicentino. Da quest’ultimo punto di vista, l’audizione ha consentito di rappresentare nuovamente alla Commissione come ARPA Veneto sia oggi l’Agenzia più avanzata nella lotta all’inquinamento da cosiddetti microinquinanti “emergenti” e “non normati”, ovvero tutte quelle sostanze, anche di recente produzione, per le quali la normativa italiana non prevede limiti allo scarico né obiettivi di qualità ambientale.
L’agenzia veneta infatti sta indagando già dall’anno scorso sugli acido carbossilici – cloro perfluoroeteri (Cl-PFPECA (n,m) – la cui presenza era stata segnalata da EPA New Jersey nelle acque a valle di impianto Solvay negli USA – nonché su molte altre sostanze fluorurate presenti nei cicli produttivi.