Pfas, avviato il cantiere della maxi condotta da 25 milioni di euro per portare acqua a Montagnana e ai Comuni dell’area berica

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progetto PFAS acquevenete corografia

È partito in questi giorni l’imponente cantiere di acquevenete per portare acqua pulita, senza PFAS, a Montagnana e ai Comuni vicentini dell’area berica. La nuova condotta Ponso-Montagnana-Pojana Maggiore è un investimento da oltre 25 milioni di euro, rientranti nel finanziamento del Ministero a disposizione del Commissario Straordinario per l’emergenza PFAS Nicola Dell’Acqua.

L’opera prevede la posa di oltre 22 chilometri di tubazioni e la realizzazione di un serbatoio di accumulo da 10.000 metri cubi a Montagnana. Permetterà di rifornire questi territori di acqua proveniente dalla fonte pedemontana di Camazzole. acquevenete ha effettuato la consegna dei lavori e le attività sono iniziate lunedì 11 maggio: si comincia con le prime operazioni relative alle procedure necessarie per la verifica ed eventuale bonifica di ordigni bellici, obbligatorie per poter poi procedere all’avvio degli scavi.

“Dobbiamo ringraziare in modo particolare la Commissione VIA per l’estrema celerità con cui i tecnici sono riusciti a esaminare il nostro progetto, sottoposto allo screening per la verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale dato che si tratta di una maxi-opera” sottolinea il presidente di acquevenete, Piergiorgio Cortelazzo.

“Anche in questo periodo di Covid-19 la Commissione del Ministero dell’Ambiente ha lavorato in teleconferenza, licenziando oltre 70 pareri su progetti infrastrutturali importanti per il Paese. Un particolare grazie all’architetto veneto Bortolo Mainardi che in poco più di un mese ha istruito e fatto approvare il parere dimostrando, oltre alla sua nota e apprezzata professionalità, di aver preso a cuore il problema. Che questo cantiere possa partire ora è una doppia buona notizia per il territorio” rimarca Cortelazzo, “perché finalmente saremo in grado di portare ai nostri utenti acqua completamente estranea alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche, e perché proprio in un momento così difficile per la nostra economia facciamo decollare un’opera da 25 milioni di euro, con evidenti ricadute positive dal punto di vista economico e occupazionale”.

Obiettivo del maxi progetto è creare una nuova tubazione per convogliare, lungo l’asse Monselice-Montagnana, l’acqua di buona qualità proveniente dalle falde pedemontane
della centrale di Carmignano di Brenta (fonte Camazzole), nel nuovo serbatoio che sarà realizzato a Montagnana. In questo modo si chiuderà la fornitura di acqua dalla centrale di Madonna di Lonigo (contaminata da PFAS) per i Comuni di Montagnana e del basso vicentino, in particolare Alonte, Asigliano, Orgiano e Pojana Maggiore (gestiti da acquevenete) e Noventa Vicentina (che ha invece come gestore Viacqua). Il tutto rientra nel disegno complessivo del Mosav, il Modello strutturale degli acquedotti del Veneto.
Il grande serbatoio di Montagnana, della capacità di 10.000 metri cubi, composto da due moduli della capacità ciascuno di 5.000 metri cubi con annessa centrale di pompaggio, diventerà una “fonte virtuale”, dove accumulare le “scorte” di acqua prelevate in orario notturno dalle altre fonti, per distribuirle agli utenti nel corso della giornata. Il progetto consente, quindi, di utilizzare al meglio la risorsa idropotabile prelevata a Camazzole, evitando di realizzare nuovi pozzi di prelievo.

Il tracciato di progetto della condotta Ponso – Montagnana è stato previsto in adiacenza a quello della futura S.R. n.10 VAR, in corrispondenza al bordo sud. Quello della condotta di collegamento al nuovo serbatoio di Montagnana si stacca invece dal tracciato della variante SR 10 e prosegue verso nord per raggiungere, dopo l’attraversamento del fiume Frassine, il comune di Pojana Maggiore lungo la provinciale SP 123 in provincia di Vicenza. Tutte le condotte saranno in ghisa sferoidale.

Nel dettaglio, l’intervento prevede un prolungamento della condotta Monselice-Ponso già esistente, realizzando il nuovo tratto Ponso-Montagnana, per una lunghezza complessiva di 9.260 metri, con una condotta adduttrice del diametro nominale di 600 millimetri. Dal serbatoio di Montagnana partirà la nuova rete di collegamento con la rete di Pojana Maggiore, sempre del diametro nominale di 600 millimetri. Un’altra connessione verrà realizzata con la condotta qui esistente proveniente dalla centrale di Madonna di Lonigo, per alimentare gli altri Comuni dell’area berica. Inoltre, si prevede la realizzazione del tratto di collegamento alla rete di Montagnana, in derivazione dalla condotta per Pojana, in corrispondenza di via Sette Albere all’incrocio con via Fossa di Buoso. Questo tratto di condotta avrà un diametro nominale di 400 mm e una lunghezza di 1.670 metri.

Infine, per il funzionamento complessivo del sistema sarà necessario costruire anche 800 metri di nuova condotta a Monselice, come tratto di collegamento con la condotta di adduzione proveniente dai pozzi di Camazzole, con la posa di tubazione in ghisa sferoidale del diametro nominale di 700 mm lungo viale Tre Venezie, via Piemonte e via Veneto.
Una volta operativo, il nuovo sistema acquedottistico consentirà anche un notevole risparmio: oggi, infatti, per poter garantire che l’acqua erogata ai Comuni della “zona rossa” sia a “PFAS Zero”, come stabilito dai limiti emanati dalla Regione Veneto, è necessario sostituire con frequenza elevata i filtri a carbone attivo installati presso l’area della centrale di Madonna di Lonigo, e questo comporta elevati costi di gestione.

Ma naturalmente il primo beneficio sarà quello di poter fornire stabilmente a tutto il territorio un’acqua pedemontana, di ottima qualità e del tutto estranea alle contaminazioni.


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