Al Parlamento Europeo è stata ufficializzata la nuova direttiva sulle acque potabili
DWD- Drinking Water Directive, che ha fissato dei limiti per le sostanze inquinanti. Il Comitato Acqua Bene Comune di Vicenza e Verona critica fortemente questa nuova direttiva, che ha già raccolto la delusione dell’assessore veneto Bottacin e dell’eurodeputata leghista Mara Bizzotto.
“Una direttiva che non soddisfa certamente i cittadini – afferma il comitato in una nota – che non riconosce l’accesso all’acqua potabile come diritto universale né soddisfa i criteri sui limiti dei prodotti perfluoroalchilici (PFAS). Il riconoscimento del diritto all’acqua potabile sancito dalla risoluzione ONU 64/92 del 28 luglio 2010 e richiesto da quasi due milioni di cittadini attraverso la Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) “Right 2water” non è stato assolutamente preso in considerazione delegando ogni Stato semplicemente ad un generico “miglioramento
all’accesso all’acqua per i gruppi emarginati” (art.4).
“L’approccio mercantile della direttiva si fa sentire dato che la principale preoccupazione è sostanzialmente la riduzione dei costi di gestione dei cosiddetti “fornitori di acqua”. Non si affronta il tema dei consumi dell’acqua che sono molto oltre il limite di rigenerazione delle falde, dei cambiamenti climatici in atto e del conseguente cambiamento del ciclo dell’acqua. La preservazione degli acquiferi e dell’ambiente è rimandata al rispetto della direttiva 2000/60 CE che da vent’anni ci chiede di migliorare lo stato delle acque superficiali e sotterranee e da sempre disattesa da tutti gli stati europei. Una direttiva, la DWD, che in sostanza andava bocciata”.
“Il Forum Italiano dei movimenti per l’Acqua pubblica congiuntamente all’European Water Movement si erano espressi per il No alla DWD con ripetuti appelli e lettere ai parlamentari italiani ed europei. Drammatica è la sottovalutazione dei prodotti chimici presenti negli scarichi
industriali che distruggono falde acquifere intere come l’inquinamento da PFAS in Veneto. La direttiva stabilisce dei limiti di 0,5 microgrammi per la somma dei PFAS e di 0,1 microgrammi per ogni singolo PFAS considerando solo 20 prodotti a catenalunga ormai in fase di dismissione produttiva e non considera i nuovi PFAS a catena corta”.
“Per noi contaminati sono valori inaccettabili per le gravissime patologie derivanti dall’assunzione di questi prodotti attraverso l’acqua e il cibo e come dimostrano gli studi recenti sugli interferenti endocrini. L’unica nota positiva è che finalmente si è deciso di normare questi prodotti come ha fatto il Veneto – prosegue ancora il comunicato del comitato -. Adesso il Governo non ha più scuse: la giustificazione era che l’Europa doveva dare delle indicazioni chiare. Ora ci sono e ci aspettiamo che si facciano limiti pari allo
“0” tecnico come richiesto al ministro Costa da due anni. Lo chiediamo in nome delle generazioni future del mondo, dei nostri figli e dell’ambiente che, ricordiamo ,è quello che ci permette di vivere”.