Pfas, CoVePA: “quantitativi preoccupanti in un pozzo vicino alla piscina comunale di Trissino attribuibili non tanto alla Miteni ma alla vecchia Rimar?”

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Il Covepa in passato si era già occupato del caso Pfas. Grazie al nostro intervento infatti le autorità regionali, assieme al concessionario, sono intervenute per modificare il tracciato della Pedemontana Veneta al fine di evitare che questo, confliggendo con il plume sotterraneo alla Miteni, la spa trissinese al centro di un caso di inquinamento da derivati del fluoro, generasse un aggravio della contaminazione già in essere. Più di recente siamo venuti in possesso di alcune informazioni che ci fanno affermare che nelle acque di un pozzo spia della Spv collocato vicino alla piscina comunale di Trissino siano stati rinvenuti Pfas in quantitativi preoccupanti.

La collocazione geografica del luogo, assieme alle modalità di deflusso delle acque in quella zona del paese, in questo caso, ci induce a pensare ad una presenza di Pfas non tanto riconducibile alla Miteni (il suo stabilimento è in zona Colombara), quanto piuttosto alle produzioni che un tempo insistevano alla vecchia Rimar nella parte alta, storica, di Trissino nei pressi della omonima villa.

In tal senso, per avere una comprensione più chiara del contesto è bene ricordare che la produzione di derivati del fluoro e o Pfas in valle dell’Agno è iniziata negli anni ?50 in località Coré in Valdagno e subito dopo in piazza Giangiorgio Trissino a Trissino dopo il 1954. Relativamente a questo secondo sito, si evidenzia che la produzione venne trasferita presso l’attuale sede in località Colombara, sempre a Trissino, in ragione del gravissimo carico ambientale (e non si parla di soli derivati del fluoro) generato da quest’ultima sul centro storico di Trissino già a partire dal 1964.

In relazione alla nota persistenza nella matrice ambientale dei succitati derivati del fluoro ovvero Pfas, si segnala che a valle del sito di piazza Giangiorgio Trissino, meglio noto alle cronache come Scuderie Marzotto (ALLEGATO 1) area di insediamento della Rimar produttrice del cosiddetto Acido Perfluoro Ottanoico (APO), sono presenti svariati insediamenti abitativi, i cui approvvigionamenti idrici, storicamente, sono stati garantiti da pozzi privati, tutt’oggi esistenti per uso irriguo degli orti.

In particolare dai dati Arpav (ALLEGATO 2) risulta che un pozzo della SPV collocato di fronte alla Piscina Comunale di Trissino sia contaminato da PFAS, nello specifico l’APO. Ora abbiamo verificato che a poche centinaia di metri esiste un secondo pozzo realizzato di recente su cui non risultano dati. La stranezza che un pozzo spia di SPV sia inquinato con un prodotto dismesso da almeno un decennio dalla Miteni la dice lunga sulla serietà con cui quei prodotti siano stati gestiti.

Vorremmo capire e accertare chiaramente da dove vengano. Noi siamo convinti che ci sia la concreta possibilità che questi derivino dal vecchio sito di produzione di RIMAR a Trissino. E vogiamo capire che cosa possa comportare tutto ciò in relazione al proseguo dei lavori della Pedemontana. Ad ogni buon conto cercare di attribuire le responsabilità di una eventuale contaminazione è una cosa seria che chiede approfondimenti rigorosi.

Ad ogni modo se le informazioni in nostro possesso fossero confermate, oltre al carico pesantissimo già addebitato alla Miteni, risulterebbe un’altra fattispecie ambientale preoccupante. Quella per cui in una zona diversa di Trissino, idrogeologicamente distinta da quella oggi approfondita dalla autorità penale, avremmo a che fare con una contaminazione ancora precedente, ovvero risalente agli anni ?50. Il che coinvolgerebbe soggetti fino ad oggi tenuti fuori o citati marginalmente nelle cronache sull’affaire Pfas: cioè la vecchia proprietà Rimar. Il che ci illumina sulla importanza di individuare i soggetti che si nascondono dietro il gruppo Miteni-Icig proprio al fine di identificare eventuali cointeressenze con i proprietari del sito delle vecchie scuderie. Questa a nostro giudizio dovrebbe essere una priorità della procura berica.

E diciamo di più. Alla luce di quanto sopra e in relazione delle note relative alla documentazione in nostro possesso chiediamo al Comune di Trissino e alla prefettura berica un intervento diretto o presso le autorità di competenza, affinché ai sensi della normativa vigente, sia verificato l’eventuale stato di inquinamento del centro abitato di Trissino di tutti i suoi pozzi, nonché dell’area dell’insediamento della ex Rimar dislocato appunto a suo tempo presso le Scuderie Marzotto. In questo senso metteremo a parte in maniera formale gli enti summenzionati nel volgere di brevissimo tempo.

Risulterebbe infatti, almeno da alcuni dati Arpav in nostro possesso, che in alcuni casi questi siano inquinati dall’APO. Gli edifici storici collocati nelle località di contrà Nobile (via IV Novembre) e contrà
Sant’Antonio, sono tutti o quasi tutti, dotati di pozzo privato. Si chiede pertanto di intervenire prontamente anche in ragione degli obblighi di tutela della salute pubblica in carico a chi di dovere. Vogliamo che la documentazione, gli atti e le eventuali decisioni della conferenza dei servizi presieduta dal sindaco di Trissino siano rese pubbliche.

Chiediamo la caratterizzazione del sito di Rimar alle scuderie di Trissino pure in virtù del fatto che si tratta di un inquinamento persistente da oltre sessant’anni. Anche in considerazione del fatto che da tre lustri il proprietario dell’area ha presentato un piano di lottizzazione mai eseguito. Il che è un fatto fortemente sospetto che ci induce a pensare male sulle ragioni per cui l’amministrazione di Trissino e il sindaco, come emerso di recente sui media, tengano nascoste le carte sulla situazione ambientale alla base della collina di Trissino. È indubbio che tale proprietà riconduca direttamente alla famiglia Marzotto in particolare agli eredi di Giannino Marzotto.

Matilde Cortese, Massimo M. Follesa, Elvio Gatto, Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa