Pfas, Miteni, dati, magistratura e manifestazione del 22 aprile: intervengono l’azienda, la Cgil Vicenza, l’ex senatrice Pd Laura Puppato e il M5S

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Sul caso Pfas c’è ad oggi una certezza: nulla è inequivocabilmente e “terziariamente” certo. Si fa, quindi, fatica ad orientarsi tra le varie tesi. C’è quella della Miteni, per cui lavorano oltre un centinaio di dipendenti e che si impegna da tempo nel disinquinamento dell’area ma che si sente ingiustamente indicata come la “responsabile” unica ti tutti i mali, che pare, però, non provengano, solo, dall’azienda di Trissino, quando i fattori e gli attori in gioco sono tanti. Ci sono poi le ragioni dei vari comitati, giustamente preoccupati per gli effetti negativi di quelle sostanze ma a volte in balia di esperti che si autoelidono con quelli, di orientamento opposto, dell’azienda.

Tra l’accusato principale, che, però, è oggettivamente l’unico da tempo realmente impegnato sul fronte delle analisi e dell’eliminazione o, almeno, del contenimento di quanto addebitatogli e tra gli accusatori, comitati e cittadini, c’è una variegata congerie di protagonisti a volte dotati di esperienza (la sanità nele use varie sfaccettature, l’Arpav e gli organi tecnici terzi), altre volte animati da un almeno apparente interesse pubblico ma, spesso, anche loro portati a ragionare (?) di pancia.

Riportiamo oggi, in attesa della manifestazione “civile” del 22 aprile organizzata intorno alla fabbrica, le ultime prese di posizione della Cgil di Vicenza, dell’ex senatrice Pd Laura Puppato e del M5S regionale premettendo anche e doverosamente una valutazione fatta dalla Miteni dopo che il consigliere regionale M5S Manuel Brusco aveva scatenato l’ultima bagare che ha poi dato origine anche alle note odierne (ci dispiace usare il termine bagarre ma non ne troviamo di migliori in attesa di dati complessivi e inoppugnabili) accusando la Miteni di indicare la pagliuzza e di non guardare la trave perchè l’azienda di Trissino si sarebbe concentrata nel rendere pubblici i dati sui Pfas presenti nel collettore Arica (solo l’1% proviene da Miteni) “ma non si preoccupa di far chiarezza sul materiale presente nel proprio sito produttivo“.

II consigliere Brusco – osserva l’azienda con considerazioni che sono anche utili per valutare le osservazioni successive – fa confusione tra falda e scarichi. Cita i dati dei piezometri che misurano la falda, mentre i dati comunicati sono degli scarichi cioè quanti Pfas sono entrati nell’ambiente attraverso le acque dei consorzi di bonifica nel 2017. Due cose diverse. Il dato che abbiamo comunicato sulla base delle analisi Arpav, è che nel 2017 i Pfas che entrano nell’ambiente attraverso gli scarichi industriali del territorio dell’alto vicentino sono per meno dell’1% di Miteni e cioè per il 99% di altri. Ci sembra una informazione importante, ufficiale, documentata. Una informazione sulla quale bisognerebbe quantomeno riflettere visto che le contaminazioni più elevate sono proprio in prossimità degli scarichi Arica e non dello stabilimento Miteni, secondo la mappa delle concentrazioni di Arpav“.

La CGIL di Vicenza, scrive, quindi, oggi, è intervenuta a più riprese sulla vicenda dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) che investe un vasto territorio anche della nostra provincia, e della popolazione che vi risiede, ed in particolare tutti i lavoratori della ditta Miteni, ritenuta la principale responsabile di questo inquinamento.
La CGIL ritiene che:
– siano giustificate e condivisibili le proteste dei vari comitati di cittadini allarmati e preoccupati per la salute della popolazione coinvolta e che si stanno battendo per avere risposte dalle istituzioni preposte;
– quanto prima occorre che arrivino i risultati delle indagini della magistratura per far luce sulle responsabilità di quanto avvenuto;
– che al più presto si garantisca acqua pulita a tutta la popolazione coinvolta, compresi i comuni limitrofi a quelli della “zona rossa”;
– che la Miteni la smetta di affermare che non ha responsabilità per quanto avvenuto e che invece convochi i rappresentanti sindacali dei lavoratori per presentare un piano di riconversione delle attività produttive che escluda produzione e utilizzo di sostanze nocive alla salute dei lavoratori e della popolazione;
– che è compito delle organizzazioni sindacali chiedere all’azienda ed anche alle istituzioni, Regione in primis, di tutelare i lavoratori sotto il profilo del loro futuro lavorativo e soprattutto dal punto di vista della loro salute, considerati gli elevatissimi valori di PFAS presenti nel loro siero.
Con questo spirito la CGIL di Vicenza sarà presente all’iniziativa promossa dai comitati per domenica 22 aprile. Pfas, M5S: “Disastro ambientale dà la reale portata del problema, la nostra legge sugli ecoreati permette di allungare i tempi della prescrizione”

Solo qualche giorno fa il Movimento 5 Stelle del Veneto aveva espresso preoccupazione per i tempi molto lunghi riguardanti le indagini sulla situazione dell’inquinamento da Pfas, tanto complessa quanto delicata: “Ora – dicono gli esponenti veneti del Movimento 5 Stelle – le dichiarazioni di Cappelleri ci confermano che questa vicenda è molto più pesante di quanto alcune forze politiche abbiano tentato di farci credere in questi anni”.
“Il fatto che la Procura della Repubblica di Vicenza sia orientata a indagare sul disastro ambientale – continuano i 5 Stelle – ci dà la reale portata di un problema sul quale stiamo puntando il dito da anni. Auspichiamo che le indagini si concludano rapidamente e che si possano finalmente porre alcuni punti fissi in questa vicenda, nella quale spesso vengono dimenticate le centinaia di migliaia di veneti che vivono nella zona interessata dai Pfas”.
“Quel che ci rende più orgogliosi – concludono i pentastellati veneti – è che proprio la nostra legge sugli ecoreati permette di allungare i tempi della prescrizione, quindi anche chi sui Pfas ha commesso dei reati risponderà delle proprie azioni”.

“Dopo aver brancolato nel buio per un lungo periodo – dichiara, quindi, Laura Puppato, ex senatrice Pd-, aver ridimensionato e talvolta negato il grave problema nato con il pervasivo inquinamento dei Pfas, in una vasta area del Vicentino e del Veronese (e in parte anche della provincia di Padova), finalmente oggi la Magistratura vicentina anticipa alle eroiche mamme NOPfas la volontà di aprire un fascicolo per indagare sull’operato della Miteni con la più grave accusa prevista dalla legge sugli ecoreati, il disastro ambientale. Credo di poter dire che con la legge sugli ecoreati ovvero la legge 68 del 2015, si è aperto un modus operativo per la magistratura che consente di inquadrare correttamente il problema a livello penale e soprattutto individua modalità di percorso che, nei fatti, impediscono la decadenza del reato. Viene infatti sospesa la prescrizione quando le parti individuano necessità di approfondimento, ascolto di testi, valutazione di ulteriori documenti etc… una garanzia di giustizia per coloro che stanno subendo il danno e in questo caso, peggio, lo hanno subito ignari per anni”.

E Laura Puppato, ex-senatrice PD che da tempo collabora con i comitati NO PFAS, avendo a febbraio organizzato un incontro al Ministero dell’Ambiente, aggiunge: “Un altro importante tassello per il buon fine o almeno il corretto fine di questa brutta vicenda veneta è stata certo la relazione della commissione Ecomafie che, a livello nazionale ha acceso i riflettori con una corposa relazione di oltre 240 pagine e poi è tornata sui luoghi della tragedia per raccogliere anche le novità che il corpo dei N.O.E. in particolare stava evidenziando. Due relazioni sulla vicenda che hanno fornito elementi di valutazioni suppletivi a cittadini, istituzioni, forze dell’ordine e alla stessa magistratura vicentina che ha così attivato, con un diverso piglio, le indagini – ha continuato – un’ultima fondamentale iniziativa è stata quella del commissariamento dell’area inquinata da parte del governo nazionale, valutando che l’inerzia della Regione Veneto, stante la situazione sanitaria esistente, non potesse più essere tollerata. L’intervento economico previsto di 23milioni di euro nell’immediato e di ulteriori 80milioni di euro per la nuova fonte acquedottistica dicono molto sull’impegno sviluppato nell’area da parte del Partito Democratico e del Governo”.

“Il reato di disastro ambientale – conclude Puppato . prevede fino a 15 anni di reclusione ed è sintomatico che finalmente, grazie all’enorme lavoro svolto dal Governo e dal PD, le cose si stanno muovendo nella giusta direzione. In questo momento non posso non dedicare un pensiero alle mamme del Comitato NO-PFAS, donne coraggiose che da anni combattono per i loro figli, hanno il pieno diritto di avere giustizia”.