Di seguito il comunicato stampa inviato da Miteni Spa che rivela il consumo di PFOS sulla base dei dati Istat del 2017, secondo le tabelle merceologiche di importazione raccolte da Federchimica. “Il PFOS – specifica l’azienda – è una delle sostanze citate nel rapporto di sorveglianza sanitaria diffuso ieri dalla Regione Veneto. Ricordiamo che Miteni nel 2017 ha avuto emissioni al depuratore, somma di tutti i Pfas, di 80 kg e non produce più PFOS dal 2011″. Questo il grafico e tabelle dei dati ISTAT basati sui codici merceologici di importazione si scaricano da qui. Poi c’è il notiziario dell’ Istituto superiore della sanità.
Ecco il testo della nota:
Secondo i dati ISTAT del 2017 in Italia sono state importate oltre166 tonnellate di PFOS puro e altre 94 tonnellate di miscele contenenti PFOS per un totale che supera le 255 tonnellate.
Non sono disponibili dati regionali ma i principali impieghi ancora consentiti per questo PFAS a catena lunga sono la placcatura e la cromatura, settori in cui il distretto industriale di Vicenza è uno di principali produttori al mondo.
Anche le schiume antincendio contengono importanti quantitativi di PFOS, schiume utilizzate in caso di incidente e di esercitazioni.
Fino a pochi anni fa il PFOS veniva utilizzato anche nell?industria tessile e delle pelli. Il caso più celebre è quello dello Scotchgard, prodotto di punta di 3M utilizzato nella conceria Wolverine di Rockford nel Michigan che da sola ha prodotto livelli di PFOS e PFOA nelle acque più elevati di quelli registrati nel vicentino.
Si completa così un quadro che giustifica le dimensioni dell’inquinamento ambientale del territorio che ha subito e subisce la pressione di migliaia di tonnellate di sostanze fluorurate utilizzate nelle industrie locali.
Già nel 2013 sul notiziario dell’Istituto superiore di sanità si leggeva: “L’ampia produzione di sostanze fluorurate in forma polimerica o come alcool fluorotelomerici, poliesteri o polieteri, sta determinando la progressiva formazione di una riserva ambientale, da cui possono generare quali prodotti di degradazione le sostanze perfluoroalchiliche. Queste si trasferiscono alle catene trofiche e, in ultimo, all?essere umano, soprattutto attraverso la via alimentare”. E’ incomprensibile che a fronte di questa conoscenza e delle migliaia di tonnellate di sostanze utilizzate dalle industrie del territorio in 50 anni, ancora oggi molte molecole che diventano PFAS in ambiente nemmeno vengano misurate e ci si sia concentrati solo su Miteni che queste sostanze non le ha mai nemmeno prodotte.