Sopralluogo al cantiere per la maxi condotta anti-Pfas questa mattina per la società idrica Acquevenete, costituitasi parte civile nel processo Miteni a Vicenza, alla presenza del presidente del gestore idrico, Piergiorgio Cortelazzo, del direttore generale Monica Manto, dei sindaci di Montagnana Loredana Borghesan e di Pojana Maggiore Paola Fortuna.
L’opera, inserita all’interno del MOSAV (Modello strutturale degli acquedotti del Veneto), prevede la realizzazione della nuova condotta Ponso – Montagnana – Pojana Maggiore, estesa per oltre 22 km, e del serbatoio di Montagnana, con l’obiettivo di rifornire di acqua pulita Montagnana e i Comuni vicentini dell’area berica. Permetterà infatti di chiudere la fornitura di acqua dalla centrale di Madonna di Lonigo (contaminata da Pfas) per i Comuni di Montagnana e del Basso Vicentino, in particolare Alonte, Asigliano, Orgiano e Pojana Maggiore (gestiti da acquevenete) e Noventa Vicentina (servito da Viacqua), sostituendola con l’acqua pedemontana proveniente da Camazzole, del tutto estranea e lontanissima dall’inquinamento. Un investimento da quasi 26 milioni di euro, grazie ai fondi ministeriali messi a disposizione del Commissario Straordinario per l’emergenza Pfas Nicola Dell’Acqua.
I lavori sono iniziati per le operazioni preliminari di cantiere lo scorso 14 maggio e dal 18 giugno con la consegna definitiva. Sono già state eseguite le trivellazioni per l’attraversamento di diversi corsi d’acqua, tra cui il Frassine e il Ronego a Pojana Maggiore, utilizzando la tecnologia TOC, ovvero la trivellazione orizzontale controllata, che permette la posa di tubazioni lungo un profilo trivellato e pertanto senza scavo a cielo aperto.
Sono inoltre in corso le operazioni nell’area del serbatoio di Montagnana: l’attività di bonifica bellica è stata conclusa, si stanno ora improntando gli scavi per le fondamenta del serbatoio e si sta preparando l’interramento della linea elettrica presente.
Sono partiti anche gli scavi per la posa delle nuove condotte, dal serbatoio di Montagnana verso il territorio di Borgo Veneto e verso Pojana Maggiore, interventi sempre preceduti dalle necessarie indagini archeologiche preventive man mano che lo scavo prosegue.
Come da cronoprogramma, sono al lavoro in cantiere diverse squadre operative, per la realizzazione del serbatoio e per trivellazioni e scavi a cielo aperto per la posa delle condotte: sono quindi presenti e attive in simultanea diverse aree di cantiere nel territorio interessato e a regime saranno operativi almeno sei sub cantieri.
«Si tratta di un’opera di grande importanza per il territorio, che ci permetterà di risolvere definitivamente la problematica PFAS» dichiara in una nota Piergiorgio Cortelazzo, presidente di Acquevenete. «Vorrei ringraziare il Ministero dell’Ambiente e la Regione Veneto per il sostegno a quest’opera, oltre alla commissione VIA che ha velocizzato le sue tempistiche per consentirci di non ritardare i lavori, anche durante l’emergenza Covid. Ricordo infine» conclude Cortelazzo «che anche mentre aspettiamo la conclusione del cantiere dai rubinetti dei nostri utenti esce acqua a zero Pfas, grazie a un importante lavoro di filtrazione presso la centrale di Lonigo, e con controlli continui del nostro laboratorio».
«È un’opera di grandi dimensioni, non a caso soggetta a Valutazione di Impatto Ambientale nazionale» sottolinea Monica Manto, direttore generale di acquevenete. «Il nuovo serbatoio di Montagnana è progettato secondo criteri di bioarchitettura e inserito armonicamente nell’ambiente circostante. Avrà una capacità di 10.000 metri cubi, con due moduli da 5.000 ciascuno e annessa centrale di pompaggio: diventerà una “fonte virtuale”, che permetterà di accumulare in orario notturno l’acqua proveniente dalle fonti sicure, per distribuirle agli utenti nel corso della giornata. In questo modo si ottimizzerà l’uso della risorsa prelevata a Camazzole, evitando di realizzare nuovi pozzi di prelievo. Per quanto riguarda la nuova condotta» continua Manto, «abbiamo scelto un percorso poco impattante per il territorio, in aderenza al tracciato della nuova SR 10. Dal serbatoio di Montagnana si prosegue poi verso nord per raggiungere, dopo l’attraversamento del fiume Frassine, Pojana Maggiore lungo la provinciale SP 123 in provincia di Vicenza».
Venendo al dettaglio delle condotte, che saranno tutte realizzate in ghisa sferoidale, si prevede un prolungamento della condotta Monselice-Ponso già esistente, realizzando il nuovo tratto Ponso-Montagnana, per una lunghezza complessiva di 9.260 metri, con una condotta adduttrice del diametro nominale di 600 millimetri. Dal serbatoio di Montagnana partirà la nuova rete di collegamento con la rete di Pojana Maggiore, sempre del diametro nominale di 600 millimetri. Un’altra connessione verrà realizzata con la condotta qui esistente proveniente dalla centrale di Madonna di Lonigo, per alimentare gli altri Comuni dell’area berica. Inoltre, si prevede la realizzazione del tratto di collegamento alla rete di Montagnana, in derivazione dalla condotta per Pojana, in corrispondenza di via Sette Albere all’incrocio con via Fossa di Buoso. Questo tratto di condotta avrà un diametro nominale di 400 mm e una lunghezza di 1.670 metri. Infine, per il funzionamento complessivo del sistema sarà necessario costruire anche 800 metri di nuova condotta a Monselice, come tratto di collegamento con la condotta di adduzione proveniente dai pozzi di Camazzole, con la posa di tubazione in ghisa sferoidale del diametro nominale di 700 mm lungo viale Tre Venezie, via Piemonte e via Veneto. Complessivamente, la durata prevista dei lavori è di 700 giorni.