Sono pronti a partire i test sugli utenti interessati ad effettuare il dosaggio dei PFAS, abitanti nei Comuni della Zona Arancione. Lo rende noto la Direzione Prevenzione, sicurezza alimentare, veterinaria della Regione Veneto.
“Ad oggi – si legge in una nota del dipartimento – hanno fatto richiesta 42 cittadini. Verranno convocati, per scaglioni, fra la fine di maggio e l’inizio di giugno 2023.
Attualmente, sono in corso di ultimazione gli adeguamenti dell’applicativo informatico regionale dedicato: si precisa che, contrariamente a quanto riportato in alcune comunicazioni diffuse sul territorio dalle associazioni, per accedere al dosaggio dei PFAS non è richiesta alcuna prescrizione da parte dei Medici di Medicina Generale, bensì è sufficiente contattare la centrale Screening PFAS dell’Azienda ULSS di competenza. I cittadini residenti in area arancione avranno la possibilità di iscriversi per il monitoraggio anche successivamente all’avvio dei test”.
Dalla regione viene inoltre chiarito cosa ci sia alla base della scelta di offrire il dosaggio dei PFAS in maniera attiva e gratuita ai cittadini dell’Area Rossa e non a quelli di altre aree del territorio regionale.
“L’Area Rossa – ancora la nota – è stata individuata quale area di massima esposizione sanitaria a partire dai risultati del primo studio di biomonitoraggio condotto dalla Regione del Veneto in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. I risultati di tale studio hanno consentito di individuare un gradiente nell’esposizione, partendo dai Comuni con la più significativa concentrazione di PFOA nel sangue della popolazione monitorata, ovvero i Comuni di Brendola, Lonigo e Sarego.
Per perimetrare l’area di massima esposizione sanitaria, si è proceduto, quindi, alla individuazione di tutti comuni che avevano avuto la stessa esposizione idropotabile dei Comuni di Brendola, Lonigo e Sarego, attraverso la ricostruzione della filiera acquedottistica. L’Area Arancione non è stata interessata dalla contaminazione idro-potabile attraverso la rete acquedottistica e pertanto la sua popolazione è stata esposta a un livello minore di contaminazione rispetto all’Area Rossa, come dimostrato anche dal fatto che i cittadini dei Comuni dell’attuale Area Arancione inclusi nello studio di biomonitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità avevano concentrazioni sieriche di PFAS nettamente inferiori rispetto ai residenti dei Comuni dell’Area Rossa”.
Secondo la Regione, nell’area arancione, i valori Pfas rilevati fra i cittadini sono nella media regionale: “Lo studio di biomonitoraggio umano effettuato nel 2022 su alcune coorti della popolazione di Trissino, Comune anch’esso parzialmente ricompreso nell’Area Arancione, non ha fornito evidenze di una significativa sovra-esposizione della popolazione di Trissino rispetto all’esposizione di fondo della popolazione veneta, in quanto le concentrazioni sieriche di Pfas sono risultate nettamente inferiori a quelle dei residenti dell’Area Rossa e paragonabili a quelle dei soggetti non esposti arruolati nello studio di biomonitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità.
Infine, le analisi sul profilo di salute della popolazione residente nell’area di contaminazione idro-potabile da PFAS, effettuate dal Servizio Epidemiologico Regionale nel 2018, non hanno evidenziato alcun eccesso di mortalità nell’Area Arancione rispetto al riferimento regionale”.